Anno | 2019 |
Genere | Documentario |
Produzione | Italia |
Regia di | Vinicio Marchioni |
Attori | Vinicio Marchioni, Toni Servillo . |
Tag | Da vedere 2019 |
MYmonetro | Valutazione: 4,00 Stelle, sulla base di 3 recensioni. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 25 ottobre 2019
Vinicio Marchioni trasforma la sua passione per Cechov in un atto d'amore, verso il teatro, la letteratura e gli esseri umani che resistono.
ASSOLUTAMENTE SÌ
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Per due anni Vinicio Marchioni ha effettuato le riprese dello spettacolo Uno zio Vanja tratto dalla pièce di Anton Cechov, adattandolo per la rappresentazione nella provincia italiana distrutta dai recenti terremoti. Il suo intento era "portare in scena le macerie" proprio "davanti a chi il terremoto l'ha subìto davvero", senza sapere quale sarebbe stata la reazione, né a che cosa esattamente sarebbe servito. Ma Il terremoto di Vanja è molto di più di del resoconto di una tournée: è una riflessione sul dialogo che si è instaurato tra un autore contemporaneo e un maestro della tradizione, frutto di infinite letture (su edizioni economiche consumate dall'uso) dei racconti, dei testi teatrali, delle lettere dello scrittore russo, i cui brani nel film sono recitati dalla voce di Toni Servillo.
Ed è una storia di resistenza: quella dei terremotati, che raccontano il momento in cui la loro vita si è "spezzata in due", e di un gruppo di teatranti che non cede al degrado culturale che lo circonda, anche se significa andare in scena con il trucco fatto con il bianchetto.
Marchioni è regista e coautore di soggetto e sceneggiatura, insieme alla sua compagna di vita e d'arte Milena Mancini, a Igor Artibani e Pepsy Romanoff. L'adattamento del testo originale è di Letizia Russo, che nel film illustra le sfumature di significato dello Zio Vanja cechoviano; la fotografia di Pepsy Romanoff ed Emanuele Cerri, come il montaggio di Ruggero Longoni, illustrano e intessono una narrazione fatta di riprese di scena e di backstage, ma anche di sopralluoghi nelle zone terremotate e nella Russia di Checov, di interviste - al docente di letteratura russa Fausto Malcovati, ai registi Gabriele Salvatores e Andrej Konchalovskij, autore del memorabile Zio Vanja del 1970 - e di racconti accorati delle vittime del terremoto. La commozione arriva, ma non è mai manipolata, mai "a favore di camera". C'è un grande gusto estetico e un senso fluido del ritmo narrativo nel viaggio de Il terremoto di Vanja verso la sua conclusione naturale, la performance finale a L'Aquila: ma il viaggio è soprattutto all'interno della passione che Marchioni e la sua troupe hanno per Cechov e per il teatro. Ciò che rende particolarmente prezioso questo documentario è l'intenzione pulita del regista (che è anche zio Vanja in palcoscenico), l'umiltà anteposta alla vanità personale, il pudore con cui lascia fuori campo l'applauso finale del pubblico.
La semplicità che Marchioni loda in Cechov è anche la sua: quella normalità di comunicazione, l'atteggiamento mai impositivo, la volontà di "vedere la vita com'è e gli uomini quali sono", "persone e non personaggi". Il regista non si astiene dal sottolineare, nella messa in scena del "suo" Zio Vanja, le inadempienze del governo e la corsa di certi imprenditori a lucrare sulla tragedia trasformandola in melodramma (per non dire grottesca farsa), come spesso succede nel nostro Paese. Marchioni e la sua squadra, davanti e dietro le scene, testimoniano attraverso il testo cechoviano quella "faticosa rincorsa di un futuro migliore che non arriva mai" cui siamo abituati, nell'Italia della crisi. Senza dimenticarne l'aspetto ironico e surreale, e tenendo viva quella mistura di registri che è sempre stata la forza non solo della scrittura di Cechov, ma anche del cinema italiano migliore.
Quando si scrive una recensione bisognerebbe essere imparziali, oggettivi, anche se, proprio in virtù del taglio insito nell'articolo, c'è sempre una parte di soggettività, il punto di vista del giornalista-critico che, in qualche modo e umilmente, emerge (e, il più delle volte, si cerca di farlo tra le righe). Rendere quello che ha provocato il docufilm di Vinicio Marchioni (da un'idea condivisa [...] Vai alla recensione »
Presentato nella sezione Riflessi della Festa del Cinema di Roma, Il terremoto di Vanja è un docufilm firmato da Vinicio Marchioni sullo spettacolo teatrale tratto da Zio Vanja di Anton Pavlovi echov, che lui stesso ha adattato nella provincia italiana distrutta dal terremoto insieme a Milena Mancini e l'autrice Letizia Russo. Quasi volendo rispettare in toto lo stile dell'autore russo, Marchioni [...] Vai alla recensione »