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Fisico, mente e respiro, Denzel Washington è l'ultimo vendicatore

The Equalizer 2 - Senza perdono costituisce l'ultima prova sul campo dell'attore. Al cinema.
di Leonardo Strano, vincitore del Premio Scrivere di Cinema

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lunedì 17 settembre 2018 - Scrivere di Cinema

Divo dagli attributi imprescindibili, corpo attoriale ormai simbolico e star dal carattere catalizzante; game changer capace di spostare a bordo dello schermo i giudizi di merito e al centro del discorso critico la pelle d'oca di natura cinematografica; "ultimo gentleman del cinema americano" e primo provocatore di passione cinefila. Denzel Washington è fisico, mente, respiro che attrae tutte le possibili perifrasi del cuore, una rara divinità dello schermo in grado di produrre attorno a sé un consenso quasi obbligatorio, un introito emotivo assicurato e un'atmosfera di qualità palpabile. Qualità che negli ultimi quattro anni l'attore afroamericano ha espresso in maniera eterogenea, attraverso un action thriller, un western, un dramma teatrale, un dramma civile e infine un nuovo action thriller a forma di sequel: cinque film indirizzati verso le coordinate miste del cinema di genere e del cinema impegnato; cinque interpretazioni inquadrate da una costanza espressiva sempre tesa verso l'intensità dell'esperienza; cinque personaggi esaltati dalla forza di spinta di un divismo essenziale, consapevole e misurato a seconda delle necessità tematiche e delle direzioni narrative.

The Equalizer 2 - Senza perdono (guarda la video recensione) costituisce l'ultima prova sul campo di un attore che a 64 anni non sembra conoscere né la fatica della vecchiaia né la necessità di dimostrarsi giovane e, a distanza di quattro anni dal primo capitolo, sancisce il ritorno del personaggio di Robert McCall.
Leonardo Strano, vincitore del Premio Scrivere di Cinema

L'agente della Cia fintosi morto per vivere una vita tranquilla al margine della società e diventato giustiziere morale nella selvaggia fauna urbana; è il protagonista del franchise nato con la collaborazione del regista Antoine Fuqua e ancora una volta il centro gravitazionale di un'equazione action spaccaossa e vendicativa, ispirata alla serie degli anni 80 Un giustiziere a New York. In questo secondo capitolo però la profondità riflessiva aumenta e parallelamente aumenta lo spazio narrativo dedicato a zone conservative in cui a dare spettacolo non sono tanto le scene d'azione (che invece esplodono in quantità misurata) quanto lo spettro interpretativo di Washington.

La sostanza dello show è tutta racchiusa nella sua prestazione, nel perimetro sconfinato di un volto che cambia come argilla modellata dagli sbalzi del sentimento, nella solitaria parentesi etica in cui l'attore incastra il suo personaggio, nella stanza antipanico dove si nasconde dai ricordi fino a quando questi non puntano la pistola alla tempia.


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