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Rassegna stampa di Fabio Carpi

Fabio Carpi è un regista, scrittore, sceneggiatore, co-sceneggiatore, musicista, è nato il 19 gennaio 1925 a Milano (Italia) ed è morto il 26 dicembre 2018 all'età di 93 anni a Parigi (Francia).

GIAN PIERO BRUNETTA

Fabio Carpi realizza il suo primo film, Corpo d'amore del 1972, dopo una lunga attività di giornalista, scrittore, poeta, sceneggiatore. Dalla sua amicizia e dalla collaborazione con Nelo Risi nascono le sceneggiature di Andremo in città e Diario di una schizofrenica. Da quegli anni Carpi taglia in un certo senso il cordone ombelicale, che lo lega all'attività letteraria, per dedicarsi al cinema a tempo pieno.
In Corpo d'amore Carpi mette a frutto tutte insieme le sue competenze letterarie, pittoriche, musicali, cinematografiche: la sua -scrittura visiva è intensa e dimostra di aver assimilato perfettamente varie lezioni: si tratta di un soggetto enigmatico, quasi metafisico, che racconta una doppia storia di mancata comunicazione tra padre e figlio e di comune amore per la medesima bellissima ragazza giunta tra le loro braccia, come una sirena dalle onde del mare. Il film si fa ammirare per l'intensità visiva (la fotografia è di Vittorio Storaro) e per il livello alto di riferimenti filosofici e cinematografici, anche se la letterarietà dei dialoghi non aiuta a orientarsi nel groviglio dei sentimenti. Si tratta dell'unico caso di squilibrio tra le parti perché con le opere successive emerge come qualità specifica del regista la sua capacità di accordare perfettamente le varie scritture, quella letteraria, quella visiva e quella musicale. Due anni dopo gira L'età della pace, una delle opere - in effetti poco considerate - grazie a cui, al di là del senso di degrado inarrestabile del sistema negli anni Settanta, si possono registrare improvvisi e imprevisti scarti verso l'alto. «Era dai tempi di Umberto D. - scrive Tassone - che un regista non realizzava un'opera così originale, rigorosa, emozionante, riuscita, sull'isolamento, le delusioni, i rimpianti, le rabbie della terza età». E si potrebbe aggiungere che era anche dal tempo del Sempione strizza l'occhio al Frejus di Vittorini che il problema della vecchiaia e della morte non trovava, pur nell'apparente misura di una vicenda singola racchiusa tra le quattro mura di un appartamento, un respiro e una portata così grandiosi. La storia del vecchio ex combattente, confinato in una realtà che non è più sua, appare come la prosecuzione in chiave moderna della storia d'Ulisse, una volta tornato a Itaca. Carpi è un autore molto più coinvolto nel suo cinema, più portato a proiettare il proprio io nelle storie narrate. Gli altri titoli che compongono la sua filmografia (Quartetto Basileus, Les chiens de Jerusalem prodotto da Antenne 2, Barbablù, Barbablù, L'amore necessario, La prossima volta il fuoco, Nel profondo paese straniero, Nobel-Ignobel, Le intermittenze del cuore) ne confermano le grandi doti di direttore d'attori e lo definiscono come magistrale continuatore della tradizione del Kammerspiel. La sua cultura cosmopolita rende la sua presenza difficilmente classificabile e lo stesso regista si definisce come «un corpo estraneo» nel cinema italiano degli ultimi vent'anni. Ma ne è anche una specie di coscienza critica, un autore che non rinuncia in nessun momento a pensare all'opera cinematografica come a un prodotto alto di cultura e intelligenza.

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