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Adolescenti "mocciosi"

Esce Scusa ma ti chiamo amore: ritratto "moccioso" e fantasioso degli adolescenti romani di Federico Moccia.
di Marzia Gandolfi

Dalla pagina allo schermo, gli adolescenti italiani

lunedì 21 gennaio 2008 - Incontri

Dalla pagina allo schermo, gli adolescenti italiani
Il ritratto dei giovani nel cinema americano è (nei casi migliori) preciso, puntuale e vitale, merito di una tradizione letteraria rilevante e solidissima. Una tradizione lontana che annovera tra i grandi classici della letteratura anche i "libri per ragazzi" ("Moby Dick", "Huckleberry Finn", "La capanna dello zio Tom"), che nel Novecento ha prodotto "Il giovane Holden" e in tempi recenti ha concepito i sorprendenti "Middlesex" e "Ogni cosa è illuminata". Per il cinema americano raccontare gli adolescenti significa confrontarsi con questi modelli, rielaborare questa tradizione alta. Il confronto con la narrativa è tutt'altro che remissivo e molto spesso riflette una serie di affinità trasversali che ben rappresentano il "carattere" di una o più generazioni. Emergono da questo immaginario letterario gli adolescenti "belli e dannati" di Gus Van Sant o quelli radicali e diversi di Todd Solondz. In Italia potremmo fare lo stesso, gli scrittori non mancano e non sono certo inferiori a quelli americani, ma la questione è un'altra, è un blocco produttivo e culturale, un empasse dell'immaginario difficilmente sormontabile. Per questa ragione i "figli" del e nel cinema italiano non patiscano i drammi della crescita o della fine dell'innocenza, non si interrogano sul sesso e sulla sua inquieta esplorazione, non sono mai infinitamente tristi o smisuratamente spensierati, non hanno mai voglia di giocare, non hanno mai voglia di ribellarsi. Sono monodimensionali e reazionari, baldanzosi e griffati, pienamente ottusi e dannatamente ricchi, esclusivamente romani e definitivamente "mocciosi". Federico Moccia traduce in prima persona pagine e pagine di sapiente retorica dedicate ai Misteri del Cuore e dell'Amore. Il film di Moccia, come i suoi romanzi, propaganda la medesima visione del mondo adolescenziale: lo stile di vita del ceto medio delle sue Niki, Babi, Gin e Pallina è l'unico orizzonte visibile, al centro dell'universo c'è il "privato" e il soddisfacimento del proprio desiderio con una totale rimozione del sociale e del politico (figuriamoci!). Sia detto con una certa durezza, Scusa ma ti chiamo amore possiede la necessità di una serata su Canale 5 (o su Rai Uno, è lo stesso), perché lo sguardo è televisivizzato e incapace di assumere i giovani come sfida, come centro o punto di vista, come "qualcosa" che mostri cosa non tiene nel sistema.

Scusa ma ti giro un film
Ho deciso di girare questo film perché a me piacciono le sfide. Volevo provare a raccontare il mio libro attraverso le immagini. Molto spesso le parole non bastano a descrivere l'amore e così ho semplicemente cercato un'altra forma espressiva, un altro linguaggio. Il cinema mi ha permesso forse più delle parole di cogliere la bellezza dei giovani, che sono un'espressione in continuo movimento, e in quanto tale non possono essere catalogati. Superate le prime incertezze, posso dirmi soddisfatto di questo debutto cinematografico. Ho avuto la fortuna di lavorare con un'ottima squadra tecnica e artistica, che mi ha supportato in questa avventura e che ringrazio infinitamente.

Citazioni alte
Quando ho cominciato a scrivere "Scusa ma ti chiamo amore" ero davvero convinto di raccontare una storia "nuova". Poi leggendo gli interventi e i commenti (numerosissimi) dei lettori nel blog del film ho scoperto che molte persone vivono tutti i giorni un amore identico a quello dei miei personaggi. Sono rimasto sorpreso. Non mi aspettavo che la mia storia potesse essere così comune. Forse per questo ho deciso di inserire nel mio film tutte quelle citazioni liriche. Sono riflessioni sulle gioie e sulle pene dell'amore che appartengono a tutti. Leggendole ti accorgi che la nostra solitudine è universale e che scrittori e poeti hanno sofferto e scritto dell'amore e delle sue cicatrici.

Eroe sentimentale
Dopo aver indossato per sedici anni la divisa del poliziotto e gli abiti dell'eroe drammatico in film drammatici, ho deciso di prendermi una pausa. In Italia, dopo aver interpretato a lungo e con successo un determinato personaggio, c'è la tendenza assurda a identificare l'attore con quel personaggio. Grazie al mio agente e alla Medusa, che ha avallato la scelta di Moccia, mi sono deciso a girare una commedia sentimentale. Federico, da vero professionista, mi ha fatto un provino e ho avuto la parte. Avrei interpretato Alex: un trentasettenne in piena crisi sentimentale, che trova rifugio e comprensione tra le braccia di una diciassettenne. L'esperienza è stata positiva al punto che vorrei replicarla, voglio fare ancora un'altra commedia.

Le stagioni dell'amore
La differenza di età nel 2007 non è più un problema. I diciassettenni sono molto più maturi della loro età anagrafica, i quarantenni, molto spesso, lo sono di meno e di conseguenza la distanza tra le due generazioni si accorcia. Non c'è religione, età o pregiudizio che possa impedire a una storia d'amore di esistere, di nascere e di crescere. I libri di Federico piacciono ai ragazzi proprio per questa ragione, perché raccontano l'amore, quello fiabesco, quello che supera ogni ostacolo e poi si realizza.

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