Alla sua opera prima, la regista firma il delicato ritratto di una donna alla ricerca dell'indipendenza, di una vita migliore. Da giovedì 1° ottobre al cinema.
di Massimiliano Carbonaro
Sola al mio matrimonio è l'opera prima di Marta Bergman. Nessuna parentela con il grande Ingmar, anzi per il tipo di storia e il modo di girare ci troviamo più vicini ai fratelli Dardenne che al genio svedese, anche se il tema della difficoltà di comunicare riaffiora prepotente, ma non è l'unico elemento di disagio.
Presentato al Festival di Cannes del 2018, Sola al mio matrimonio ha partecipato anche al Rome Independent Film Fest dove Alina Serban è stata premiata come Migliore attrice.
Sola al mio matrimonio è un titolo strano per il film della Bergman, perché in tutta la storia non si arriva a celebrare alcun tipo di nozze. Piuttosto fa riferimento ad una canzoncina che viene ripetuta dalla nonna del personaggio principale.
Quindi niente matrimonio, anche se tutta la storia del film Seule à mon mariage, come recita il titolo originale, ruota intorno al desiderio di indipendenza e di fuga di una giovane ragazza rumena appartenente all'etnia Rom. Pamela - già si vede dalle prime immagini in esclusiva su MYmovies - ha una figlia, ma cerca un uomo che le voglia bene. Si rivolge d un'agenzia specializzata e i criteri di selezione sono piuttosto semplici: "Voglio un uomo che che si faccia la doccia, sia pulito. Un francese, sono carini ti parlano in modo gentile e ti aiutano a pulire in casa". Invece di un transalpino avrà un belga, Bruno, che lei raggiunge abbandonando la nonna con cui viveva ma soprattutto sua figlia piccola (con la promessa a se stess di tornare a prenderla).
Si diceva di difficoltà di comunicare, che nel film sono rappresentate dalla barriera linguistica, perché Pamela non conosce se non la sua lingua madre. Per fortuna nel film Bruno sfugge ai soliti cliché e non un è né un uomo violento e neppure spinge la donna alla prostituzione. Anzi ha una sua dolcezza e le sue vulnerabilità, ma la morte della nonna di Pamela la costringe a tornare in patria per recuperare la bambina e scegliere ancora una volta cosa fare della sua vita.
Nel cast oltre alla bravissima Serban troviamo Tom Vermeir, musicista e attore teatrale, che si cala nel ruolo di Bruno, mentre ha solo una piccola apparizione nella parte di suo padre il notissimo attore belga Johan Leysen (visto nello splendido Train de vie, ma anche in A hidden Life di Terrence Malick).