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Vera Kholodnaya

Vera Kholodnaya (Vera Vasiljevna Cholodnaja) è un'attrice ucraina, è nata nel 1893 ed è morta il 17 febbraio 1919 ad Odessa (Ucraina).

Vera Cholodnaja, che sarebbe diventata, negli anni immediatamente precedenti la rivoluzione sovietica, l'attrice più popolare ed amata dai pubblici russi, s'era avvicinata al mondo del cinema per caso, o meglio, per necessità: sposatasi giovanissima con un ufficiale dell'esercito mal retribuito, per contribuire a migliorare il non florido bilancio familiare, cercò lavoro come comparsa negli stabilimenti cinematografici moscoviti.
Jay Leyda, nella sua Storia del cinema russo e sovietico, vi aggiunge una nota di colore: «Possedeva un vestito di seta nero che rinfrescava appuntandosi un fiore sulla spalla o alla vita. Abito nero, capelli neri, pallore cadaverico facevano da cornice agli enormi occhi color verde-bottiglia e davano risalto alla sua persona anche in mezzo alla folla di comparse».
Ed infatti, venne presto notata da Vladimir Gardin, uno dei registi di punta dell'epoca, il quale intravvide in questa bella ragazza bruna dagli occhi sgranati su di un viso melanconico l'ideale eroina di quelle storie romantiche e passionali che costituivano il nerbo della cinematografia russa di quegli anni. E le affidò una parte minore ma significativa nella versione cinematografica di Anna Karenina (1914), che rientrava nella impegnativa «russkaia zalotaja seria» (serie d'oro russa).
Ma fu Evgenij Bauer, il brillante regista della casa di produzione Khanzonkov, che lanciò definitivamente Vera, facendone la protagonista di Pesn torzestvujuscei liubvi (Il canto dell'amore trionfante, 1915) accanto ad Osip Runic, l'attore più prestigioso e benvoluto dai pubblici russi. Nel breve arco di un quadriennio (1914-1918), Vera Cholodnaja interpretò ventidue film, diretta quasi sempre o da Bauer, Deti veka (I figli del secolo, 1914), Plamja Neba (La fiamma del cielo, 1914), Zizn na zizn (Vita per vita, 1916) oppure da Piotr (Çardynin, Mirazi (Miraggi, 1915), Probuzdenie (Il risveglio, 1915), Radi scast'ja (Per la felicità, 1915), U kamina (Davanti al camino, 1917).
Attrice bella ma poco espressiva, certo non ignara della lezione di alcune sue colleghe italiane (Borelli? Menichelli?), in questi film la Cholodnaja rappresentava generalmente la donna-bambola, vittima passiva delle altrui passioni o di vicissitudini dolorose. Quasi sempre poco apprezzata dalla critica - solo per Sacj'maty zizni (Scacchi della vita, 1916) di Ural'skij ebbe recensioni positive: «La recitazione realistica di Cholodnaja riscatta la banalità del personaggio» - Vera è stata comunque una diva con la D maiuscola.
Quando, nel pieno del suo successo, venne colta in Crimea dalla febbre spagnola e morì a soli venticinque anni, i suoi funerali vennero ripresi in un filmato che mostrava decine di migliaia di persone in lutto a seguire il suo feretro.
L'esito finanziario di questo documentario che, nonostante la rivoluzione in pieno turbinio, venne proiettato in tutta la Russia, fu pari se non superiore a quello dei film girati dall'attrice quando era ancora vivente.

Da Le dive del silenzio, Le Mani, Genova, 2001.

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