| Titolo originale | Wednesday |
| Anno | 2022 |
| Genere | Commedia |
| Produzione | USA |
| Regia di | Tim Burton, James Marshall, Gandja Monteiro |
| Attori | Jenna Ortega, Luis Guzmán, Catherine Zeta-Jones, Thora Birch, Hunter Doohan Georgie Farmer, Riki Lindhome, Jamie McShane, Moosa Mostafa, Emma Myers, Gwendoline Christie, Percy Hynes-White, Joy Sunday, Christina Ricci, Cezar Grumarescu, Islam Bouakkaz, Tommie Earl Jenkins, Georgia Goodman, William Houston, Murray McArthur, Fred Armisen, Olimpia Malai, Nitin Ganatra, Lucius Hoyos, Lachele Carl, Sophia Nomvete, Ichirô Yûki, Amanda Drew, Philip Rosch. |
| MYmonetro |
|
Condividi
|
Ultimo aggiornamento martedì 7 maggio 2024
Un supernatural mystery drama che si focalizzerà sugli anni trascorsi da Mercoledì Addams come studentessa alla Nevermore Academy. La serie ha ottenuto 3 candidature a Golden Globes, 2 candidature agli Emmy Awards, 1 candidatura a SAG Awards, 1 candidatura a Directors Guild, ha vinto un premio ai CDG Awards, ha vinto 2 Critics Choice Super,
|
CONSIGLIATO N.D.
|
Serie che riprende uno dei personaggi del celebre franchise della Famiglia Addams. Mercoledì, dal nome della protagonista, mescola insieme il mistery con il soprannaturale senza dimenticare una certa venatura comica e grottesca che da sempre accompagna le avventure delle creazioni di Charles Addams. La serie ambientata in un liceo privato racconta gli anni scolastici di Mercoledì con l'ausilio di un cast straordinario. A svilupparla su un'idea del geniale Tim Burton, il duo di Smalville, Alfred Gough e Miles Millar, affiancati dallo stesso celebre regista.
Una stagione che ci fa guardare altrove: alla diversità come metodo
Recensione
di Gabriele Prosperi
Mercoledì torna alla Nevermore tormentata da visioni che le rigano il volto di nero, mentre un nuovo delitto riapre i sotterranei segreti della scuola e di un manicomio dove si sperimentava sui reietti. Nell'ombra vigila il preside Barry Dort, tutt'altro che trasparente, mentre tutta la Famiglia Addams avanza al centro della scena: Pugsley si iscrive alla scuola, Mano e Fester diventano pedine decisive, e il passato di Morticia e Gomez presenta il conto.
Decisamente attesa (per ben due anni), la seconda stagione di Mercoledì spinge inevitabilmente a fare un paragone con il successo iconico della prima, come è facilmente riscontrabile in tutte le recensioni apparse online. Il punto, però - soprattutto per una seconda stagione - non è tanto se essa regga il confronto con la prima, ma cosa decide di mettere al centro.
L'esordio (nel 2022) costruiva l'icona pop di Mercoledì e ne capitalizzava l'appeal, con l'impronta gotica di Tim Burton, i costumi disegnati da Colleen Atwood, e soprattutto il ballo ideato da Jenna Ortega diventato trend globale su TikTok - associato a "Bloody Mary" di Lady Gaga e a "Goo Goo Muck" dei Cramps - che ha fatto esplodere gli stream e spinto la serie ai vertici delle classifiche Netflix.
Nel 2025 la serie sposta l'asse, assume il rischio di un tessuto più diseguale e scarta la monocoltura della protagonista per far respirare l'ecosistema Addams. La pubblicazione in due tronconi interrompe il binge naturale, ma la frattura formale diventa parte del discorso: un primo atto che assesta mistero e legami, e un secondo che, invece di chiudere in linea retta, apre laterali, cambia priorità, lascia entrare il caos come principio creativo. È la stessa grammatica dei disegni di Charles Addams - vignette autonome, scarti improvvisi, non-sequitur funzionanti - e dei successivi adattamenti televisivi (anni '60, '70 e '90) e cinematografici (i dittici degli anni '90 e '2020), oggi ancor più omaggiati con l'arrivo in cast - dopo quello di Christina Ricci - di un amatissimo Christopher Lloyd (già zio Fester nei film di Barry Sonnenfeld). Là, infatti, l'unità non nasceva dalla trama ma dal tono: un umorismo macabro che attraversava situazioni eterogenee senza addomesticarle.
Ecco, allora, che le scelte drammaturgiche di questa seconda stagione appaiono meno arbitrarie di quanto sembrino a una prima lettura. L'episodio di scambio di corpi tra Mercoledì ed Enid, ad esempio, non è (solo) una strategia per creare futuri meme, ma un laboratorio di caratteri: Ortega e Myers si specchiano l'una nell'altra, ribaltano i codici e rendono visibile che l'amicizia è, in fondo, un'educazione incrociata all'alterità. Il ritorno di Tyler, trattenuto tra residui di umanità e ferinità dell'Hyde, offre un contrappunto emotivo senza ricadere nel melodramma, con un arco narrativo che non ha lo scopo né di redimerlo, né di condannarlo. Lo stesso vale per Isaac Night, nato quasi per capriccio necromantico, e che si rivela poi antagonista concettuale: sottraendo i poteri agli outcast, mette a nudo il punto sensibile della comunità, la vulnerabilità strutturale di chi è diverso. Mano, da spalla comica, si prende un momento "eroico" che permane, anch'esso, proprio perché affidato a un personaggio senza volto né voce: una piccola etica dell'appendice che diventa corpo politico.
Sul piano visivo, la serie conferma il suo lessico: palette spenta che fa emergere il nero, scenografie ornate senza barocchismi gratuiti, gag secche al servizio del racconto. Quando l'impronta più burtoniana affiora, lo fa per innestare sul giallo scolastico un'inquietudine fiabesca, non per decorarlo ma per significarlo - recuperando forse il carattere più sarcastico e di critica sociale, di cui tanto le vignette di Addams, quanto i primi film del regista, erano intrisi.
Il sonoro sostiene i cambi di registro con discrezione, evitando l'inseguimento ossessivo del "momento virale", che aveva marcato il fenomeno della prima stagione. Difatti, anche l'ingresso di Steve Buscemi come preside Dort lavora in questa direzione: un'autorità opaca che tiene insieme istituzione e ambiguità, più che un cattivo di comodo. E la famiglia - finalmente - smette di essere un personaggio comprimario, anzi un mero cameo come nella prima stagione: Pugsley è un detonatore narrativo, Fester un corto circuito slapstick, Gomez e Morticia sono memoria vivente che grava sulle scelte della figlia.
Facilmente leggibile come uno scivolone qualitativo o dispersivo, la seconda stagione di Mercoledì è anzi caratterizzata da una discontinuità programmatica, che non possiamo che commentare (con molto piacere) come la volontà di restituire l'universo Addams alla sua natura mosaicale e reticolare. La coerenza non è la linea retta della trama, è la politica della differenza che la serie (e Tim Burton) rimette fortemente al centro. Le molte sottotrame sono funzionali a riportare il prodotto alle sue origini, e quindi a un racconto che non è mai stato a dominanza individuale. La stagione, infatti, afferma in più occasioni - e più che nella prima, dove la diversità diventava paradossalmente strumento di glorificazione e omologazione - che il valore non risiede nel talento singolare (e infatti Mercoledì perde per un tratto l'àncora dei propri poteri), ma nella comunità di anomalie che la circonda. Persino la presenza di Lady Gaga, potenziale calamita extradiegetica, viene ricontestualizzata come vettore di eterogeneità e camp, non come stunt promozionale: un innesto che amplifica la natura queer e composita del microcosmo Nevermore.
Non tutto ha lo stesso peso - alcune figure restano più funzione che persona, e l'ambientazione scolastica talvolta si trasforma in un fondale teatrale - ma la scelta di privilegiare il brusio polifonico al monologo dell'eroina è, oggi, il gesto più fedele allo spirito della fonte. Dove la prima stagione inseguiva (anche legittimamente) la scintilla pop, questa seconda preferisce un patchwork che mette alla prova la nostra idea di coerenza per farci guardare altrove: non alla protagonista come monumento, ma alla diversità come metodo.
È una stagione meno accomodante, certamente, ma è anche più Addams e, soprattutto, quel Burton che ci manca.
Firma Tim Burton, ma poco importa. La serie è prevedibile e si salva solo grazie a Jenna Ortega che offre un'interpretazione inedita
Recensione
di Alice Catucci
Mercoledì Addams è una studentessa del liceo dal carattere molto particolare. Ne è la prova il fatto che è molto meglio che nessuno si avvicini al fratello Pugsley, perché per difenderlo è capace di adottare soluzioni alquanto estreme. Proprio una di queste porterà i genitori, Morticia e Gomez, a iscriverla alla Nevermore Academy, scuola privata in cui hanno studiato loro stessi durante l'adolescenza. Inizialmente ostile, presto Mercoledì si trova a proprio agio, imparando a padroneggiare i suoi poteri psichici per sventare una serie di omicidi che colpiscono la cittadina che ospita la scuola...
Se non fosse per la sua bravissima protagonista, Mercoledì avrebbe davvero poco di salvabile, per via delle sue dinamiche narrative decisamente prevedibili.
È indubbio che Tim Burton sia un regista perfetto per raccontare un personaggio come Mercoledì Addams, primogenita della celebre macabra famiglia creata dalla matita del vignettista americano Charles Addams. Burton infatti dirige i primi quattro episodi della miniserie originale Netflix Mercoledì, spin off de La Famiglia Addams, e oltre a esserne produttore esecutivo, ne influenza ovviamente tutto lo stile visivo, muovendosi in un mood che gli è più che congeniale, data l'atmosfera mortifera che caratterizza la Famiglia e che è perfetta per Burton, che in fondo per le "famiglie Addams" in generale ha sempre avuto una grande passione.
C'è tutto Burton quindi, e c'è Cristina Ricci che con lui ha fatto Il Mistero di Sleepy Hollow e che è stata Mercoledì nella bella serie di film degli anni '90 di Barry Sonnenfeld, con protagonisti Anjelica Huston, Raúl Juliá e il meraviglioso Christopher Lloyd nei panni di Fester Addams. E ancora, c'è molto, troppo, Harry Potter, i cui film sono stati così curati che ogni dinamica che ne sembra un rifacimento (la Nevermore è davvero una Hogwarts a tutti gli effetti) è davvero destinata a perdere in partenza. C'è Mano ma soprattutto c'è Jenna Ortega, volto molto interessante del panorama cinematografico attuale, vista di recente in X: A Sexy Horror Story di Ti West.
Ecco, probabilmente Jenna Ortega è la vera forza di questa serie tv, perché la giovanissima attrice, classe 2002, restituisce un'ottima Mercoledì, divertente e inedita, animata da una giusta dose di ironia, cinismo e furia vendicativa. La Ortega si rivela quindi l'impalcatura che sorregge la nuova uscita di Netflix, che senza le performance attoriali in fondo non avrebbe granché di salvabile. Questo perché la piattaforma americana continua con le sue produzioni a muoversi in modo estremamente prevedibile, assecondando troppo esplicitamente i "click" e i gusti del pubblico. Ne è la prova il fatto che Mercoledì, con certi evidenti richiami al sopracitato Il Mistero di Sleepy Hollow, ha una parte narrativa horror-mistery che davvero non riesce nell'intento e questo perché il prodotto che ci viene offerto è esattamente ciò che ci aspettiamo.
E quindi ecco il teen ed ecco il mistero con una protagonista femminile forte e irriverente, e dal mix di questi elementi non può che fuoriuscire un prodotto molto simile a tutti gli altri e quindi più che prevedibile nei suoi snodi narrativi, con una conseguente e drammatica perdita di suspense. Non abbiamo forse visto tutti questi elementi nel recente The Midnight Club?
E poco importa che il regista dietro alla macchina da presa sia Tim Burton, da anni ormai artefice di prodotti "in serie" e di certo passare dalla Disney (con cui ha chiuso i contatti dopo essersi sentito come "ammaestrato in un circo" durante le riprese del live action Dumbo) a Netflix, non è proprio il massimo se si vuole tornare ad avere una propria unicità da autore. Ma a Tim Burton gli si vuol bene lo stesso sia chiaro, ci ha regalato tanto e siamo certi che ci regalerà altro ancora. È a queste dinamiche così piegate agli intenti commerciali che vogliamo un po' meno bene.
C'è poco da fare, quando si tratta di atmosfere Dark Tim Burton è un maestro.Questa serie che a prima vista poteva sembrare rivolta ad un pubblico giovane, in realtà ha tenuto incollato al video tutta la famiglia.Attendiamo con ansia la seconda serie