Quello di Theodore Melfi è un film tragico inframezzato da momenti comici, che affronta un tema complesso valorizzando Melissa McCarthy in un ruolo drammatico. Disponibile su Netflix.
di Simone Emiliani
Gli alberi giganteschi dipinti sulla parete all’inizio creano, contemporaneamente, un depistaggio e una continuità con quello che succederà nel corso del film. C’è infatti l’immagine di un’armonia familiare che verrà presto disintegrata. Al tempo stesso però l’immagine dell’albero diventerà un elemento narrativo fondamentale nel rapporto tra Lilly e lo storno nel giardino che rappresenta per la protagonista una ‘fuga dalla realtà’ e che ricorda, senza raggiungerne la profondità, quella tra il prigioniero condannato all’ergastolo interpretato da Burt Lancaster e il passero di cui si prende cura in L’uomo di Alcatraz.
In Il nido dello storno prevale il tono tragico, inframmezzato da brevi momenti comici (la protagonista che cerca di combattere lo storno con un gufo finto e poi con il casco da giocatore di baseball in testa), dove Melissa McCarthy mostra di sapersi confrontare anche con un ruolo drammatico e di trovare la giusta affinità con Chris O’Dowd; entrambi gli attori, tra l’altro, erano già stati diretti da Theodore Melfi in St. Vincent, il primo lungometraggio del regista.
Il nido dello storno però è anche l’esempio un cinema solido, di mestiere, che non abusa dei flashback ma, anzi, riesce a valorizzarli. Quello di Lilly e Jack distesi mentre guardano i fuochi d’artificio è un momento, pur brevissimo, di immediata intensità nel modo in cui mostra ciò che resta della felicità.