A trent’anni dalla morte, familiari, amici e collaboratori dell’impresario ne ricordano l’impresa ineguagliata. Gli aneddoti gustosi non mancano ma la volontà di ricordo e di tributo resta inerte e bidimensionale. Da lunedì 12 febbraio al cinema.
di Raffaella Giancristofaro
Simbolo dell’euforia e della rinascita economica postbellica italiana, La Bussola di Sergio Bernardini, a Focette, frazione di Marina di Pietrasanta, nel cuore della Versilia, ha avuto il primato di ospitare tantissime star nazionali e straniere e cambiato il gusto di diverse generazioni di frequentatori. Trent’anni dopo la morte del suo fondatore, scomparso nel 1993 in un incidente automobilistico, familiari, amici e collaboratori dell’impresario ne ricordano l’impresa ineguagliata.
Nato da un’idea di Mario Bernardini e Andrea Soldani - rispettivamente uno dei due figli dell’impresario e l’autore della regia televisiva del primo premio a lui dedicato - il documentario si stabilizza fin dai primi minuti su un tono celebrativo, appoggiandosi a un coro di svelti estratti di interviste, in una frammentazione estrema, una raffica di dichiarazioni enfatiche.
Gli aneddoti non mancano, come pure i flash (troppo rapidi) di alcuni concerti passati alla storia. La volontà di ricordo e di tributo resta tuttavia bidimensionale, inerte, come nell’immagine-cornice del grande tavolo ricoperto di locandine e palinsesti e circondato da riflettori.