John Woo è un attore cinese, regista, produttore, produttore esecutivo, co-produttore, sceneggiatore, è nato il 22 settembre 1946 a Guangzhou (Cina). John Woo ha oggi 78 anni ed è del segno zodiacale Vergine.
All'età di quattro anni si trasferisce con i genitori, profughi dissidenti, a Hong Kong dove vive per anni in povertà. Grazie all'aiuto economico di una famiglia americana, che lo adotta a distanza, può frequentare presso una fondazione religiosa il Matteo Ricci College e per alcuni anni pensa addirittura di farsi prete. Nel 1967 Woo entra alla China Student Weekly's Theatre Company dove sperimenta le sue prime regie in Super8 e 16mm girati tutti tra il 1968 e il 1970. Nel 1969 diventa aiuto regista per la Shaw Brothers Studios, specializzata in film di arti marziali. Nel 1973 Woo è pronto a realizzare il suo primo lungometraggio, Farewell Buddy, ma viene censurato perché considerato troppo violento. Nel 1975 il film è acquistato dalla casa di produzione Golden Harvest, le scene più forti vengono tagliate e sostituite e il film cambia anche il titolo, è The Young Dragons, a cui seguiranno nel 1975 The Dragon Tamers e Hand of Death. Nel 1977 Woo cambia genere e gira Princess Chang Ping che riprende l'opera classica cinese. Dopo un periodo di crisi arriva il grande successo con A Better Tomorrow con l'attore simbolo del cinema di Woo, Chow Yun-fat. Con questo film si delinea definitivamente lo stile del regista fatto di spettacolari scene d'azione, di inattesi ralenti che conferiscono ampio respiro al racconto, come se si sottolineasse una sospensione carica di significato, un montaggio sovrano e invisibile per la perfezione dei raccordi e dei tagli. E benché violenti, i film di Woo presentano una loro morale molto forte basata sul codice d'onore dei samurai, sui valori del sacrificio in nome dell'amicizia e della giustizia. In seguito Woo si trasferisce a Hollywood dove debutta nel 1993 con Senza tregua ma è con Nome in codice: Broken Arrow del 1996 che attira l'attenzione del pubblico, anche per la presenza nel cast di John Travolta, che ritroveremo in Face/Off del 1997, il film che si può a ragione considerare il capolavoro di Woo. Nel 2000 dirige Mission: Impossible-2 con Tom Cruise, che però non risulta all'altezza delle aspettative e delle possibilità del regista. Nel 2002 John Woo ritorna dietro la macchina da presa affrontando un genere che non sembra molto nelle sue corde, il film di guerra Windtalkers. I «windtalker», coloro che parlano al vento, sono i Navajo, popolazione che ha contribuito in modo decisivo alle sorti dell'esercito americano nella seconda guerra mondiale, sviluppando un codice segreto basato sulla loro lingua priva di tradizione scritta. Un codice talmente complesso che il governo statunitense lo ha reso pubblico solo nel '68, dopo averlo tenuto segreto in previsione di altre eventuali guerre. Il film combina scene di guerra con una storia di amicizia e di affetti tratteggiata con grande sensibilità e lirismo.
Il regista di «Face off» fuggi con la famiglia, cristiana, a Hong Kong. Ma per i sessant'anni della Repubblica, il governo gli ha affidato un kolossal. Problemi? «No. Qui ci sono soldi e idee. E Hollywood non mi voleva più»
Le celebrazioni per i sessant'anni della «Repubblica popolare» sono state esaltanti. In questo momento il Paese è attraversato da un grande senso di forza e speranza, proiettato verso il futuro». È inaspettato l'entusiasmo con cui s'esprime, oggi, il figluol profugo John Woo, richiamato dalla grande madre Cina a produrre kolossal celebrativi insieme a una fitta schiera di grandi registi arruolati alla causa: da Zhang Yimou a Chen Kaige, da Feng Xiaogang a Ching Siu-tung.
Nel caso del 62enne maestro del cinema d'azione però, la parabola è sorprendente. Figlio di dissidenti cristiani in fuga dal governo di Pechino, a quattro anni ha lasciato la regione per trasferirsi ad Hong Kong, allora protettorato britannico. Cresciuto nei bassifondi, ha vinto una borsa di studio dai gesuiti del Matteo Ricci College. Proiettili e crocefissi sono diventati, non a caso, gli elementi ricorrenti nei suoi film quando, negli anni '70, si è forgiato nell'industria d'azione asiatica. Il suo noir A Better Tomorrow è considerato, ancora oggi, un gioiello di contaminazione tra stili cinematografici. Negli anni Novanta è sembrato uno sbocco naturale il trasferimento a Hollywood, dove ha firmato opere i pregevoli e dal grande incasso: Face off, con John Travolta e Nicolas Cage, e Mission Impossibile 2, al servizio di Toni Cruise.
Il governo cinese ha scelto proprio lui per realizzare il primo di una serie di ambiziosi progetti produttivi: La battaglia dei tre regni, ottanta milioni di dollari per portare sullo schermo Le cronache dei tre regni, classico firmato dall'Omero cinese Luo Guan-zhong nel XIV secolo. Il film racconta le lotte intestine dei tre regni cinesi di Wei, Shu e We nel 208 dopo Cristo, terre che il primo ministro Cao Cao, manovrando il giovane imperatore, vuole ottenere il dominio assoluto su tutti i regni. Un intreccio di storie epiche (culminato nella madre di tutte le battaglie, quella della Scogliera Rossa) che ha continuato a ispirare le opere più vai rie, dai videogiochi culto di Koei ai manga giapponesi, influenzando tutta la cultura asiatica.
A giudicare dal risultato, il governo è stato premiato dalla scelta di Woo, che ha disinnescato il potenziale politico della vicenda (porzioni del Paese che rivendicano, con successo, l'indipendenza dal potere centrale) in una lettura decisamente più innocua. Infantile, l'ha definita il New York Times.
Racconta Woo: «Ho conosciuto i questa storia attraverso il fumetto. Avevo dieci anni e da allora si è fissata nel mio immaginario. Ci sono tutti gli elementi che ho sempre amato raccontare: amicizia e lealtà, eroismo, combattimenti, azione. Già a quarant'anni volevo farne un film, ma non avevo i mezzi».
Perché il governo cinese ha scelto proprio lei?
«Volevano un film non solo cinese ma capace di essere competitivo nel mercato mondiale, di sfidare l'industria americana. Dopo aver cancellato per decenni la propria memoria storica, oggi la Cina ritrova un legame con il proprio passato, anche rispetto al periodo imperiale. L'idea, però, è di raccontarlo attraverso canoni hollywoodiani, uscendo dalla tradizione. Ho abbandonato lo schema rigido dei film di arti marziali, ispirandomi a capolavori come Il gladiatore, Lawrence d’Arabia, I sette samurai».
Ha dovuto rinunciare alla pioggia di proiettili che contraddistingue i suoi film.
«Sono cresciuto negli anni Cinquanta e Sessanta, nella zona più malfamata di Hong Kong. Sparatorie e morti ammazzati sono stati il mio pane quotidiano fin da ragazzino, ricordo di esecuzioni fatte dalla polizia proprio fuori dalla mia porta di casa. Mi sembra logico che abbia scelto di raccontare quelle storie, anche se i miei personaggi hanno un codice d'onore e combattono le ingiustizie. Non ho mai cercato l'efferatezza fine a se stessa, ho sempre privilegiato la poesia, l'eleganza dell'azione».
Dal punto di vista stilistico la sua cifra è sempre riconoscibile. Come pure l'influenza di Sergio Leone.
«Lo considero il più grande dei miei maestri. Come tutti i registi del cinema commerciale di Hong Kong, sono cresciuto guardando, studiando, copiando i suoi film. Ne ho assimilati così tanti che Sergio Leone è entrato nella mia cifra visiva senza ormai che me ne renda più conto».
In questo film lei tralascia il significato politico della storia: i signori della guerra che resistono al potere centrale.
«Io sono un artigiano, faccio film di genere, mi sono formato alla fucina dei b-movie. Di più: sono sinceramente innamorato della bellezza dell'azione e convinto che il modo migliore di raccontare una storia sia quello visivo. Detesto i dialoghi, anche per questo amo così tanto il cinema di Leone».
Lei mostra in una lunga sequenza i soldati dell'imperatore che giocano a calcio.
Il pubblico occidentale non sa che il calcio è stato inventato in Cina. Già nel 200 dopo Cristo veniva usato per allenare i soldati alla velocità, alla prontezza. Questo sport è dilagato molto più tardi in Europa, nelle vostre società oggi calcio centriche. Mi sembrava giusto ricordarvi da dove arriva».
Perché due versioni del film?
«Per il pubblico asiatico, che conosce a memoria la storia e rischiava di annoiarsi, ho realizzato un film di quattro ore diviso in due patti. Rispetto al racconto originale ho ampliato il ruolo delle donne, il messaggio contro la guerra, i valori dell'amicizia e della solidarietà. Il pubblico asiatico ha gradito: il film ha battuto ogni record d'incasso. Per voi occidentali, invece, ho realizzato una versione più corta e avvincente, due ore e mezzo, senza rinunciare alla dignità del racconto».
È stato un problema trovare i luoghi dove girare?
«Il più grande. Abbiamo dovuto rinunciare a quelli originari perché nel frattempo il corso dello Yangtze è cambiato molte volte e quei posti sono diventate aree industriali e inquinate. Alla fine abbiamo dovuto, letteralmente, costruire e poi smontare una montagna, trasportando zolle di terra per chilometri».
Com'è stato ritornare in Cina dopo l'esperienza di Hollywood?
«A Los Angeles, dove ho ancora casa, ho vissuto un pezzo di vita interessante. Anche se avere a che fare con la mentalità degli studios non è facile. Per questo film, ad esempio, un consulente americano suggeriva di accorpare alcuni generali in un unico personaggio. Come se raccontando-la Seconda guerra mondiale si potessero fondere insieme Roosevelt, Churchill e De Gaulle. E poi, Hollywood non ti perdona gli insuccessi. Il mio ultimo film, Paycheck (film di fantascienza da Philip K. Dick che ha girato nel 2003, ndr), è andato male e sul mio tavolo sono iniziati ad arrivare solo copioni scandenti. Lavorare in Cina è stato come respirare di nuovo, tornare a casa. È un'industria in grande crescita e io sono considerato un maestro per i giovani talenti».
Da questa casa, come la chiama lei, i suoi genitori sono fuggiti, perseguitati. Non avverte, nel Paese, la pressione di un governo troppo invadente e un problema di rispetto dei diritti umani?
«Non mi considero un intellettuale. Le posso raccontare solo la mia esperienza: burocrazia zero, controlli zero, censura zero. A Los Angeles, se presenti un progetto, aspetti sei mesi solo per avere una prima risposta. Qui mi hanno detto: va bene, facciamolo. In Cina le sale si moltiplicano, il pubblico, meno cinico di quello americano, ama e vede film di tutto il mondo. Il cinema è un ottimo strumento per spingere il governo ad essere più aperto e creare nel pubblico cinese un forte collegamento con il resto del mondo».
Da Il Venerdì di Repubblica, 22 ottobre 2009
Nasce in Cina, a Guangzhou, nella provincia di Canton (Guandong), nel 1946. La rivoluzione cinese, al suo culmine, rende difficile l'esistenza al padre del piccolo John, un filosofo, mentre Hong Kong è quasi a un passo, a un centinaio di chilometri di distanza.
È così che, nel 1951, la famiglia Woo decide di trasferirsi a Hong Kong, dove la vita sembra apparentemente più facile. La situazione, però, non migliora. Il padre stenta a trovare lavoro; come se non bastasse, si ammala di tubercolosi e trascorre in ospedale i dieci anni seguenti. Anche la salute di John appare cagionevole. La famiglia, quindi, grava interamente sulle spalle della madre che, oltre a John, deve prendersi cura di altri due figli, un maschio e una femmina.
Nel 1953, in seguito a un incendio, i Woo, come molti altri, si ritrovano senza casa e sono costretti per un lungo periodo a vivere in una baraccopoli. La madre, nonostante lavori duramente, non guadagna a sufficienza per fornire un'adeguata istruzione ai suoi figli ed è solo grazie al denaro che una famiglia americana spedisce ai genitori tramite la chiesa locale che John può finalmente iniziare gli studi presso una scuola luterana, il Matteo Ricci College. Il bambino sarebbe troppo grande per essere ammesso all'istituto, ma la madre riesce ad aggirare l'ostacolo falsificando i documenti del figlio (ed è per questo che non poche biografie del regista riportano erroneamente come data di nascita il 1948). I:avvenimento segna profondamente l'animo del giovane John che si sente fortemente attratto verso la religione e passa gran parte del suo tempo in chiesa. Ricorda il regista in una recente intervista: «Mirsentivo solo, e mi piaceva restare lì a pensare. Era l'unico posto dove mi sentivo al sicuro, mi sentivo felice, in armonia con il mondo e con me stesso». Insomma, si fa strada in lui l'idea di farsi prete (un elemento che, non a caso, lo accomuna a uno dei suoi idoli, Martin Scorsese), abbandonata soltanto con il passare degli anni.
In quel periodo, avviene anche il primo contatto con il cinema: «Quando avevo undici anni, mia madre, anche se eravamo poveri, mi portava spesso al cinema. A quell'epoca, un genitore acquistando un solo biglietto poteva far entrare con sé anche il figlio. Ero affascinato dai musical e penso di essere stato influenzato soprattutto da quelli. Sette spose per sette fratelli e Cantando sotto la pioggia erano i miei preferiti». Ufficialmente, la prima volta che il futuro regista entra in una sala cinematografica è per assistere a Il mago di Oz (citato da Woo in Face/Off nella splendida sequenza della sparatoria sulle note di Somewhere Over The Rainbow).
Terminati gli studi, John si unisce a un gruppo di giovani che, come lui, s'interessa di letteratura, di teatro e, soprattutto, di cinema. Si tratta di una sorta di club, nato sotto l'egida del direttore di un quotidiano locale, «The Chinese Student Weekly», dove i ragazzi hanno l'occasione di assistere a film che di solito non sono proiettati nei cinema di Hong Kong - pellicole che il regista definisce «artistiche», probabilmente di autori come Truffaut, Kurosawa e Melville - e dove possono confrontare le proprie idee e dare sfogo al proprio estro creativo. John, che durante il periodo del college ha diretto e recitato in alcuni allestimenti teatrali, comincia a realizzare i suoi primi cortometraggi in 8 e 16 mm. Per apprendere le tecniche di ripresa, non esita a rubare i testi di cinema che gli occorrono. Quei primi esperimenti, di cui oggi si è persa ogni traccia, sono solo un timido passo per entrare nel mondo del cinema.
Il primo vero impiego nell'industria cinematografica lo ottiene solo nel 1969, quando entra ai Cathay Studios in qualità di assistente alla produzione e supervisore alla sceneggiatura.
Dopo due anni, John Woo compie il grande salto passando alla prestigiosa compagnia dei fratelli Shaw dove lavora come assistente di Zhang Che, maestro riconosciuto del wuxiapian, la cui profonda influenza è facilmente riconoscibile nelle tematiche (onorelealtà-amicizia) del cinema dell'autore di The Killer. Ancora oggi, John Woo parla del veterano regista, non sempre apprezzato dalla critica, in termini entusiastici: «Zhang Che è stato un pioniere del cinema di Hong Kong. È stato il primo a usare degli uomini in ruoli da protagonista. Prima di allora solo le donne potevano interpretare le parti principali».
Nel 1973, John Woo prova a dirigere il suo primo film in proprio, un film di kung fu intitolato Farewell, Buddy prodotto dall'amico Ronald Lui. Il suo debutto rappresenta quasi un record: Woo deve ancora compiere 27 anni, mentre la maggior parte dei registi di Hong Kong riesce a esordire solo dopo una lunga trafila e non prima di aver oltrepassato la quarantina. Non tutto, comunque, fila per il verso giusto. La pellicola (alla quale, in veste di coreografo, partecipa anche Jackie Chan con il nome Chen Yuan Long) subisce numerose traversie, non ultima la bocciatura da parte della commissione di censura che giudica il film troppo violento. Ronald Lui per rifarsi dell'investimento, vende il film alla compagnia concorrente degli Shaw, la Golden Harvest. Farewell, -Buddy, che dopo essere stato rimontato sarà finalmente distribuito nel 1975 con il titolo The Young Dragons, convince i dirigenti della «Golden Harvest» a puntare sul talento del giovane regista, che è scritturato per tre anni.
Woo collabora con il comico (e neo-regista) Michael Hui in Games Gamblers Play (1974) e The Private Eyes (1976), mentre intanto dirige due film d'arti marziali, Hand of Death (1975), interpretato da Jackie Chan (e, in ruoli secondari, da Sammo Hung e Yuen Biao), e The Dragon Tamers (1975).
Dopo aver realizzato Princess Chang Ping (1975), un film musicale sul filone dell'opera cantonese, rifacimento di Tragedy of the Emperor's Daughter (1959) di Tso Kein, John Woo riesce per la prima volta a ottenere dei grandi incassi con una commedia interpretata da Sam e Ricky Hui (fratelli non meno celebri di Michael): Money Crazy (1976). Il successo del film si rivela un'arma a doppio taglio: da un lato gli permette di lavorare con continuità, dall'altro gli vale la reputazione di «regista di commedie» costringendolo in un genere che, film dopo film, comincia ad andargli stretto.
Non a caso, dal 1977 al 1982, Woo riesce a permettersi un'unica parentesi extra-comica, il wuxiapian Last Hurrah for Chivalry (1978).
Nel 1983, invece, prova per la prima volta a cimentarsi con il genere d'azione in una pellicola di guerra ambientata nel Vietnam, Sunset Warriors, ma il risultato non lo soddisfa e il film è congelato per quasi quattro anni (trascorsi i quali sarà distribuito con il titolo Heroes Shed No Tears).
Nel frattempo, l'anno precedente, il regista era passato dalla Golden Harvest alla Cinema City, la società di Karl Maka, dove ovviamente continua a dirigere commedie (la prima delle quali, Laughing Times, fu firmata con lo pseudonimo Wu Shang Fei a causa del contratto che ancora lo legava alla vecchia compagnia). In seguito al fallimento di Sunset Warriors, John Woo, che si trova nella fase artistica (ed esistenziale) più difficile della sua vita, si trasferisce a Taiwan per realizzare, ancora una volta, due commedie, The Time You Need a Friend (1984) e Run Tiger Run (1985), la seconda interpretata, tra gli altri, dall'amico Tsui Hark.
È quest'ultimo, a capo della Film Workshop, una sussidiaria della Cinema City, a offrirgli l'occasione che cambierà il corso della sua carriera. Si tratta della regia di A Better Tomorrow, un gangster film stilizzato e violento (anche se ancora acerbo nello stile) destinato a inaugurare un filone di pellicole d'azione che, in forme più o meno diverse, è continuato fino a oggi. Il film infrange ogni precedente record d'incassi e lancia il regista e i suoi protagonisti (Chow Yun-fat e Leslie Cheung in testa) nell'olimpo delle star della ex-colonia inglese. S'impone ovviamente un sequel che, però, nasce sotto gli auspici peggiori. Durante il montaggio di A Better Tomorrow II, John Woo e Tsui Hark entrano in rotta di collisione: il regista vorrebbe realizzare il «suo» personale Mucchio selvaggio, in omaggio all'adorato Peckinpah, mentre Tsui non ne vuole sapere di far morire tutti i protagonisti. Il contrasto, inevitabilmente, finisce per nuocere all'esito finale del film. Il progetto di un prequel della serie A Better Tomorrow, ambientato in Vietnam, viene rifiutato da Tsui Hark (il film, A Better Tomorrow III: Love and Death in Saigon si farà nel 1989 per la regia dello stesso Tsui, ché riscrive il soggetto secondo la sua personale visione).
John Woo, che intanto con Wu Ma in veste di co-regista realizza il sottovalutato Just Heroes per assicurare la pensione all'anziano Zhâng Che, sente di avere i giorni contati alla Cinema City. E solo grazie.all'intercessione di Chow Yun-fat, diventato una delle personalità più influenti del cinema di Hong Kong, che Tsui Hark si convince a dare l'OK al progetto che, più di tutti, è nel cuore del regista: un omaggio al classico di Jean-Pierre Melville Frank Costello faccia d’angelo (Le Samouraï) . Il film, The Killer, nonostante il conflitto continuo tra John Woo e Tsui Hark (il primo voleva ambientare l'incipit in un jazz club, ma il secondo, che non era d'accordo, lo costrinse a riscrivere l'intera sequenza), è il suo capolavoro e impone il nome del regista anche all'estero.
Il distacco dalla Film Workshop, comunque, è inevitabile. Grazie al prestigio acquisito con The Killer, John Woo realizza i film seguenti (Bullet in the Head, Once a Thief e Hard Boiled) in completa autonomia.
Nel 1993, Woo, considerato ormai il maestro indiscusso del cinema d'azione, si decide a compiere il grande salto trasferendosi negli Stati Uniti. A imporre la scelta, oltre all'avvicinarsi del fatidico '97, è anche la precarietà del suo matrimonio, messo a dura prova dagli impegni di lavoro che a Hong Kong costringevano il regista a frequentare il set sette giorni su sette. In America, John Woo trova invece dei ritmi lavorativi che si conciliano di più con le esigenze della famiglia (le dolorose esperienze personali del regista sono in parte alla base delle intense scene coniugali di Face/Off). A farne le spese, purtroppo, è la sua autonomia artistica: il suo primo film americano, Hard Target (1993), subisce numerosi tagli per ridurre il tasso di violenza e l'eccessiva durata; il successivo Broken Arrow (1995), con cui, dopo una serie di progetti abortiti, vuole dimostrare di essere un regista «affidabile», viene montato a piacimento della produzione.
Gli esiti economici più che lusinghieri del secondo convincono Michael Douglas e i dirigenti della Paramount e della Buena Vista ad affidargli le sorti di Face/ Off, concepito inizialmente come un action movie fantascientifico a base di effetti speciali. Niente di più lontano, insomma, dalla poetica di John Woo. Questi, comunque, accetta la sfida: riscrive il copione da cima a fondo elimina l'ambientazione futuristica, riduce all'osso gli effetti speciali e rende i personaggi più umani e complessi, spostando il tono del film verso il terreno più familiare del mélo. Il risultato è noto: Face/Off non è solo uno dei suoi lavori migliori, ma si rivela un successo in tutto il mondo. Per John Woo è l'inizio di una nuova fase (e si spera esaltante) della sua carriera.
Il regista inizia così a dedicarsi anche alla televisione realizzando i pilot di Once a Thief e Blackjack in entrambi i casi senza suscitare troppi entusiasmi tra i telespettatori d'Oltreoceano. Il prossimo passo dovrebbe essere King's Ransom, un giallo-rosa con Chow Yun-fat nella vena ironica e sofisticata di Once a Thief, ma Tom Cruise, alla ricerca di un regista per il secondo episodio di Mission impossible, decide di reclutare quello che ormai viene definito il miglior regista d'azione del mondo. Il budget è astronomico (130 milioni di dollari) e la lavorazione, svoltasi quasi interamente in Australia, si rivela più lunga e difficoltosa del previsto. Si vocifera perfino di qualche contrasto tra Cruise e Woo, specie a causa del prolungamento delle riprese, anche se alla fine il divo è stato generoso nell'elogiare il regista per il lavoro svolto («John Woo è incredibile, ha preso l'idea di partenza di Mission: Impossible e l'ha trasformata in mitologia! [il film] è completamente diverso dal primo, tipicamente John Woo: c'è più umanità, ci sono più emozioni. Woo è un romantico ed è riuscito a mischiare azione, romanzo e surrealismo», da S. Bizio, La felicità sul Set? Affacciarsi sull'abisso, «La Repubblica», 18 maggio 2000). La critica d'Oltreoceano, però, non ha condiviso gli entusiasmi di Cruise per il lavoro svolto, ed è stata molto severa con il film. Gli incassi, invece, sono un'altra storia: il film ha esordito infatti nel primo giorno di sfruttamento commerciale con ben 12 milioni di dollari. A questo punto la strada hollywoodiana di John Woo dovrebbe essere tutta in discesa.
Da Giona A. Nazzaro, Andrea Tagliacozzo, John Woo. La nuova leggenda del cinema d’azione, Castelvecchi, Roma, 2000
La brillante carriera di Woo come regista è iniziata a Hong Kong, dove ha passato oltre due decenni al centro di una fiorente industria cinematografica facendo da regista per oltre 26 lungometraggi. Inizialmente conosciuto come regista di film comici, verso la metà degli ottanta cominciò a fare una serie di film romantici e di genere gangster violenti, che raggiunsero record di incassi.
Woo è nato a Guangzhou, in Cina ma si è trasferito ad Hong Kong con la famiglia quando aveva solo 4 anni. Ha fatto gli studi al Matteo Ricci College e all’età di diciannove anni ha iniziato a fare film sperimentali. Anziché frequentare scuole di cinema, Woo ha cercato lavori di apprendistato nella fiorente industria cinematografica di Hong Kong.
Nel 1985, Woo ha creato una partnership con l’attore Chow Yun-fat, dirigendo gangster story film --A Better Tomorrow ,A Better Tomorrow II (1987) e la commedia Soluzione estrema (1991). Con i suoi thriller criminali Woo è entrato nei testi di Storia Del Cinema in tutto il mondo. Tra i suoi più famosi film d’azione The Killer (1989), con una geniale coreografia, Hard-Boiled (1991) e Bullet in the Head (1990).
Woo fece il suo debutto negli Stati Uniti con il film Hard Target (1992), con Jean-Claude Van Damme. Nel 1994, insieme al suo partner di produzione Terence Chang, ha formato la WCG Entertainment che ha avuto il suo primo successo Hollywoodiano con Broken Arrow (1995), con John Travolta e Christian Slater. Insieme a Chang, Woo ha fatto da produttore esecutivo nei fortunati film a basso costo, The Big Hit (1998) e Costretti ad uccidere (1998).
Il suo terzo film hollywoodiano, Due facce di un assassino (1997), con John Travolta e Nicolas Cage, è considerato un capolavoro dalla critica di tutto il mondo. Woo ha poi diretto la superstar internazionale Tom Cruise in Mission Impossible II (2000) che ha guadagnato oltre $555,000,000 in tutto il mondo. Il suo film successivo, un film sulla seconda guerra mondiale, Windtalkers (2002), lo ha visto di nuovo preferire Nicolas Cage. Nel 2002, poi, John Woo ha diretto il cortometraggio The Hostage per la BMW, vincendo cinque premi Clio per il progetto.
L’ultimo film di Woo lo ha riportato in Cina per girare il drammatico cortometraggio culturale Song Song and Little Cat (2005) per il progetto di beneficenza dell’UNICEF ‘Tutti i bambini invisibili’. Woo è uno dei sette celeberrimi registi internazionali che hanno diretto cortometraggi per sensibilizzare l’opinione pubblica mondiale al problema dei bambini sfortunati.
John Woo è entrato con successo anche nel mondo dei videogame con Stranglehold (il seguito di Hard-Boiled), vincitore del Miglior PC Game di E3, che ha venuto oltre un milione di pezzi. Con Ex Machina (2007), il seguito della storia Appleseed, John Woo ha fatto il suo debutto nel mondo dell’animazione.
La battaglia dei tre regni è il primo lungometraggio di Woo ambientato in Cina. Presto ce ne sarà un secondo, un film epico in lingua cinese, 1949.
Woo e Chang hanno scelto il nome Lion Rock Productions, una famosa montagna di Hong Kong, per la loro società.