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Lasciamo che siano i cittadini a dare una risposta

Roberto Faenza risponde alle critiche piovute su Silvio Forever.
di Giancarlo Zappoli


martedì 15 marzo 2011 - Incontri

Per chi abbia visto Forza Italia! fa impressione il linguaggio a dir poco estremamente spregiudicato che i democristiani usano al Congresso, tra un applauso e l’altro all’onorevole Zaccagnini. Sono modi diversi di dire e di fare che un tempo sarebbero apparsi incompatibili. Oggi sono accettati e mettono in modo una sovrastruttura politica che, presumibilmente e poiché le cose non nascono a caso, corrisponde alle esigenze di una parte almeno della società italiana di oggi”
(dai memoriali di Aldo Moro prigioniero delle Brigate Rosse).

Il film meno visto di Roberto Faenza (a cui fa riferimento anche in questa intervista e che ha ‘regalato’ il primo nome al partito di Berlusconi) era, come Silvio Forever, frutto di un lavoro di ricerca e montaggio realizzato all’epoca con la collaborazione di due firme oggi tra loro ideologicamente molto distanti come Carlo Rossella e Antonio Padellaro. Aldo Moro ne era uno dei bersagli principali ma aveva saputo leggere con lucidità il messaggio che proveniva da uno dei documentari più corrosivi del cinema italiano. Chissà se accadrà lo stesso anche in questa occasione?
È vero che ci sono già dei precedenti i cui esponenti di punta sono costituiti da Quando c’era Silvio di Beppe Cremagnani ed Enrico Deaglio e da Videocracy - Basta apparire di Erik Gandini, ma chi conosce l’uomo Faenza sa che non ha nulla del barricadiero in servizio permanente effettivo e che quindi da lui ci si deve attendere qualcosa di originale e di diverso. Forse proprio per questo suo essere fuori dal coro (e sin dal suo esordio nel 1968 con il provocatoriamente profetico Escalation) subisce attacchi da destra ma anche da sinistra.
Il suo è un cinema senza trionfalismi ma anche senza pauperismi militanti (che piacciono tanto ad alcuni critici e che hanno indotto il titolare di un noto dizionario a chiedersi, recensendo Marianna Ucrìa: “Che Faenza voglia diventare lo ‘Zeffirelli della sinistra’?” ).
Il riservato torinese Faenza non ha nulla in comune con l’irruente toscano Zeffirelli. Piuttosto si può affermare che ogni suo film, anche il meno riuscito, vuole costituire un cuneo che si inserisce negli interstizi di convinzioni apparentemente granitiche per creare qualche spiraglio di apertura a letture della realtà divergenti. È quanto ci si aspetta anche da Silvio Forever. Nell’attesa dell’uscita nelle sale una prima polemica l’ha già sollevata. Gli abbiamo chiesto cosa ne pensa.

Qual è la tua posizione nei confronti delle obiezioni sollevate per giustificare la mancata messa in onda televisiva del trailer di Silvio Forever?
La mia posizione è la stessa di Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella: lasciamo che siano i cittadini a dare una risposta. E mi sembra che la risposta sia stata data in lungo e in largo soprattutto in rete. Pensa che domenica mattina [6 marzo, ndr] solo sul sito di Repubblica tv il trailer incriminato era stato cliccato da circa 120.000 persone. È anche la risposta a dei metodi censori ormai davvero fuori dal tempo e dalla realtà. Più cerchi di limitare le idee e la libertà di espressione, più queste si mettono a viaggiare liberamente innanzitutto sul web.

Tu che insegni Comunicazione non pensi che, come è accaduto già nel passato per altri film, tutto ciò finisca per rivelarsi un boomerang rivolto contro chi l'ha lanciato promuovendo il film ancor di più di quanto avesse fatto il trailer?
È quanto di fatto sta accadendo. Basta vedere che adesso il trailer viene trasmesso dai siti di mezzo mondo, dagli USA al Giappone e persino in Cina. È un fenomeno simile a quanto è accaduto ad "Anno Zero" di Michele Santoro: appena il direttore generale dell'azienda ha tentato in diretta una qualche forma di biasimo, la trasmissione gli ha immediatamente remato contro, esponendolo al pubblico ludibrio.

Sono passati 33 anni dall'involontariamente profetico (nel titolo) Forza Italia! e il nostro Paese sembra essere profondamente cambiato. Ricordando le reazioni di un tempo cosa ti aspetti questa volta?
Magari le cose fossero cambiate dai tempi di Forza Italia!. Era il 1978, il paese attraversava una crisi devastante sia economica che politica, una voragine non troppo dissimile dal vuoto odierno. Il film, non tutti lo ricordano, venne ritirato dalle sale il giorno del sequestro Moro ad opera delle Brigate Rosse. Si disse allora per rispetto a Moro, che era uno dei protagonisti della pellicola, crudele ritratto della classe politica di allora. Pochi ricordano però che quando venne ritrovato il memoriale scritto di proprio pugno dallo stesso Moro, la sua penna lasciò impressa a futura memoria la raccomandazione di vedere il film per rendersi conto delle spregiudicatezza dei politici di allora. Ecco, venendo a Silvio Forever, spero soltanto che non si ripeta la cecità di allora, che peraltro mi è costata una quindicina d'anni di esilio cinematografico. Sono certo che quelli che già criticano il film senza neppure averlo visto (sarà finito poche ore prima di venire presentato al pubblico), tra qualche anno faranno ammenda, come appunto accadde allora. In ritardo, tutti costoro si renderanno conto della correttezza e della lungimiranza di questo nostro lavoro.

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