Tolo Tolo

Ne sono uscito con il record di delusione. Il film, diciamolo subito, non fa ridere come gli altri. Anzi, fa ridere poco.
Ma è anche fastidioso nello svolgimento: disordinato, sfilacciato, con frequenti inserzioni svianti. Molto lontano dall'efficace ritmica narrativa e dalle trovate scoppiettanti dei precedenti. Zalone ci prova, ma stavolta strappa a stento qualche sorriso.
Ora il problema non è, a mio avviso, un film poco riuscito. A questo proposito ci si domanda soltanto se sia davvero convenuto a Luca Medici rompere il sodalizio artistico col suo regista Nunziante e cimentarsi direttamente con la macchina da presa. Come ci si chiede anche dove sia la mano tanto sbandierata (e in realtà impercettibile) di Paolo Virzì come co-sceneggiatore.
Il problema sta invece nel profluvio di complimenti e di consacrazioni che si leggono in giro sul film. Giustificare il minor divertimento con un approccio più satirico e riflessivo lascia il tempo che trova: se a un film comico manca la risata, alla riflessione politica di Zalone preferisco quella di un intellettuale vero. Perché se non diverte, il comico non ha comunicato nulla. Ha fatto solo cilecca.
Detto questo, va reso omaggio a Luca Medici di alcuni intenti positivi. Il film propone un messaggio solidale con l'immigrazione, vuole rompere meritoriamente il tabù del politically correct, ironizza su incompetenze e slogan populisti. Tutto apprezzabile, anche se lo spunto buono lascia la netta sensazione di una bella occasione mancata.