Anno | 2023 |
Genere | Documentario |
Produzione | Gran Bretagna, USA |
Durata | 285 minuti |
Regia di | Fisher Stevens |
Attori | David Beckham, Fisher Stevens, Victoria Beckham, Sandra Beckham, Eric Cantona Gary Neville, Geri Horner, Anna Wintour, Alex Ferguson (I). |
Tag | Da vedere 2023 |
MYmonetro | 3,25 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 13 ottobre 2023
Con filmati inediti, questa docuserie segue la fulminea ascesa di David Beckham dagli umili inizi alla celebrità del calcio globale.
CONSIGLIATO SÌ
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Vita e gesta di David Beckham. Dall'infanzia in un sobborgo di Londra ai primi passi da professionista; i trionfi e le sconfitte con il Manchester United e la Nazionale inglese; il trasferimento al Real Madrid dei Galácticos e poi a Los Angeles, fino al breve ritorno in Europa e alle nuove sfide dopo il ritiro. Nel mezzo, il matrimonio con la Spice Girl Victoria, i figli, e la fama planetaria.
La parabola umana e sportiva non solo di un grande campione, ma soprattutto del primo calciatore a diventare brand e icona globale di bellezza e stile.
Nell'agosto del 1996 David Beckham è uno dei giovani più talentuosi del campionato inglese e si fa conoscere al mondo con un incredibile gol da centrocampo. Indossa la maglia numero dieci del Manchester United che avrebbe presto sostituito con il sette. Il suo modo così unico di calciare il pallone, invece, non cambierà. Da quel momento i riflettori si accendono su di lui.
Pur vantando straordinarie doti (i cross perfetti per i compagni, il tiro, la visione di gioco...), Beckham non è stato il calciatore più forte della sua generazione. Altri campioni, come Ronaldo o Zidane, hanno lasciato un'impronta maggiore sul campo. Ma nessuno ha avuto lo stesso impatto nel sistema-calcio.
È stato il primo calciatore a diventare pop star e a cogliere il valore della propria immagine. Non un bello e dannato alla George Best, animo da rockstar maledetta, bensì un modello di 'genio e regolatezza', in campo con le traiettorie disegnate col pallone e fuori con i look sempre impeccabili. Il prototipo del calciatore-azienda, da cui sarebbe poi disceso Cristiano Ronaldo che, curiosamente, ne avrebbe ereditato il ruolo nel Manchester United.
I fan desiderano non soltanto giocare come Beckham ma pure essere come lui. E questa rivoluzione avviene in maniera naturale, conservando dietro l'aura da sex symbol la timidezza del ragazzo cresciuto in una famiglia dalle umili origini.
Il cinema lo evoca (Sognando Beckham, 2002), lui è al pari dei divi di Hollywood (dove finirà a giocare, da pioniere nel campionato americano): la sua immagine è sovrapponibile nella seconda metà degli anni '90 a quella del giovane e sbarbato Leonardo DiCaprio, con taglio di capelli a libro; all'alba del nuovo millennio, il look più maturo e rasato richiama quello di Brad Pitt. Da lì in poi non smetterà di sbizzarrirsi con le acconciature infastidendo talvolta il suo mentore e manager storico dello United Alex Ferguson, quasi un secondo padre per lui ai tempi del suo arrivo a Manchester.
La docuserie evidenzia come nel corso della carriera gli allenatori abbiano spesso avuto problemi con lui, accusandolo di non pensare abbastanza al calcio, nonostante Beckham abbia sempre dimostrato professionalità e avuto ottimi rapporti coi compagni. Quei contrasti riflettono piuttosto un conflitto generazionale, in cui i suoi allenatori esprimono una visione antica e incapace di comprendere quella nuova forma di mascolinità leggera.
Non sono mancati i momenti difficili, su tutti l'espulsione e la sconfitta contro l'Argentina ai mondiali del '98. Quel cartellino rosso lo trasforma nel giocatore più odiato d'Inghilterra. Eppure lui resiste, trattenendo le emozioni e riscattandosi sul campo. Vince la Champions League con il suo club, e un paio d'anni dopo segna per la Nazionale all'ultimo minuto il gol della qualificazione ai mondiali successivi. Su punizione, naturalmente.
Il regista Fisher Stevens, da buon americano, non conosce benissimo il calcio ma lavora sul piano psicologico, penetra nell'intimità di un carattere, alternando interviste e materiale d'archivio con intelligenza e ironia (è già cult il siparietto in cui Beckham smentisce le origini da 'working class' della moglie).
A emergere è anche la coppia David-Victoria, veri eredi di Carlo e Diana, con molta più coolness e complicità, nonostante qualche momento di crisi. È lei a soprannominarlo "Golden Balls", per la tenacia con cui ha saputo andare oltre le critiche, ma pure per la capacità di trasformare tutto in oro. Anche dopo aver appeso gli scarpini al chiodo, non ha perso il tocco da Re Mida, fondando una squadra a Miami e ingaggiando la più luminosa stella del calcio, Lionel Messi. Dopo oltre vent'anni, non abbiamo ancora smesso di sognare Beckham.