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I Buddenbrook: dalla carta allo schermo, specchio della crisi

I Buddenbrook, specchio sempre attuale della cultura e dell'identità europea.
di Pino Farinotti

Uscirà in Germania a Natale
Armin Mueller-Stahl (93 anni) 17 dicembre 1930, Tilsit (Russia) - Sagittario. Interpreta Johann nel film di Heinrich Breloer I Buddenbrooks.

lunedì 22 dicembre 2008 - Focus

Uscirà in Germania a Natale
Il giorno di Natale uscirà nelle sale tedesche I Buddenbrook, tratto dal romanzo di Thomas Mann, uno dei cardini della letteratura dell'era recente. È un evento. Non ho visto il film firmato dal regista Heinrich Breloer (fra gli interpreti Armin Mueller-Stahl, Jessica Schwarz, Iris Barden), ma quando un libro diventa film, quasi sempre è una buona notizia. Ma c'è di più, nei "Buddenbrook" si può senz'altro rintracciare un'analogia fra quella vicenda tedesca e il momento storico che vivono quasi tutte le società occidentali, legato alla crisi della finanza e dell'economia, con relativa conseguenza umana e generale derivata di riflesso.
Thomas Mann scrisse "I Buddenbrook" nel 1901. La storia di questa ricca famiglia di Lubecca che possiede una ditta di cereali, era parte della vicenda dello scrittore che durante la sua vita (1875-1955) si impegnò, sbagliò, tornò sui suoi passi e rappresentò la sua evoluzione con energia enorme, passando irrequieto da un continente e l'altro. Suo padre Johann Heinrich era senatore e titolare di una ditta di granaglie. Famiglia facoltosa dunque. Quando la società fu liquidata Thomas accusò il cambiamento di status. La parabola della ditta e della sua famiglia, aggiustata naturalmente secondo le sue intenzioni artistiche, divenne la base di quello che sarebbe stato il suo romanzo fondamentale, "I Buddenbrook", appunto. Attraverso le storie dei primogeniti di quattro generazioni, Johann, Johann-Jean junior, Thomas e Hanno, lo scrittore ripercorre la storia della famiglia dal 1835 al 1876. Decisamente cinematografico è il primo capitolo dove il patriarca Johann inaugura la nuova sontuosa sede della ditta con un pranzo che farà epoca. I vari membri della famiglia rappresentano modelli diversi, non può mancare naturalmente il Buddenbrook trasgressivo, magari debole, che morendo in un sanatorio, rappresenta l'inizio della decadenza della dinastia. La "debolezza" sarà la cifra costante, irreversibile, e in un certo senso consapevole e autodistruttiva, che favorirà l'affermazione delle classi popolari e la fine della classe borghese dei Mann-Buddenbrook, sempre più raffinata e sensibile, ma sempre più incapace di far fronte ai cambiamenti, di difendersi. L'ultimo erede Hanno, senza figli, muore di tifo estinguendo in quella metafora famiglia e società borghese tedesca. Mann nella fase giovanile aderì a movimenti nazionalistici, nel '14 si schierò a favore della guerra. Successivamente rivide, del tutto, quella posizione, diventando uno degli oppositori più appassionati del nazismo. Nel '29 gli era stato conferito il premio Nobel. Nel '33, anno dell'avvento di Hitler, trovandosi all'estero per una serie di conferenze, decise di non rientrare in patria. Passò alcuni anni in Svizzera, poi negli Stati Uniti, dove chiese e ottenne la cittadinanza americana. Visse gli ultimi anni a Zurigo.

Thomas Mann, massimo maestro
Thomas Mann è uno dei maestri massimi della letteratura europea, un autentico "legislatore", uno che ha cercato e trovato, alla stregua di autori come Kafka, Joyce, Proust e pochissimi altri. Nel 1971 Luchino Visconti ha firmato La morte a Venezia dal suo romanzo. Si tratta di un titolo di contenuti poetici ed estetici elevati, assolutamente viscontiani, appunto, ma "I Buddenbrook" è un vero codice di letteratura, un libro che fa testo come istantanea e lettura di una civiltà. Dicevo sopra dell'analogia di quel momento con questo momento. L'ascesa della nuova classe che sorpassa quella dominante e immobile, può valere l'attacco delle nuove economie del mondo che mettono in crisi i giganti statici dell'occidente.
Come tutte le saghe, il romanzo è corposo. Tradurlo in un film non è semplice, comporta scelte e selezioni delicate. È un fatto di spazio. La televisione sarebbe il mezzo più adatto. Esistono due titoli, uno dei primordi del cinema (di Lamprecht del '23) e un altro di Weidenman, del 1959. Non memorabili. Nessuna di queste edizioni è arrivata in Italia. Nel 1971 la Rai ne fece uno sceneggiato di sette puntate per la regia di Edmo Fenoglio. Gli sceneggiatori cercarono di adattare i contenuti dal romanzo in un certo senso italianizzandolo. Allora si pensava che l'utenza italiana fosse inadeguata a capire tutto e che occorressero mediazioni. Ne risultò un ibrido che fa poca storia nonostante ci fossero in campo personaggi della qualità di Valentina Cortese, Nando Gazzolo, Rina Morelli e Paolo Stoppa. La critica che ha assistito all'anteprima di Essen racconta di un film fra i più riusciti dell'era recente tedesca. Ce lo auguriamo e lo verificheremo. È promettente la durata: nelle quasi tre ore, anomale per un film tradizionale, si può raccontare molto, forse si può davvero rappresentare almeno l'essenza dei Buddenbrook.
A Essen era presente il presidente della Repubblica Federale Köler che ha riconsacrato il testo di Mann come "specchio sempre attuale della cultura e dell'identità tedesca". Un testo che adesso può certamente essere esteso alla cultura europea generale. Thomas Mann, massimo maestro, appunto.

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