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Tutto l'oro che c'è, un film che vive di pura e attiva contemplazione

Cinque spunti narrativi paralleli per un'immersione totale nelle meraviglie del Parco del Ticino. Presentato al Torino Film Festival 2019 e prossimamente al cinema.
di Raffaella Giancristofaro

lunedì 25 novembre 2019 - Torino Film Festival

Nei boschi e sulle rive del fiume Ticino, tra Lombardia e Piemonte, cinque uomini di età diverse esplorano il territorio, ognuno a modo proprio, in quasi totale assenza di parola. Un cacciatore di frodo si aggira tra gli alberi con il suo cane e il fucile in spalla, in cerca di selvaggina. Un ragazzino scala gli alberi con le corde e gioca a riconoscere piante e animali. Un anziano contadino pescatore attraversa il fiume e ne setaccia pazientemente il greto con attrezzi antichi. Un naturista solitario si gode il sole e la libertà del corpo nudo, in attesa della possibilità di altri corpi. Un carabiniere in impeccabile divisa nonostante il caldo si aggira tra ruderi invasi dalle piante, raccogliendo indizi fotografici di un'indagine che rimane misteriosa.

Un'immersione totale, quasi un abbandono, ma a sensi ben accesi, nel paesaggio del Parco del Ticino, preziosa riserva naturale e universo calato in una temporalità sui generis.

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