Vermeer - The Greatest Exhibition

Veermer (1632 - 1675) è stato un pittore dalla veloce fama e dall'approccio sofisticato nell'utilizzo dei colori, oltre che da una straordinaria resa della luce. Due elementi che lo hanno portato, ancora oggi, a essere riconosciuto come tra i grandi nel panorama della storia dell'arte internazionale. L'essere sofisticato non è un dettaglio che qui funge da incipit utilizzato casualmente: Jan Veermer ha rivoluzionato il modo di guardare la luce utilizzando tele di piccole dimensioni e soggetti che, ancora, non erano cosi in voga.

Il pittore olandese si concentra sul quotidiano: gli interni domestici, spesso intrappolati da angolazioni studiatissime e tratte da case private, sono gli ambienti di suo principale interesse.

I contesti chiusi dove i soggetti sono solitamente rappresentati da soli - per la maggior parte sono ritratte donne, dunque personaggi femminili - o, al massimo, in coppia, in dialogo o nel momento in cui stanno svolgendo un'azione che viene osservata sia dal fruitore del quadro, che dall'altro soggetto ritratto. Veermer si concentra sui piccoli dettagli e sulla scelta precisa di dipingere una parte di una stanza, o un'angolazione particolare, è un chiaro segnale di questa concentrazione attenta e voluta.

I gesti, le azioni quotidiane, il lavoro delle mani, gli ambienti di casa. Versare il latte; pesare un oggetto attraverso uno strumento del lavoro; scrivere una lettera; guardare fuori da una finestra. L'artista porta la narrazione dell'arte all'interno di piccoli episodi che, fino ad allora, non erano di interesse comune, né tantomeno universale. Eppure i passaggi classici Veermer li ha fatti, come dimostra questo documentario che racconta le singole opere che compongono la più grande mostra realizzata per l'artista e chiusa lo scorso giugno.

Si tratta di una grande retrospettiva aperta al Rijksmuseum di Amsterdam che mette in mostra, con minuziosa analisi di stile e tematiche, le opere di Veermer sin da giovane, dove i temi erano legati al mondo religioso, con ritratti e rappresentazioni di episodi della Bibbia, di cui alcuni particolari e sconosciuti come Santa Prassede (1655). Veermer, ritraendo una santa poco conosciuta, probabilmente già segnalava il fatto che, per la sua ricerca pittorica, non servivano soggetti famosi. Sempre tra i lavori giovanili: Cristo in casa di Marta e Maria (1656), Diana e le Ninfe (1654/55).

In questo importante dipinto, che il direttore del Rijksmuseum, Taco Dibbis, definisce di matrice derivante dalla scuola veneziana per via delle nuance di colore e il perfetto accostamento tra essi, si intravede la maestria nella resa della luce di Veermer, quel tratto stilistico che lo ha fatto passare alla storia. Qui la luce della luna è riflessa sulla pelle di Diana: è subito chiaro chi sia dunque il soggetto principale per via di questo delicato escamotage. La pelle sembra reale, tattile. Ricorda, qualche anno più avanti, ancora una carne femminile: quella della pelle della nota Lattaia (1658/1660), tra i più conosciuti dipinti dell'arte moderna. In quest'opera le luci e le ombre sono i principali narratori: spingono lo sguardo dell'osservatore verso i dettagli che vuole Veermer. Il braccio della donna ha delle gradazioni di rosa davvero tangibili: dal quello pallido, chiaro, - li dove il sole non si è mai posato -, fino al rossore della carne abituata al lavoro. Una finezza in un piccolo campo di lavoro del quadro.

Il film di David Bickerstaff procede attraverso queste raffinate descrizioni delle singole opere partendo dalle note vedute marine del porto di Delft - Veermer diventa ambito come paesaggista e documentatore della società dei suoi tempi - fino, appunto, alle opere dove vengono frizzati nel tempo i momenti quotidiani fatti principalmente da luce. Immagini che la camera da presa riprende con calma, leggerezza, e che fa accompagnare dai racconti di professionisti come la critica d'arte americana Rachel Campbel Jhonston e i curatori della mostra. Questi professionisti raccontano come Veermer, di famiglia borghese e commerciante di beni nel porto olandese, trovi subito l'accoglienza da parte dei collezionisti del tempo, in particolare dalla coppia di mecenati Pieter van Ruijven e Maria de Knuijt.

Veermer sperimentatore, attento ai dettagli - basti pensare all'opera forse più iconica, la Ragazza col turbante (1665) dove l'orecchino di perla l'ha resa immortale - e perfetto nella resa cromatica. Ha prodotto pochi lavori, circa 40/45 in totale, che si riscontrano nei musei del mondo. E ognuno di essi racconta una storia sospesa nel tempo. 