Anno | 2021 |
Genere | Documentario |
Produzione | Vietnam, Messico |
Durata | 64 minuti |
Regia di | Eva Cadena, Tin Dirdamal |
MYmonetro | Valutazione: 2,50 Stelle, sulla base di 1 recensione. |
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Ultimo aggiornamento sabato 4 dicembre 2021
Un padre e una figlia attraversano il Vietnam per andare a trovare un vecchio amico.
CONSIGLIATO NÌ
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Per raggiungere un amico ricoverato in un ospedale psichiatrico in seguito all'omicidio di una donna, il regista messicano e protagonista Tin Dirdamal intraprende un viaggio in treno dal Vietnam del Nord a quello del Sud. Millesettecento chilometri, su vagoni popolari e popolati dell'umanità più varia, che riprende con la sua digitale. Lo accompagna la figlia, una bambina di otto anni, alla quale è affidata la narrazione in voce off (che alterna inglese e spagnolo) del film.
Quella di muoversi è una necessità impellente del filmmaker autodidatta, per trovare un senso al comportamento dell'amico ma anche ritrovare un equilibrio di padre nella confusione che l'episodio ha generato in lui.
Lungo il tragitto, si moltiplicano le riflessioni sparse sulla natura dei luoghi attraversati, il significato del tempo e dell'empatia tra individui e popoli. Viene evocata ma non ripresa la tribù isolata dei Ruc, detentrice di un fuoco perenne che sarebbe condizione per la sopravvivenza stessa dell'umanità; ci si avvicina e si attraversa il territorio più bombardato di tutto il pianeta Terra, in corrispondenza del diciassettesimo parallelo, in un movimento in tre tappe tra Hanoi e Quang Tri.
Secondo episodio di una quadrilogia dal titolo "Light and Beginning of Future" (La luce e l'inizio del futuro), il film è girato, come si apprende dai titoli di testa, secondo i canoni dell'Hanoi Dogma: due anni dopo la prima proiezione pubblica, il film non potrà mai più essere mostrato. L'uso di girato preesistente, il plagio e il furto di idee sono incoraggiati all'interno del gruppo. Ogni film è un progetto che riguarda una sola persona, non esiste una troupe; lo stesso gruppo e le sue regole scompariranno nel giro di dodici mesi. Da queste indicazioni iniziali si può già desumere l'estetica scarna e radicale del film presentato al Torino Film Festival 2021 nella sezione TFF Doc /Incubator: girato quasi interamente a bordo di treni, senza artifici di luce, in assenza di tagli e di identificazione di chi tenga la macchina da presa, si avvale di un commento a due che suona più come un dialogo filosofico che una traccia narrativa.
La giustapposizione di immagini di fonti diverse, non immediatamente identificabili, ammanta di mistero questo lungometraggio enigmatico. Non resta che abbandonarsi al flusso di parole della voce over femminile - antinarrativa, episodica, suggestiva - e alla libera associazione di immagini per tentare l'accesso a un'indagine sia geografica che esistenziale e allo scambio di ruoli tra adulto e bambina. Muoversi a tentoni, come in una parabola buddista, nell'oscurità del titolo.
Secondo episodio di una quadrilogia dal titolo "Light and Beginning of Future" (La luce e l'inizio del futuro), il film è girato, come si apprende dai titoli di testa, secondo i canoni dell'Hanoi Dogma: due anni dopo la prima proiezione pubblica, il film non potrà mai più essere mostrato.
L'uso di girato preesistente, il plagio e il furto di idee sono incoraggiati all'interno del gruppo. Ogni film è un progetto che riguarda una sola persona, non esiste una troupe; lo stesso gruppo e le sue regole scompariranno nel giro di dodici mesi.
Da queste indicazioni iniziali si può già desumere l'estetica scarna e radicale del film presentato al Torino Film Festival 2021 nella sezione TFF Doc /Incubator: girato quasi interamente a bordo di treni, senza artifici di luce, in assenza di tagli e di identificazione di chi tenga la macchina da presa, si avvale di un commento a due che suona più come un dialogo filosofico che una traccia narrativa.