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Ultimo aggiornamento sabato 9 aprile 2022
Le barzellette di un gruppo di amici prendono vita in un mondo surreale. In Italia al Box Office Non ci resta che ridere ha incassato nelle prime 2 settimane di programmazione 47 mila euro e 35,9 mila euro nel primo weekend.
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CONSIGLIATO NÌ
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Una serie ininterrotta di barzellette collegate tra loro da un ragazzo che corre e da spettatori in un cinema. Dopo circa novanta minuti di proiezione nascono inevitabilmente alcune domande. La prima ( e la più fondamentale) è perché un attore apprezzato come Alessandro Paci che può vantare una carriera di tutto rispetto ha deciso di realizzare un film che è un deja vu a partire dal titolo? Perché andare a prendere in prestito, modificandolo, il titolo del film che vide insieme Roberto Benigni e Massimo Troisi non è il massimo dell'originalità?
Ma questo non è che l'inizio perché già nel 2004 era uscito nelle sale un film che si intitolava giustappunto Le barzellette che, rispetto a questo, aveva almeno il merito di aver assemblato un cast di buon livello a partire da Gigi Proietti.
Qui invece dopo Paci c'è una serie di interpreti che fanno leva sulla naturale comunicativa dei fiorentini senza andare troppo più in là. Ceccherini a parte a cui viene affidato il ruolo parablasfemo di Gesù. Se a questo si aggiunge che un'ampia percentuale di barzellette proposte è ormai abbondantemente usurata dal tempo si può comprendere come l'operazione fatichi a trovare un senso compiuto. Anche perché il tormentone dei Carabinieri, oltre che risalire probabilmente ai tempi di fondazione della Benemerita nonché essere stato più che ampiamente sfruttato al cinema, diventa stucchevole evidenziando in negativo la presenza della ripetitività che un tormentone ha insita ma che dovrebbe venir sfruttata in suo favore.
C'è poi il personaggio che corre e che fa ogni tanto la sua apparizione. Lo spettatore malizioso potrebbe pensare che, come in un horror movie, stia cercando di fuggire dallo schermo. Invece vuole solo completare la sua corsa per pronunciare una delle battute più deboli di un film in cui le battute deboli non si fanno certo desiderare.
uno dei peggiori film della storia del cinema. E' vero, ci sono altre commedie cosi' brutte, cosi' recitate male e con battute anche piu' triviali, ma , almeno qualche volta si ride. Qui', nonostante tutti i difetti elencati, il peggiore difetto e' che non si ride, MAI!
nulla si salva in questo filmetto inguardabile diretto male e recitato peggio. Paci è riprovevole, Ceccherini si vede che non ha voglia. Il resto degli "attori " sarebbe bene che facessero altro.
Non può essere classificato film anche perché non lo è, sono tutti sketch di barzellette, a parte che le barzellette sono ridicole ma soprattutto male interpretate. un gruppo di scout al fuoco di bivacco sicuramente sanno recitare e interpretarla meglio. consiglio la visione solo x rendersi conto della ridicolarità del cosiddetto film.
Classificarlo di serie B è già un complimento questo film. Ci sono imprecisioni di regia e il montaggio non è il massimo. Al di la di questo il film è carino per passare una serata in famiglia. Barzellette nuove e altre riviste.
Ci avevano già provato i fratelli Vanzina nei 2004 con un film intitolato proprio Le barzellette. Impresa ardua annodare in un'ora e mezzo una serie ininterrotta di freddure, senza un filo conduttore. Riecco ora l'eterno goliardo toscano Alessandro Paci con una sfilza di storielle tra preti, suore, medici, carabinieri e via dissacrando. Certo si ride spesso, ma quante parolacce e, ahinoi, che cattivo [...] Vai alla recensione »
Ho sperato che Garrone, scegliendolo per Il racconto dei racconti, rendesse finalmente giustizia a Massimo Ceccherini, che potesse far brillare la sua espressività importuna e violenta, capace di scompigliare un paesaggio di anonimi profili ammaestrati. Invece lo ha relegato a poco più che una comparsa. La "spalla" storica, Alessandro Paci, lo ha coinvolto ora nel suo progetto "transmediale" di aggiornament [...] Vai alla recensione »
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