Una pregevole opera prima capace di intrigare e far riflettere sull’oppressione femminile in Iran. Presentato in anteprima all'International Film Festival di Rotterdam.
di Emanuela Bruschi
Farshad Hashemi ha centrato il segno con la sua pregevole opera prima. La storia parla di Mahboube, una donna sulla trentina, che a causa di ingenti difficoltà economiche affitta la sua casa per le riprese di un cortometraggio, sottoponendo inavvertitamente la sua vita privata al caos di una troupe cinematografica.
Me, Maryam, the Children and 26 Others da un lato, è una riflessione sulla natura del cinema e della sua capacità di catturare le complessità della vita quotidiana. Al tempo stesso, è un toccante film politico che, attraverso il racconto della libertà limitata di una donna, affronta una questione più ampia e del tutto attuale: l’oppressione femminile in Iran. Ma è anche un’opera giocosa e a tratti comica, sia nella forma che nel contenuto.