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Antipirateria alla francese: la dottrina Sarkozy

Approvata dal senato francese la legge antipirateria più dura del mondo libero.
di Gabriele Niola

In Francia caccia senza tregua ai pirati. E dall'Italia arriva approvazione

lunedì 25 maggio 2009 - Focus

In Francia caccia senza tregua ai pirati. E dall'Italia arriva approvazione
Due avvertimenti e poi la disconnessione dalla rete. Il pirata francese ha poco da scherzare, d'ora in poi il governo monitora il suo traffico e se trova qualcosa di illegale prima lo avverte e poi prende il provvedimento più serio che ci possa essere. È nota ormai come "dottrina Sarkozy" la nuova legge antipirateria varata dal governo francese (ora approvata anche in senato) e non smetterà di certo di far discutere solo perchè è passata. Anzi. Ora tocca applicarla.
La particolarità del provvedimento francese, che il mondo delle major discografiche e degli studi cinematografici annunciano come l'atteso rimedio alla pirateria e il resto della rete (non necessariamente i pirati) additano come liberticida, è infatti come sembri una panacea a chi non si occupa di internet (ma siede nelle diverse stanze dei bottoni) e come invece sembri inapplicabile a chi mastica di cose della rete. La legge che dovrebbe segnare la nuova, e definitiva, strada della lotta alla pirateria rischia infatti di non funzionare per diversi problemi legati alle tecnologie in uso che non sono mai state affrontati nei dibattiti.
Eppure piace e molto, specialmente in Italia. Il nostro governo e le associazioni per la tutela del diritto d'autore del nostro paese hanno spesso speso parole d'apprezzamento per l'idea e lo spirito della dottrina Sarkozy. Ma da noi un simile tipo di provvedimento sarebbe normativamente possibile? Probabilmente si, dicono gli esperti. Anche se ci sarebbe un problemino con l'Unione Europea alla quale le pene previste in Francia non piacciono per nulla.

Perchè la dottrina Sarkozy rischia di non funzionare e di far arrabbiare l'UE
Sono moltissimi i punti dolenti della nuova legge francese. In primis il fatto che lo stato demandi ad un soggetto (pur sempre governativo) il compito di diventare gendarme. L'Hadopi (Alta autorità per la diffusione delle opere e la difesa dei diritti su internet) infatti ha il compito di monitorare e avvertire i pirati colti a scaricare file coperti da diritto d'autore e poi, in caso di continua violazione, dare inizio alla procedura di disconnessione. Questo potrebbe creare diversi cortocircuiti e lasciare margine ai ricorsi di eventuali vittime della legge.
Ancora più problemi sembra crearli proprio il fatto che la pena ultima sia la disconnessione. Più volte infatti l'Unione Europea nella persona di Viviane Reding (commissario in materia di internet e nuovi media) si è espressa per la trasformazione della connessione ad internet in "diritto fondamentale di ogni cittadino dell'unione". In questo senso non piace per nulla che il governo abbia la possibilità di non consentire ai cittadini di connettersi alla rete.
Poi esiste tutto il problema molto più tecnico della rilevazione del crimine. Uno dei punti che hanno suscitato più polemiche di tutti infatti è come la dottrina Sarkozy si proponga in sostanza di monitorare il traffico degli utenti, di "guardare" cosa stanno scaricando. Come cogliere sul fatto i pirati senza controllare i dati che tutti quanti scambiano? E anche ammettendo un simile controllo come riconoscere il materiale sottoposto a diritto d'autore?
Chiunque abbia dimestichezza con internet e gli scambi peer to peer sa bene che un file denominato "Via Col Vento (1939) V. Fleming.avi" non necessariamente contiene il film con Clark Gable e Vivien Leigh, un nome è solo un nome e lo possono modificare tutti. Occorre allora intercettare il pacchetto di dati, aprire il file e vedere cosa contiene. E come fare tutto ciò con l'immane traffico pirata? Il governo ha degli strumenti? Non è dato saperlo. E tutto questo, si chiedono i critici, non corrisponderebbe ad aprire la posta di ognuno per controllare che non ci siano messaggi sovversivi?
Come individuare poi il tipo di traffico è un altro problema. Si monitora, per esempio, il traffico P2P, ma se i pirati francesi trovassero un altro sistema questo sarebbe inutile. E se questo altro sistema fosse un proxy anonimizzatore (in sostanza un piccolo accorgimento applicabile per chiunque facilmente che rallenta di poco la navigazione ma la fa diventare anonima), o una VPN (altro sistema che stabilisce una sorta di rete privata tra utenti come accade per le LAN interne degli uffici), giusto per fare i primi e più semplici esempi, il controllo diventerebbe impossibile.
Ma non solo, rimanendo nel mondo del P2P, software come eMule potrebbero adottare sistemi di cifratura a doppia chiave (che è uno standard internazionale) i quali renderebbero di fatto impossibile per soggetti terzi leggere il contenuto dei file scambiati.
Questo solo per elencare alcune ipotesi oggi fattibili, ma sono quelle ad oggi non ancora inventate ad essere probabilmente quelle più efficaci. Ci sono milioni di teste che lavorano per piratare i film e migliaia che lavorano per fermare la pirateria. La lotta sembra impari.

La dottrina Sarkozy in Italia
Dati i molti e reiterati apprezzamenti che provengono dalle istituzioni del nostro paese ci si è chiesti se un provvedimento come quello francese possa trovare terreno fertile anche all'interno del nostro ordinamento. La risposta è affermativa.
Ci sarebbero molti piccoli aggiustamenti da fare in merito di chi controlli cosa, autorizzato da chi e secondo quale procedura ma in linea di massima l'idea di controllare cosa i cittadini scarichino e poi scollegarli dalla rete dopo alcuni avvertimenti sembra possibile anche da noi.
Ad oggi in Italia non si può procedere alla disconnessione dalla rete di un individuo accusato di pirateria senza il provvedimento di un magistrato e allo stesso modo anche i passi precedenti (l'invio degli avvertimenti) non possono essere stimolati dai soggetti lesi. Cioè non possono essere i detentori del diritto d'autore, le case di produzione o i registi a chiamare i provider come Fastweb o Telecom e chiedere la disconnessione, serve che tutto l'iter passi attraverso le forze dell'ordine.
Dunque una legge Sarkozy all'italiana prevederebbe la presenza della polizia e un intervento tempestivo, il che complica le cose per motivi giurisdizionali ma di fatto rende la possibilità concreta. In fondo decreti già approvati in passato come quello Urbani non si discostano molto, per orientamento, da quanto fatto in Francia.
È impossibile dire quindi se il governo italiano voglia applicare il modello francese, al momento non ci sono stati tentativi concreti in materia ma solo parole. Probabilmente le prime esperienze e i primi risultati (se ci saranno) ottenuti in Francia saranno decisivi nel decidere se e come procedere anche in Italia con una legge che reprima e controlli la presenza in rete dei suoi cittadini.

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