Per chi ama le spy-story, l’introspezione, per chi al setting americano tradizionale preferisce il classico europeo. La serie è in anteprima esclusiva su TIMVISION.
Per chi ama le spy-story, per chi all’azione preferisce l’introspezione, per chi al setting americano tradizionale preferisce il classico europeo: la fredda Berlino con i suoi ponti e le sue spie, il flair mitteleuropeo, la torbida vita underground e le correnti di denaro, dati e informazioni che scorrono attraverso la città, crocevia tra l’est e l’ovest del continente. Per gli spettatori in cerca di questo tipo di spettacolo - e per gli orfani della serie tv Homeland, o almeno dell’Homeland prima maniera - la serie di Berlin Station è il pezzo mancante per completare la collezione.
Per chi ama le spy-story, per chi all’azione preferisce l’introspezione, per chi al setting americano tradizionale preferisce il classico europeo: la fredda Berlino con i suoi ponti e le sue spie, il flair mitteleuropeo, la torbida vita underground e le correnti di denaro, dati e informazioni che scorrono attraverso la città, crocevia tra l’est e l’ovest del continente. Per gli spettatori in cerca di questo tipo di spettacolo - e per gli orfani della serie tv Homeland, o almeno dell’Homeland prima maniera - la serie di Berlin Station è il pezzo mancante per completare la collezione.
Prodotta da Paramount e Anonymous Content e scritta da Olen Steinhauer (The Tourist, The Cairo Affair), romanziere e outsider della tv che cita John Le Carré e il suo La Talpa come influenze primarie, Berlin Station è stata girata in Germania dal belga Michael R. Roskam (The Drop, Bullhead): “Abbiamo voluto Roskam alla guida dei primi due episodi della serie - ha dichiarato la direttrice Paramount Amy Powell - perché conosce a perfezione i codici del genere noir, e in coppia con Steinhauer eravamo certi che avrebbe ottenuto un risultato esplosivo”.
La storia di Berlin Station, ispirata da lontano al caso di Edward Snowden, si svolge all’interno di una base CIA a Berlino messa improvvisamente in allerta da una pericolosa fuga di notizie, operata da un agente traditore. E tuttavia il plot, pur sofisticato e sviluppato senza fretta, con un andamento classico ma non privo di colpi di scena, non è il cuore “vero” della serie. Al centro del progetto c’è piuttosto un mondo, quello delle spie, crudelmente fotografato in tutta la sua durezza: uomini e donne costretti a rinunciare a una vita normale, obbligati a muoversi nell’ombra come vampiri (paragone reso esplicito fin dai primi episodi), e talmente abituati a manovrare nell’oscurità da rifuggire - se non temere - il sole.
Aperta dalle note di I’m Afraid of Americans di David Bowie, Berlin Station conta su un cast solido e notevolmente in parte: Richard Armitage (Lo Hobbit) nei panni del protagonista Daniel Miller, agente della CIA inviato speciale a Berlino; Richard Jenkins (Six Feet Under) in quelli di Steven Frost, il capo della sezione tedesca; Rhys Ifans (Snowden, Anonymous) nel ruolo - iconico e irrinunciabile in una spy story berlinese - dell’agente Hector DeJean, cinico e smaliziato, dai comportamenti moralmente discutibili e dal carattere forgiato da una permanenza sul campo durata fin troppo a lungo.