Il film convince di più dei sequel del franchise. Manca però ancora qualcosa per rendere grande la saga. Al cinema.
di Andrea Fornasiero
Un bambino sfugge alla squadra di assassini che ha ucciso suo padre. Vent'anni dopo lo ritroviamo con il nome Snake Eyes in gabbie per combattimenti senza regole, dove sconfigge ogni avversario. Qui lo avvicina Kenta, un boss della yakuza, con un'offerta che non può rifiutare: scoprire la verità sugli assassini del padre. Lavorando per lui, Snake Eyes si avvicina a Thomas della famiglia Arashikage, a cui salva la vita. Ottiene così la possibilità di entrare nel clan... a patto che superi tre prove, l'ultima delle quali mortale. Nel mentre alza la testa anche l'organizzazione terroristica Cobra, in particolare la sua bella e letale Baronessa.
Dopo i deludenti precedenti del franchise, è tempo di reboot e si punta tutto sui ninja. Per quanto ne venga un film più compiuto, Snake Eyes: G.I. Joe - Le origini finisce però per mancare la grandeur di una storia internazionale.
Concentrarsi sui ninja della serie (che hanno sempre funzionato bene) è certo stata una buona idea, ma la seriosità mal si sposa a personaggi che si chiamano “duro maestro”, “occhi di serpente”, “ombra della tempesta” e addirittura Scarlett O'Hara – come la Rossella di Via col vento. Solo nei fumetti possono passare dall'azione al melodramma e ritorno senza colpo ferire, mentre per realizzare un miracolo simile al cinema serve quantomeno maggior ironia.
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