Noto per il suo impegno nel documentare le dure condizioni di vita dei lavoratori in Sicilia e Sardegna, Vittorio De Seta torna a occuparsi di situazioni drammatiche, dando uno sguardo al Senegal e alle questioni legate all'immigrazione nel docu-fiction Lettere dal Sahara. "Non era semplice" svela il regista durante la conferenza stampa in occasione della presentazione del film (evento fuori concorso) a Venezia 63.

"È una grande responsabilità dire la verità, rappresentare una situazione come quella che è in atto. Inoltre ci sono state delle difficoltà a livello linguistico" continua De Seta. "Il 60% dei dialoghi sono in lingua senegalese. E ci sono stati anche dei fraintendimenti sulla sceneggiatura con la gente del posto, ma è giusto così, che loro divenissero co-autori! Ma il miglior complimento che ho ricevuto è che potrebbe sembrare il film di un regista senegalese".

"Questo è un documento sulla realtà fatto da un artista, è perciò un'opera d'arte che può comunicare attraverso la sua bellezza qualcosa di diverso. Cercheremo di portare questo film anche nelle scuole" promette Letizia De Torre, sottosegretario del Ministero della Pubblica Istruzione. "Spesso questi argomenti si affrontano più come notizia che non come riflessione" aggiunge Cristina De Luca, sottosegretario del Ministero per la solidarietà sociale. "Fare delle proiezioni nelle scuole, ma anche nei comuni e in occasioni mirate sarà un modo per discutere e affrontare il tema dell'immigrazione".