Maid

Ispirato alle memorie di Stephanie Land (autrice del bestseller "Domestica: Lavoro duro, Paga Bassa, e la voglia di sopravvivere di una Madre"), la miniserie Netflix racconta la storia della giovane Alex (Margaret Qualley), una ragazza di 23 anni che decide di fuggire dalle angherie del marito nei suoi confronti, un ragazzo alcolizzato sempre più pericoloso che sta rovinando l'ambiente famigliare e la serenità della loro figlia di due anni, Maddy. La ragazza dovrà però fare i conti con le amare conseguenze della sua decisione: cosa significa ricominciare daccapo senza un penny in tasca e senza alcuna assistenza efficace? Compresa quella della madre Paula (Andie MacDowell), donna tanto ricca emotivamente quanto problematica per via del suo bipolarismo. La ragazza dovrà così vedersela con i dedali burocratici che l'assistenza sociale americana prevede per avere sussidi e soprattutto con la costante assenza di denaro, malgrado inizi una nuova attività lavorativa, quella di donna delle pulizie. Un lavoro che sembra essere insufficiente a mettere il pane in tavola ma che forse nasconde il segreto per risollevarsi dalla propria condizione.

La miniserie in dieci episodi di Molly Smith Metzler guarda ad alcune produzioni, soprattutto del primo decennio degli Anni Duemila, focalizzate sul racconto della povertà nel tessuto sociale americano, con particolare attenzione allo status delle donne in un contesto dominato dall'uomo e dalle distinzioni di classe.

In questo senso Maid attualizza la condizione esistenziale rappresentata da Elliot Page nel ruolo di Juno (Juno, Jason Reitman, 2007), ricondizionando gli elementi di una commedia drammatica e infarcendoli questa volta di una profonda critica ai rapporti coniugali che, forzatamente, sono imposti alle donne, a prescindere dalla classe di appartenenza o dal background.

Maid traduce appieno questa condizione nelle sue quasi dieci ore di narrazione: le persone attorno ad Alex sono persone non benestanti, ciononostante la loro condizione di povertà non agisce negativamente sulle loro vite. Sean, il marito, vive la condizione che deriva dal suo passato, sicuramente problematico a causa di una madre tossicodipendente, ma il suo stato psicologico non è dubbioso, il male che potrebbe perpetrare non è ancora avvenuto e le sue azioni non sono ancora punibili; la madre Paula è forse la donna più felice al mondo, incapace di comportarsi responsabilmente ma allo stesso tempo con una linfa vitale e una felicità folle nei confronti di ciò che la circonda.

Il suo bipolarismo non è un problema, è semplicemente un dato di fatto, il che rende l'interpretazione di Andie MacDowell una delle sue migliori performance. L'attrice è anzi capace, per l'intera durata della miniserie, di muoversi su più stati d'animo con una semplicità e una totale aderenza alle differenti e immediate personalità che caratterizzano il suo personaggio, da lasciare sconcertati e incapaci di decidere se Paula sia un ostacolo o un aiuto, una donna da amare o da odiare, donando allo spettatore la sola possibilità di apprezzare la poesia narrativa, tremendamente realistica, di questo personaggio.

La condizione di partenza di Alex è segnata dal suo passato, da una famiglia rotta, da emozioni frantumate i cui cocci si riescono a raccogliere solo ora, nel momento in cui si intravede la causa della medesima rottura nella sua vita, questa volta con il rischio di rendere vittima la piccola Maddy. Il viaggio di Alex è così un atto di liberazione costante, dapprima dal marito violento, quindi da un passato nebuloso, da un padre ambiguo, da una madre troppo assente e contemporaneamente troppo presente, e soprattutto dalle strette maglie di un sistema sociale che sembra costringere l'individuo in una posizione predeterminata.

In Maid troviamo così una matura lettura delle difficoltà che una donna può affrontare in America se lasciata da sola a occuparsi di se stessa e della figlia; ma la critica esposta in questa miniserie non si limita a una dimensione locale, è semmai facilmente applicabile anche a simili condizioni di povertà e disagio presenti su tutto il territorio occidentale. Ciò che pesa, più che un sistema burocratico fallace e lacunoso, è un passato storico, una memoria condivisa, uno status quo in cui il rapporto tra uomo e donna è sempre squilibrato. Nel corso degli episodi Alex confermerà quanto sia pericoloso rimanere vicina al marito, e contemporaneamente scoprirà come tutto, tutti e tutte sembrano agire affinché lei non possa allontanarsene. Maid ha il merito di mettere sotto il riflettore ciò che di solito rimane dietro le quinte: la scontatezza di un predominio, l'insostenibile leggerezza del sessismo, l'ordinario abuso emotivo nei confronti del femminile.

In un certo senso anche Alex dovrà abusare degli altri: lavorando di casa in casa, con una paga irrisoria e un'urgenza scandita dalle spese, sempre insostenibili e urgenti, Alex troverà un senso e una via di fuga. Le case da lei pulite diventano man mano delle storie, dei racconti a se stanti di persone che lei osserva attraverso le loro dinamiche, pulendo gli oggetti che usano, leggendo la disposizione dei mobili nell'ambiente. Se inizialmente l'osservazione è una via di fuga dai propri problemi personali - come d'altro canto spesso noi ci ritroviamo a fare con una serie o un film - presto questi racconti diventeranno insegnamenti, dolori da cui ripararsi, esperienze d'amore da imitare, finché non rimarrà che una lezione da apprendere: pulire via il passato e costruire un presente lasciando la zavorra di ciò che è stato. 