Anno | 2024 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Cina |
Durata | 150 minuti |
Regia di | Peter Ho-Sun Chan |
Attori | Ziyi Zhang, Jiayin Lei, Chuan-jun Wang, Jackson Yee, Liying Zhao Mi Yang, Chengpeng Dong, Xian Li (II), Wei Fan, Zifeng Zhang, Yuchang Peng, Fang Ying, Yongjian Lin, Yu Zhang, Ting Mei, Sophie Zhang, Anna Kirke, Na Xie, Jianya Zhang, Yemang Zhou, Chunlei Kang, Xiang Xu, Siyu Zhou, Runxuan Liu. |
MYmonetro | Valutazione: 2,00 Stelle, sulla base di 2 recensioni. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 27 maggio 2024
Una donna viene accusata di aver ucciso suo marito.
CONSIGLIATO NÌ
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Shanghai, anni '40. Zhan-Zhou, casalinga, è accusata di aver ucciso il marito e di averlo fatto a pezzi. Dopo la sua confessione il caso sembra chiuso, ma le prove che emergono e i testimoni sembrano indicare un'altra verità. La confessione è infatti stata estorta da un commissario di polizia violento e il marito, scommettitore, ha più volte ridotto la moglie in fin di vita, spingendola fino a un atto estremo di legittima difesa. La questione diviene quindi di gender equality, di donne costrette a difendersi dagli abusi di maschi tossici, e Zhan-Zhou un simbolo di ribellione. Dopo la fine della guerra e l'insediamento del Kuomingtang, il caso viene riaperto e il quadro di violenze domestiche del marito è sfruttato in chiave politica.
Peter Chan, regista duttile che ha contribuito alla grandezza del cinema di Hong Kong e ha toccato il vertice di una lunga carriera con Comrades: Almost a Love Story, ritorna su un caso celebre della storia giudiziaria cinese.
La star Zhang Ziyi dà voce e corpo a Zhan-Zhou, sballottata e sfruttata durante gli anni in base ai cambiamenti di regime in Cina e relative opportunità politiche. Sotto l'occupazione giapponese il caso viene risolto sbrigativamente, ma sotto il nazionalismo di Chiang Kai-shek il tema della parità di diritti tra uomini e donne diviene un tema centrale, così come la volontà di ribaltare qualunque decisione assunta dal regime precedente. La libertà attraverso il lavoro per Zhan-Zhou arriverà solo con il maoismo, ma è durante gli anni del Kuomingtang che si concentra Chan, per evidenziare come una verità unica non esista senza essere sottoposta alle manipolazioni strumentali del potere. Zhan-Zhou, semi-analfabeta, sembra subire passivamente l'azione della storia, con tanto di giornalista proto-femminista che si interessa al suo caso (in una caratterizzazione macchiettistica di donna indipendente, che fuma una sigaretta dopo l'altra), mentre il suo caso diviene la notizia di cui tutti parlano. In parallelo alla ricostruzione della vicenda giudiziaria, infatti, Chan porta avanti il discorso della rappresentazione scenica del fatto attraverso il teatro e l'opinione pubblica. Tutti parlano di Zhan-Zhou e si fanno un'idea in proposito, senza che nessuno abbia mai ascoltato davvero quel che Zhan-Zhou avesse da dire. Quasi a prevenire tutto quel che sarebbe accaduto in seguito, e tenendo fede al suo ingenuo misticismo, Zhan-Zhou si è soprattutto preoccupata di fare a pezzi il marito e far sparire la sua testa.
Le persone non vivono in uno spazio e in un tempo astratto. Le loro vicende fanno parte di un movimento più grande, incrociano la storia collettiva, contribuiscono a determinarne un minimo, infinitesimale tratto, per poi dissolversi nel quadro. Per Peter Chan questo è sempre stato chiaro. Almeno sin dai tempi di Comrades, Almost a Love Story, il suo devastante capolavoro.