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Grace is gone: l'età dell'innocenza perduta

Un piccolo film sull'esperienza della guerra dal grande peso specifico.
di Marianna Cappi

Cinematerapia

martedì 29 luglio 2008 - Approfondimenti

Cinematerapia
Arriva il 1° agosto 2008 nelle sale italiane un piccolo film dal grande peso specifico, "premio del pubblico" e "migliore sceneggiatura" al Sundance Film Festival 2007. Grace is gone, dell'esordiente James C. Strouse, è prodotto e interpretato da John Cusack, che divide coraggiosamente la scena sempre e soltanto con due ragazzine, spesso in uno spazio non più ampio dell'abitacolo dell'automobile.
Nella finzione, Cusack, ingobbito e imbruttito, è Stanley Phillips, modesto padre di famiglia del Midwest americano, dal carattere chiuso e tacitamente reazionario, impegnato a fare il suo dovere in casa mentre la moglie Grace fa il suo in Iraq, come sergente dell'esercito. La notizia della morte di Grace al fronte cementifica Stanley nel suo già latente immobilismo per tutto il tempo in cui le bambine sono a scuola e lo catapulta, poi, al contrario, per esasperata reazione, in un viaggio on the road verso un parco di divertimenti della Florida, nel disperato tentativo di un padre di rimandare il più possibile la comunicazione della più tragica delle notizie alle figlie. Il viaggio in sé, che occupa la maggior parte del tempo del film e si conclude in un luogo lontano e sempre sognato dall'evocativo nome di Enchanted Gardens (metafora potente e sarcastica del paradiso e cioè della morte), si configura come una vera e propria elaborazione del lutto, per Stanley e per la figlia adolescente Heidi, che ha intuito la presenza di un pesante non detto. Carichi di una tensione crescente e sempre più angosciante perché tenuta repressa, padre e figlia vivono ognuno a proprio modo le fasi canoniche ed inevitabili del rifiuto della verità e del rifiuto dell'aiuto dell'altro, finché la vita – he preme continuamente per emergere, nella figura della piccola Dawn, di otto anni - li richiama prepotentemente a sé, dopo averli strapazzati sulle montagne russe e aver dunque completato il "giro della morte".

Ovunque, da nessuna parte
Capitano coraggioso di un film che lo vuole dalla parte della guerra (apposta per suscitare una reazione), e dunque inviso al pubblico europeo ma anche a quello a stelle e strisce (sebbene per ragioni opposte), John Cusack è il protagonista di una pellicola dolorosa sulla fine prematura dell'età dell'innocenza. La grazia se n'è andata, dice il titolo, la vita di una famiglia non sarà mai più la stessa, ma alla scomparsa di un affetto materno perduto per sempre può corrispondere il recupero di un amore paterno sopito, che solo un'emorragia interna poteva spingere a manifestarsi.
Sul piano della forma, Grace is gone cerca con forza l'autenticità e la trova nel momento in cui, per mettere in scena lo spaesamento emotivo del protagonista, sceglie per settings una serie di "non luoghi" – l'autostrada, la camera d'albergo, la macchina - di cui tutti abbiamo esperienza e che ci uniscono nella loro assenza di identità particolare. Quando è il sentimento che conta, persino una casetta-giocattolo, miniatura di plastica, può apparire più accogliente e più adatta di una casa di veri mattoni.

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