Alma Har'el firma un documentario sul caso di una città fantasma, ridente luogo di vacanza negli anni '60. Il film ha vinto il Tribeca Film Festival nella categoria World Documentary Competition. Espandi ▽
Il relitto di uno sviluppo atipico del 1960, il Salton Sea, è adesso un arido paesaggio californiano spesso visto come un simbolo del fallimento del sogno americano. Per la prima volta dietro la macchina da presa, Alma Har'el rivisita questa poetico terreno fecondo nel suo distintivo documentario
Bombay Beach, e vi trova un cast eterogeneo tra cui un bambino bipolare di sette anni, una infelice stella di football del liceo, e un ottantenne poeta-profeta. Insieme formano un trittico di virilità americana nei suoi momenti decisivi, popolando la terra Salton Sea di un'opportunità che non si è concretizzata.
Fedele alle sue radici di fotografa, videoartista e regista di clip musicali, Har'el realizza un film categoricamente atipico e artisticamente innovativo. Racconta la storia come una sorta di poesia onirica, che imposta le vicende personali di questi caratteri distintivi e familiari e li amalgama nel documentario attraverso l'osservazione e la coreografia, con la musica di Beirut e di Bob Dylan, il tutto espresso contro lo scenario atmosferico della città fantasma. Il risultato è l'esperienza di un documentario commovente e surreale, un suggestivo ritratto simbolico dell'America rurale e dei suoi abitanti.