La storia di una giovane partigiana raccontata dalla vera protagonista ma non solo. In anteprima al BIF&ST e prossimamente al cinema.
di Giancarlo Zappoli
Flora Monti, divenuta staffetta partigiana a soli dodici anni, racconta la propria vita a partire dal momento in cui decise di accettare il pericoloso incarico di portare messaggi ai gruppi resistenziali che agivano sull’Appennino tosco-emiliano. Quando, nel 1944, arrivarono gli americani, per lei e la sua famiglia iniziò una nuova avventura che la portò, da sfollata, a Cinecittà.
De Polo non si limita (che comunque sarebbe già moltissimo) a raccogliere le sue testimonianze e ad aggiungervi del materiale di repertorio. Con l’aiuto di una dodicenne di oggi che, novella Flora, offre alle nuove generazioni riferimenti storici forse non noti, ci fornisce ulteriori elementi che poi un gruppo di attori, che indossano le maschere più cupe della commedia dell’arte, traducono in azioni efficacemente mimate.
Storie come quella di Flora andrebbero mostrate nelle scuole non per suscitare odio retroattivo (come qualcuno potrebbe in modo surrettizio obiettare) ma per ricordare quanto accaduto per farne tesoro per il presente e il futuro.