Titolo internazionale | Magari (If Only) |
Anno | 2019 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Italia, Francia |
Durata | 99 minuti |
Regia di | Ginevra Elkann |
Attori | Riccardo Scamarcio, Alba Rohrwacher, Milo Roussel, Ettore Giustiniani, Oro De Commarque Céline Sallette, Brett Gelman, Benjamin Baroche, Florinda Bolkan, Giovanni Visentin, Daniele Vicorito, Luigi Catani, Pio Luigi Piscicelli, Greta Esposito, Claudio Valentini, Fiorella Bucci, Martina Lamperini, Silvia Salvatori, Fulvia Patrizia Olivieri, Letizia Spigoni, Roberto Alfano, Emanuela Canfora, Giuseppe Gravina, Vincenzo Di Lauro. |
Distribuzione | Bim Distribuzione |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,03 su 25 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 11 maggio 2021
Un delicato racconto di formazione, a metà tra autobiografia e racconto universale. Il film ha ottenuto 2 candidature ai Nastri d'Argento, 2 candidature a David di Donatello, In Italia al Box Office Magari ha incassato nelle prime 12 settimane di programmazione 12,4 mila euro e 25 mila euro nel primo weekend.
CONSIGLIATO SÌ
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La madre è francese ed è una fervida cristiana ortodossa, il padre - separato - è italiano ed è uno sceneggiatore di scarso successo, squattrinato e donnaiolo. I tre fratelli - Seb, Jean e Alma - vogliono bene a entrambi e vorrebbero che i genitori tornassero insieme, ma intanto, prima che la madre si trasferisca in Canada, trascorrono un po' di giorni con il padre e la compagna Benedetta in una casa al mare fuori Roma.
Sintonizzarsi o meno sulla lunghezza d'onda di Magari, debutto nel lungometraggio di Ginevra Elkann, è prima di tutto una questione di feeling, di comune sentire.
Non è dato sapere con precisione, e in fondo pochissimo importa, quanto ci sia di autobiografico nello sguardo che la regista posa su una famiglia divisa. Si tratta di seguire il ritmo del racconto, di adottare il punto di vista di una bambina; di accettare, in sostanza, la lettura che Magari propone, fermamente convinto che dentro ognuno di noi alberghi una parte di quell'esperienza, di quella mancanza affettiva maturata nei primi anni della nostra vita e destinata ad accompagnarci nel prosieguo della stessa, instillando paure inaspettate.
Elkann ci invita a lasciarci andare, a mescolare il ricordo e l'effettivamente esperito a quel che abbiamo puramente sognato, o magari modificato ad arte. Proprio alla maniera di Alma, la minore di tre fratelli, che immagina a occhi aperti coppie di sposi dai volti mutevoli - quelli di papà e mamma, ma non solo.
Elegiaco senza essere retorico, nostalgico senza mai rasentare lo stucchevole, Magari ha il duplice dono di dimostrare in ogni frame la sua italianità, senza che il retaggio di questa incida negativamente sullo stile della regista. La direzione degli attori sorprende per il grado di fiducia evidentemente instauratosi tra la regista e interpreti esperti, come Riccardo Scamarcio e Alba Rohrwacher: il primo, in particolare, non è mai stato così spontaneo e istintivo, nel senso migliore del termine, di fronte alla macchina da presa. Inoltre la scena della partita di pallone sulla spiaggia o quella in cui la famiglia in auto si ritrova, per un attimo, a condividere la gioia di una canzone - "Se mi lasci non vale" di Julio Iglesias - rappresentano riprese così calligrafiche e rispettose di stilemi noti del cinema italiano - Salvatores la prima, Moretti la seconda - da esternare senza ambiguità la propria natura derivativa.
Senza un'ombra di malizia. Il cinema italiano ha bisogno di questo deficit di malizia, di inseguire la semplicità delle storie e la complessità degli affetti, lontano dal cinismo e dall'esibizionismo della nostra era "sociale". Forse è anche per questo, oltre che per il mero dato autobiografico, che Elkann si rifugia negli anni delle macchine da scrivere, mentre L'uomo da sei milioni di dollari e il primo Vacanze di Natale passano incessantemente in tv. Per arrendersi alla nostalgia di un'epoca in cui l'uomo non era obbligato a rendersi sempre reperibile e poteva staccare, evadere; in cui scrivere lettere dense di significati era la prassi; in cui un semplice Gameboy poteva racchiudere un mondo, e servirsi della fantasia per completare a piacere l'esperienza. Seppur non privo di qualche tentennamento - pienamente comprensibile, trattandosi di un debutto - Magari rappresenta l'affermazione di una nuova voce del cinema italiano, che appartiene a una generazione pronta a fare tesoro dei recenti exploit internazionali di Alice Rohrwacher (a cui rimanda, per lo sguardo posato su una famiglia nomade che si riaggrega) per costruire, su queste fondamenta, un nuovo e più personale linguaggio, intriso di realismo e della magia che si nasconde nelle piccole cose quotidiane.
“Magari” è un film garbato che riproduce la realtà famigliare di una agiata famiglia borghese. Come poteva non esserlo dato che è diretto e scritto (con Chiara Barzini) da una Agnelli? Ginevra Elkann infatti è la figlia di Alain Elkann e Margherita Agnelli, a sua volta figlia dell’Avvocato e della principessa Marella.
seppure mi è sembrato autobiografico per la regista il film resta didascalico,asettico per certi versi,recitato con freddezza....
il film nel complesso è godibile, recitato bene, il racconto fila liscio, eppure il giorno dopo non ricordavo nulla...
Buoni sentimenti e vissero tutti felici e contenti. La filosofia di ogni fiction di successo applicata al cinema da una regista chiaramente abituata a fattori imprenditoriali. Si salvano l'incipit e l'epilogo, in mezzo una vagonata cafona di retorica.
Ne avevo letto positivamente su più parti ma non ho trovato niente di quello che mi aveva spinto a guardare il film. Difficile comprendere come una regista con questo cognome non realizzi film su qualcosa di più interessante e spinoso che riguardi la sua famiglia. Film bello? Magari!
I bambini ci guardano spesso, nel cinema italiano, e Magari segue uno schema classico, con la voce narrante della protagonista e i segni dell' epoca (il film è ambientato a fine Anni 80). Tre bambini dell' alta borghesia vengono affidati per due settimane al padre (Scamarcio), regista fallito e viveur, che non vedono da un anno, dalla madre che si è convertita alla religione ortodossa a causa del nuovo [...] Vai alla recensione »
Scelto come apertura della 72ma edizione del Festival di Locarno, Magari è il debutto nella regia di Ginevra Elkann, la trentanovenne discendente della dinastia Agnelli figlia di Margherita e di Alain Elkann. La trama è quella di un classico racconto d'iniziazione, osservato con gli occhi di una bambina di nove anni, Alma; e se i personaggi non "vestono alla marinara" (l'azione è ambientata negli anni [...] Vai alla recensione »
«Si dice sempre», come scrive Walter Siti nel suo ultimo romanzo (La natura è innocente - Due vite quasi vere, Rizzoli), «che gli adolescenti sono spensierati, ma se c'è un'età in cui si è indaffaratissimi di testa è proprio l'adolescenza - una vita da inventare, la sensazione di doversi assumere subito degli impegni senza sapere a chi dare fiducia».
È un'immersione nel ricordo, Magari, il film d'esordio di Ginevra Elkann presentato lo scorso anno a Locarno e ora disponibile in streaming gratuito su RaiPlay, dopo aver mancato l'uscita in sala a causa della pandema di COVID-19. E in quanto tale, vive nella malinconia, nell'autobiografismo, nell'imperfezione e nella distorsione. Quello che la Elkann ci racconta, non è infatti nulla più che il suo [...] Vai alla recensione »
Ci sono le giacche a vento Moncler da omino Michelin e gli enormi moonboots da neve, "Se mi lasci non vale" di Julio Iglesias (purtroppo cantata tutti insieme in automobile) e Christian De Sica cicciottello in tv, i motorini "Ciao" e i braccialetti Scooby doo. Naturalmente spunta anche una Jeep Cherockee, modello ante-Fca. Il tutto per restituire l'aria del tempo, essendo la vicenda ambientata negli [...] Vai alla recensione »
Seb (il più grande, l'adolescente), Jean (il medio, con problemi di salute non semplici) e Alma (la più piccola, la "narratrice" della storia) sono tre fratelli inviati dalla madre (oggi risposata e fervente ortodossa) che abita in Francia, all'ex marito, che sta a Roma, sogna di fare il regista, senza averne probabilmente le qualità, e convive con la propria sceneggiatrice.
La ragazzina, figlia di genitori separati, sogna il matrimonio. Non il suo. Di chiunque (e ogni volta se li immagina: in posa, abiti e decorazioni adatti). Magari della madre "sempre innamorata di qualcuno o qualcosa", quel tipo di amore che comporta un drastico e repentino cambio di abitudini. Con il primo marito faceva l' artista. O si è fidanzata con un certo Pavel, di religione ortodossa, e "fa [...] Vai alla recensione »
Un secondo esordio porta alla ribalta «Magari», l' opera prima di Ginevra Elkann che inaugurò suscitando qualche mugugno il festival di Locarno dell' anno scorso a causa del nome della regista e co-sceneggiatrice. Saremmo ipocriti a non considerare, per così dire, avvantaggiato l' esordio della terza dei nipoti di Gianni e Marella Agnelli, nati dal matrimonio di Margherita con Alain Elkann (in seguito [...] Vai alla recensione »
Una madre francese di fede russo-ortodossa è separata da un padre italiano (sceneggiatore e donnaiolo) e ha tre figli che sperano «magari» di rivedere i genitori insieme. La donna sta per andare in Canada e i ragazzi trascorrono qualche giorno con l' eccentrico papà e la sua compagna, in una casa fuori Roma. Il tutto firmato dall' esordiente Ginevra Elkann, nipote di Gianni Agnelli, sorella di Lapo [...] Vai alla recensione »
Fra i tentativi di rianimare la tradizionale commedia sentimentale italiana, il film di Ginevra Elkann ricopre senza dubbio un posto di grande rilievo. Diretto con mano felice e sicura, Tutti Insieme-Magari riverbera di echi nobili - inevitabile non pensare certe atmosfere francesi (e non solo per gli inevitabili richiami narrativi) - riuscendo a declinare informe originali il mal di vivere di una [...] Vai alla recensione »
Tre fratelli, Seb, Jean e Alma, lasciano Parigi d'inverno, dove vivono con la madre Charlotte, fervente cristiana ortodossa, e con il suo secondo marito, per andare in una casa al mare fuori Roma dove, prima di trasferirsi in Canada, trascorreranno qualche giorno con il padre italiano, Carlo, un artista squattrinato e scapestrato, alla continua ricerca del suo primo film e incapace di accudire i figli, [...] Vai alla recensione »
Esordio con stile per Ginevra Elkann, che nell'opera prima Magari, già in Piazza Grande a Locarno e a Torino, rielabora ricordi della sua infanzia (ma non solo) in una commedia dolce e malinconica dai toni estremamente calibrati, che cattura e affascina lo spettatore. Al centro della vicenda tre ragazzini: Seba, Jean e la piccola Alma. Figli di genitori divorziati, hanno una mamma che vive a Parigi [...] Vai alla recensione »
Un ritratto, una visione di felicità. Istantanee di nozze. L'immagine di due persone che si stanno sposando sull'altare. Che guardano in macchina. Non sono sempre le stesse. Padre e madre. Padre con la compagna. Figlia con un ragazzo da poco conosciuto. Sono vive ma sembrano immobili. Quasi statue di cera. Forse è l'immagine-simbolo di Magari, opera d'esordio di Ginevra Elkann.
Ginevra Elkann ha scritto con Chiara Barzini e montato con Desideria Rayner un film delizioso. È un aggettivo inappropriato per un oggetto cinematografico ma Magari è delizioso in quanto composto da piccole delizie di scrittura e di composizione e taglio scenico. Idee fresche, semplici e potenti, sequenze appassionanti, battute perspicaci e salienti, espressioni del viso belle e composte.
Famiglie disfunzionali. Il padre in Italia, la madre in Francia, l'idea di trasferirsi in Canada. Mentre i tre figli vorrebbero che i genitori tornassero insieme. Lui è uno sceneggiatore senza soldi, vive nella capitale, è un donnaiolo. Lei aspetta un altro bambino, e si è rifatta una vita. Lo sguardo è quello della piccola Alma, con cui la regista Ginevra Elkann si fonde.
Alma, Jean e Sebastiano sono tre fratelli affiatati, che vengono improvvisamente impacchettati e spediti dalla madre, donna bizzarra convertitasi alla religione greco-ortodossa, con cui vivevano, al padre italiano Carlo, un regista fallito. Con lui e la sua compagna Benedetta trascorrono il periodo natalizio al mare. L'incidente di uno dei ragazzi riporterà i genitori a trovarsi e parlarsi.
Doppio battesimo al femminile a inaugurare la 72 esima edizione di Locarno in un giornata temporalesca: ma si sa che Giove Pluvio qui sul Verbano si diverte spesso a boicottare le proiezioni sotto il cielo di stelle in Piazza Grande. Prima volta per la parigina Lili Hinstin, neodirettrice artistica chiamata a sostituire il nostro Carlo Chatrian, volato a dirigere Berlino; prima volta per Ginevra Elkann, [...] Vai alla recensione »
Non sono molti i registi che sono riusciti a raccontare le ferite dell'infanzia, addentrandosi nell'incomprensibilità delle scelte degli adulti. E ancor meno sono coloro che hanno saputo assumere completamente e senza compromessi il punto di vista dei bambini, accogliendone tanto l'innocenza quanto la crudeltà. Con il suo primo lungometraggio, Ginevra Elkann ha deciso di intraprendere questa strada [...] Vai alla recensione »
Anni 80. Alma (Oro De Commarque), Jean (Ettore Giustiniani) e Sebastiano (Milo Roussel) sono tre fratelli figli di genitori divorziati, che vivono con la madre a Parigi, insieme a Pavel il nuovo compagno di lei. Viene deciso che i ragazzi durante le vacanze di Natale andranno a fare visita al padre Carlo (Riccardo Scamarcio), che vive a Roma, dove conoscono anche Benedetta (Alba Rohrwacher).
La trama della responsabilità, ovvero l'idea che le biografie si costruiscono e si intrecciano assumendo il senso del proprio valore rispetto al valore dei propri affetti. Già nel segno del suo titolo ottativo, Magari, il film d'esordio di Ginevra Elkann che ha aperto Locarno 72 in Piazza Grande, si pone nell'ottica di un desiderio che cerca di costruire una realtà migliore.
Nostalgia. Felicità. Desiderio. Vagheggiamento. In una parola, «magari». Italica interiezione che più di ogni altra racchiude sfumature di senso, talvolta perfino opposte. Uno spiraglio di speranza e un tocco di malinconia che convivono in un termine assente da ogni vocabolario ma presente nei cuori dello Stivale. E Magari è anche il titolo del film di Ginevra Elkann che apre - fuori concorso -il Festival [...] Vai alla recensione »
Sarebbe facile - e pure un po' meccanico - andare a cercare le corrispondenze «vere» tra la vita di Ginevra Elkann e l' autobiografia infantile del suo Magari, coi tre fratelli protagonisti che rimandano a lei stessa, la più piccola, a Lapo e John Elkann - il nome nell' attualità di questi giorni per il prestito di oltre sei miliardi che il governo elargirà a Fca Italy, e gli acquisti di «Repubblica», [...] Vai alla recensione »
Esiste, artisticamente, un comune sentire femminile? Il discorso è complesso, ma se, sulle orme del bel libro di Sandra Petrignani, pensiamo al "lessico femminile" come a una capacità "di interrogare la vita tirandosene fuori", a una concezione del tempo come tangibile luogo di memoria, allora Magari, l' opera prima di Ginevra Elkann, è un riuscito esempio di cinema al femminile.
Tornando a Magari è un film che, come ha detto la stessa Ginevra Elkann, guarda molto allo stile di Francesca Archibugi. È la storia di tre fratelli che hanno dagli 8 ai 14 anni e sono figli di due genitori separati che non si parlano da tempo. Il padre (un perfetto Riccardo Scamarcio in versione genitore guascone) vive a Roma e tenta con scarso successo di fare lo sceneggiatore.