Claudia Pandolfi è un'attrice italiana, è nata il 17 novembre 1974 a Roma (Italia). Al cinema il 10 ottobre 2024 con il film Il ragazzo dai pantaloni rosa. Claudia Pandolfi ha oggi 49 anni ed è del segno zodiacale Scorpione.
Volto solare e pulito, sguardo candido ma velato di stuzzicante seduzione: lei è Claudia Pandolfi, la stella televisiva che si appropriò del successo conquistando il cuore di Un Medico in Famiglia e che osò monopolizzare - nell'estate del '99 - i rotocalchi fuggendo tra le braccia dell'allora vj di Mtv Andrea Pezzi, dopo un matrimonio-lampo (durato appena 75 giorni) con l'attore Massimiliano Virgili. La carriera di Claudia ha inizio sul palcoscenico di Miss Italia 1991 dove, raggiungendo le posizioni finali, cattura l'attenzione di Michele Placido che le propone una parte nel lungometraggio Le amiche del cuore, in cui indossa i panni di un'adolescente avida e arrivista.
Nel 1993 è la premurosa infermiera alle prese con i piccoli degenti di un reparto pediatrico romano, nella serie tv Amico mio.
Dodici mesi più tardi, la troviamo al fianco di Alain Delon nel film drammatico L'orso di Peluche.
Nel 1995, eccola debuttare in teatro diretta da Renato Giordano in Io e mia figlia.
Nei due anni che seguono, la giovane si cimenta nelle vesti della graziosa vicina di casa di Ovosodo, nonché in quelle dell'insegnante dedita in Auguri professore.
Il 1998 la consacra alla popolarità nazionale grazie al ruolo di Alice: cognata, confidente e, infine, compagna del dolcissimo Lele, il "medico in famiglia" interpretato da Giulio Scarpati, nell'adorabile sit com di casa RAI che ha tenuto incollati allo schermo milioni di telespettatori.
In questo periodo, l'attrice, per la sua bellezza acqua e sapone accomunata da un'inverosimile somiglianza fisionomica, viene paragonata alla star americana Neve Campbell.
Successivamente, le si posa Una farfalla nel cuore nella miniserie firmata da Giuliana Gamba e si immerge nel Piccolo mondo antico di Cinzia Th. Torrini.
Poi, si tramuta nel commissario Giulia Corsi nella fiction Mediaset Distretto di Polizia, parte per il Medioriente, intenta a svolgere una missione di pace, in Nassiryia - Per non dimenticare e si diverte in aula con I liceali di Lucio Pellegrini.
La Pandolfi ha un figlio - Gabriele - dal fidanzato, il cantante Roberto Angelini.
Claudia Pandolfi la via crucis della celebrità l'ha percorsa tutta, stazione per stazione: il concorso di miss Italia, i primi ruoli al cinema, la notorietà catodica da dieci milioni di telespettatori, i servizi sulla stampa rosa, il matrimonio in chiesa annunciato ai rotocalchi, la marcia indietro con tanto di lettera autografa al Corriere della Sera, i giri di pareri sui fatti suoi, i paparazzi scatenati per il suo amore, Andrea Pezzi, giornalisticamente caldo almeno quanto lei. Poi, giunta in cima alla scala vipparolmediatica, Claudia Pandolfi ha detto: «Basta così», senza per questo dimettersi da attrice e collezionista di milionate di spettatori. E senza rinnegare nulla di quel passato sotto le luci della ribalta gossipara. «Me ne assumo la responsabilità. Ho voluto io mettere in piazza gli affari miei, ballavo ma non era la mia festa. Sono stata fagocitata da cose che non mi piacciono, non mi rappresentano. Quando l'ho capito ho deciso di smettere».
Ora è alla Mostra dei cinema di Venezia, protagonista femminile di Lavorare con lentezza di Guido Chiesa (in concorso il 4 settembre, nelle sale l'8 ottobre), ambientato nella Bologna dei 1977, in cui interpreta un personaggio che la vicenda Battisti rende di grande attualità, un'avvocatessa dei Soccorso rosso (l'organizzazione di giuristi vicina alla sinistra extraparlamentare), fidanzata con uno dei fondatori della «mitica» Radio Alice. A quei tempi aveva solo tre anni. «Sapevo poco di quelle storie, me le ha raccontate Bifo che nel film recita un cammeo. Non mi sembra che da allora sia cambiato così tanto. Meno di due mesi fa ero a Roma, all'Astra, un. cinema occupato, per una rassegna di musica indipendente: è arrivato un gruppo di estremisti di destra che si èmesso a bastonare la gente. Dov'è la differenza? C'è stato solo un cambiamento materiale. E i fatti di Genova? Sembrano una fotocopia delle scene degli scontri a Bologna ricostruiti per il film». Non ha mai nascosto le sue simpatie per la sinistra. Ma certo Claudia Pandolfi non ha l'aria da pasionaria. Piuttosto, si porta appresso da sempre quella da persona normale, da ragazza come tante. Che, però, a differenza di tante, si è trovata addosso gli occhi di tutti e ne è uscita tutta intera. Normale, straordinariamente normale.
Quando, grazie al successo di Un medico in famiglia, lei per tutti gli italiani era Alice (esatto, come la radio di Bologna di cui si parla nel film), le toccò persino farsi intervistare su Visto da don Santino Spartà, per la serie I dieci comandamenti e i vip. Tema, «Non dire falsa testimonianza». Intervista pubblicata dopo il mancato matrimonio con Massimiliano Virgilii, ma raccolta alla vigilia della cerimonia con tanto di dilemma morale nell'occhiello: «Era sincera?». Se lo ricorda? «E chi se lo scorda? Allucinante. E stata un agguato. Non sapevo che avessero nascosto un fotografo nella stanza, credevo si trattasse veramente di una confessione. A quell'epoca ero molto religiosa, pensavo fosse un vero prete. Io parlavo con lui e non sapevo che sarei finita sul giornale». Un incubo. «Totale». Magari oggi ci ride pure su... «Ho ridimensionato tutto, ma no, a riderne proprio non ci riesco. C'è poco da ridere. Però mi assumo la responsabilità di aver voluto mettere in piazza gli affari miei. Ero io, non altri a farlo per me. Ora quel periodo è lontano, a parlarne mi sembra di parlare di un'altra persona». Lo chiamano il peso del successo. «C'è un livello di schizofrenia in questo mestiere che devi imparare a gestire. Io sono stata investita di un carico che non sono riuscita a sostenere».
Avevano scelto lei per il ruolo di fidanzata d'Italia. Citiamo a caso dai giornali dell'estate 1999. «Il caso più clamoroso dell'estate spiegato da uno psicanalista». «“Non mi pento di nulla”. E la Rai cattolica la santifica». «Prigioniera d'amore». Non scherzarono neanche nel 2000 a proposito della sua storia con Andrea Pezzi. La curiosità collettiva scatenata. Un'attenzione che stroncherebbe chiunque. Lei però sembra esserne uscita bene. «Il peso era troppo. Me lo sono tolto. Ho spento la televisione. Si misura tutto solo con quel metro, si parla solo di quello che sta in tv e io sono una che sta in tv. Per un po' ho sentito fortissimo il desiderio di scomparire. Ho fatto come si dice un passo indietro e sono stata fortunata. Con la calma tutto si aggiusta. Ho cominciato a fregarmene del giudizio degli altri. La paura di essere giudicata da chi ti conosce è terribile. Non ci puoi vivere».
Ora vive a Roma, ha un fidanzato musicista, Claudio Angelini, che parla di lei non nelle interviste, ma nelle canzoni. Nessuna notizia sul fronte della mondanità. «Ora sono Claudia che di mestiere fa l'attrice. Non mi capita di frequentare gente. Ho la mia vita che
non interessa a nessuno: ma tu dimmi, in prima pagina sul Corriere della Sera...». Paolo Virzì che l'ha diretta in Ovosodo ha detto «Bellina la Pandolfi. Ha un'aria sexy da morire ma in modo domestico». «Ha ragione. Forse è anche un complimento. A casa non ci si trucca, si parla senza filtri. Se mi si vede così mi fa piacere». Però da ragazza partecipò a miss Italia, belle contro belle. «Mi ci trovai un po' per caso e tutto mi sembrava assurdo. È servito anche quello, mi notò Michele Placido. Ero la più coatta, nel senso di più sanguigna, pescata fresca fresca dalla realtà, una ragazzina di 15 anni che andava in discoteca, che si vestiva come tutte». Magari la più carina di tutte. «La questione estetica non la sento molto. Non riesco a descrivermi, ho i lineamenti regolari».
Un aiutino dal bisturi tra qualche anno? «Ho vissuto da poco un'esperienza ospedaliera per una cosa da poco. Non mi farei mai operare per divertimento. Il bisturi è assurdo, qualcosa di alieno. Molte attrici si stanno deturpando. Perché lo fanno?». Il suo personaggio in Lavorare con lentezza è un'avvocatessa fresca di laurea. Lei e l'università vi siete prese e lasciate. «Mi ero iscritta a Sociologia, così tanto per farlo. Poi ho cambiato, ho cercato di capire se Psicologia mi interessava di più. Ho miseramente fallito... Mi sono rimasti dei libri». E tutto il resto.
Da Il Venerdì di Repubblica, 2 settembre 2004