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Pirateria 2011, la situazione è sempre la stessa

Più di un terzo degli italiani intervistati è un pirata.
di Gabriele Niola


mercoledì 19 gennaio 2011 - News

La pirateria nel corso degli ultimi due anni sostanzialmente non è cambiata. È il dato incontrovertibile presentato da IPSOS come estremo riassunto della sua ricerca sullo scenario della pirateria audio-visuale del 2011. Dunque a due anni dall'ultima ricerca effettuata dall'istituto la situazione è pressoché la medesima: il 37% del campione intervistato (2017 italiani di tutti i sessi, età, redditi e provenienze) si è dichiarato un pirata (un aumento del 5%). Si tratta, secondo quanto rilevato da IPSOS, di un pubblico che nel 70% dei casi si percepisce come criminale, cioè è conscio che ciò che fa è perseguito dall'attuale legge, una consapevolezza che è aumentata del 9% e segna il successo del lavoro fatto in questo senso dalle istituzioni preposte.
Più opachi sembrano invece i dati secondo i quali l'impatto economico della pirateria si risolverebbe in una perdita di 500 milioni di euro per l'industria dell'intrattenimento e quello che vede l'83% dei pirati dichiarare che la denuncia penale (cioè la norma ad oggi vigente ma scarsamente applicata) sarebbe un ottimo deterrente. Sono opachi nel primo caso perché si parla di ipotesi, cioè ci si basa sugli intervistati che hanno dichiarato come, qualora non fosse stato possibile scaricare quel che hanno scaricato, l'avrebbero visto al cinema, avrebbero aspettato la messa in onda televisiva, l'avrebbero noleggiato o semplicemente non avrebbero fatto nulla. Quindi una mera ipotesi, non un fatto. E opachi anche nel secondo caso perché non sembra molto affidabile chiedere ai criminali stessi come preferirebbero essere perseguiti.

Chi è e cosa sogna il pirata
Oltre a esibire i risultati IPSOS ha anche presentato uno studio che cerca di comprendere e prevenire le motivazioni che spingono alla pirateria. Ai suoi 2017 intervistati l'istituto ha chiesto le modalità e i motivi che spingono alla pirateria. Le prime hanno confermato un dominio del download e del peer to peer (distinti per motivi metodologici ma sostanzialmente accomunabili) a fronte però di una crescita della pirateria in streaming e indiretta, ovvero la condivisione, la visione comune e il prestito o scambio fisico di materiale pirata. Mentre le seconde raccontano una forte insoddisfazione verso l'offerta vigente.
Almeno nella metà dei casi infatti i pirati scaricano per ragioni economiche o per ragioni di praticità. I contenuti illegali sono infatti più pratici da ottenere (non si esce di casa, non si riconsegna e si ottiene subito, sono le ragioni principali) e non implicano lo spostamento di forti somme (alcune forme di pirateria però implicano un abbonamento mensile di poche decine di euro), motivazioni che non sono una novità ma che è rilevante sapere che costituiscono il movente principale nel 50% dei casi. Queste sono infatti anche le uniche motivazioni attenuabili da un'offerta legale seria, forte e a prezzi molto abbordabili, come fa da qualche mese iTunes anche in Italia con i film americani e come vorrebbero fare molti produttori italiani con i loro film.
Sulla stessa linea si inserisce il dato che vede la pirateria crescere al diminuire dell'età (fino almeno ai 15 anni) e al crescere della dotazione tecnologica individuale. Come già era risaputo i pirati sono prettamente giovani e con alta competenza tecnologica. La novità sta in come IPSOS abbia indagato la propensione a vedere film in 3D, il loro gradimento e il rapporto con la loro pirateria. Quel che emerge è che i film in 3D solitamente piacciono e vengono visti al cinema dal pirata medio, il quale li scarica anche ma con meno soddisfazione. Dunque l'idea che il 3D possa essere un movente in più che spinge al cinema sembrerebbe parzialmente confermato.

I repressivi cugini francesi
L'ospite speciale della conferenza è stato però Nicolas Seydoux Presidente di ALPA (Association de lutte contre la piraterie audiovisuelle), uno degli organi principali della lotta al download illegale in Francia nonché uno dei promotori della discussa (ma poi approvata) legge HADOPI. La legge, ora in funzione, è la più repressiva esistente al mondo, prevede un rigido controllo, un primo avvertimento a chi viene beccato, il quale, qualora si dimostrasse recidivo, subirebbe sanzioni penali.
Seydoux ha raccontato di come sia stato difficile mettere in piedi il sistema di controllo e repressione francese. HADOPI ha necessitato di 5 anni di gestazione, è stata bocciata costituzionalmente ed è stata ripresentata nuovamente con gli adeguamenti richiesti prima di diventare legge. Ha spiegato inoltre come si sia arrivati alla necessità di simili misure, lui in primis, dice, fu trattato male anni fa quando prefigurava gli scenari odierni. E oggi ha prefigurato scenari ancora più futuri in cui, qualora non si applicassero norme simili in tutto il mondo "la musica registrata nel 2015 fatturerà un decimo di quanto ha fatto nei primi anni del 2000".
Non lesina in termini apocalittici Seydoux che parla di fine di tutta la produzione di intrattenimento, di morte dell'arte e di totale impossibilità ad andare avanti. Comprensibile come per farsi sentire il francese si sia abituato ad esasperare i toni, tuttavia sembra difficile immaginare un futuro senza forme di intrattenimento in un'era in cui le tecnologie produttive costano sempre meno e continuamente emergono forme di distribuzione gratuite. Gli artisti emergenti e quelli più di nicchia sono i più colpiti, racconta, una verità che però omette anche il dato secondo il quale gli emergenti (sia in musica che al cinema) sono aumentati esponenzialmente negli ultimi dieci anni proprio per l'aumento di forme di veicolazione alternative.
Infine Nicolas Seydoux ci ha molto tenuto a rispondere ad una delle accuse più frequenti tra quelle mosse alla legge al momento dell'approvazione, cioè il fatto che in nessun caso lo stato monitora i contenuti scambiati dai cittadini. La realtà, spiega Seydoux, è che si monitorano unicamente i contenuti che i detentori del diritto d'autore indicano. L'esempio che ha fatto è che si controllano i download di Il gattopardo, non di una sua parodia, di una versione porno o di un film dallo stesso nome, ma di quell'opera solo. L'ente che monitora chiaramente non ha nessuna coscienza di nomi e cognomi dei pirati, tutto avviene in forma anonima. Gli indirizzi IP dei trasgressori (un'etichetta numerica che identifica l'utente in maniera incontrovertibile quando sta navigando) vengono poi passati ai provider, cioè a chi fornisce la connessione, il quale può trovare l'abbonamento corrispondente a quel numero e infine passare tutto all'ente preposto, cui spetta il compito di inviare la notifica o procedere all'emissione della sanzione.

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