Casablanca

Daniela, originaria di una famiglia borghese della Puglia, ha un passato legato all'alcolismo. Fouad, originario di Casablanca e figlio di un Imam, vive in Italia da dieci anni senza che gli sia stato dato una documentazione regolare. I due si incontrano in Umbria in modo casuale e nasce tra loro una relazione che attiva sentimenti di un'amicizia che si potrebbe trasformare in amore.

Adriano Valerio prosegue la sua riflessione sugli incontri tra persone il cui avvenire è incerto così come il loro passato.

Torna anche a riflettere sulle modalità con cui l'emigrazione influisce su tutti gli aspetti della vita. Se in Banat il suo protagonista lasciava l'Italia per cercare una realizzazione professionale in Romania, qui Fouad ha compiuto il percorso più classico che Valerio va a cercare di indagare con le armi proprie del documentario. Armi che necessitano di un'affilatura particolare: quella della sensibilità.

Perché se l'uomo venuto dal Marocco, affetto da una grave patologia alla mandibola, si dichiara combattuto tra il bisogno di avere documenti validi (che un matrimonio gli potrebbe fare ottenere) e il vero amore, anche Daniela non è da meno.

Porta allo scoperto, con pudore ma anche con grande chiarezza, quelli che definisce i propri demoni e lo fa mentre si sente in bilico e combattuta nei confronti di ciò che sente confusamente di provare per l'uomo che vuole aiutare.

La camera li segue da vicino, ne ascolta le parole e ne accompagna i silenzi con la consapevolezza di stare seguendo una vicenda in cui due persone si avvicinano anche perché una di loro ha bisogno di tornare alle proprie radici e non può farlo se non ha documenti.

Fouad è lontano dalla propria famiglia da un decennio e questa distanza non può essere colmata dalle videochiamate che sono comunque un elemento (seppur non sufficiente) di conforto. Entrambi conoscono il senso della solitudine e si dichiarano, più o meno apertamente, alla ricerca di un sostegno, di una parola amichevole, di un senso di partecipazione che per il marocchino in particolare non è facile da ottenere. L'incontro di queste due solitudini conduce verso un finale che spetta alla sensibilità dello spettatore se definire lieto oppure no. 