Funan

Film 2018 | Animazione, Drammatico Film per tutti 86 min.

Regia di Denis Do. Un film Da vedere 2018 con Bérénice Bejo, Louis Garrel, Colette Kieffer, Aude-Laurence Clermont Biver. Cast completo Titolo originale: Funan. Genere Animazione, Drammatico - Francia, Lussemburgo, Belgio, Cambogia, 2018, durata 86 minuti. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: Film per tutti - MYmonetro 3,53 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

Condividi

Aggiungi Funan tra i tuoi film preferiti
Riceverai un avviso quando il film sarà disponibile nella tua città, disponibile in Streaming e Dvd oppure trasmesso in TV.



Accedi o registrati per aggiungere il film tra i tuoi preferiti.


oppure

Accedi o registrati per aggiungere il film tra i tuoi preferiti.

Ultimo aggiornamento martedì 23 ottobre 2018

La sopravvivenza e la lotta di una giovane madre durante la rivoluzione degli Khmer rossi per trovare il figlio di 4 anni, strappato alla sua famiglia dal regime. Il film ha ottenuto 1 candidatura a Lumiere Awards,

Consigliato sì!
3,53/5
MYMOVIES 4,00
CRITICA
PUBBLICO 3,05
CONSIGLIATO SÌ
Il genocidio cambogiano in un cartone animato che spezza il cuore, rapisce il pensiero e colpisce dritto allo stomaco.
Recensione di Ilaria Ravarino
martedì 23 ottobre 2018
Recensione di Ilaria Ravarino
martedì 23 ottobre 2018

Cambogia, 1975. Il partito degli Khmer Rossi - nati come costola dell’esercito popolare del Vietnam del Nord - prende brutalmente il potere nel paese, evacuando le città ritenute “corrotte” e costringendo i cittadini a riorganizzarsi nelle campagne, nel nome di una furia purificatrice che mira all’autosufficienza politica, economica, e sanitaria del paese. Tra i tanti deportati ci sono anche i giovani Chou e Khoun, che durante la fuga dalla città di Phnom Penh vengono separati dal figlio Sovanh. Costretti a lavorare in un campo sotto la supervisione di un cugino, da poco convertitosi all’ideologia Khmer, la loro ragione di vita diventa ritrovare il bambino.

Le regole imposte dagli aguzzini rendono impossibile abbandonare il campo, e solo in pochi riescono a sopravvivere in quell’inferno senza perdere la dignità e la ragione. Ma Chou è determinata a resistere: non può morire prima di aver ritrovato suo figlio.

Ci sono pochi momenti di tregua negli ottantasei minuti che servono al cambogiano Denis Do a mettere in scena - con crudele perizia autobiografica - il dramma umano di una donna, una famiglia, un popolo intero travolti dall’atrocità della dittatura e frantumati nell’identità - del singolo, del nucleo, della collettività.

C’è la felice isola dei primi minuti, l’apertura nella città di Phnom Penh in cui una famiglia come tante, quella di Chou e Khoun, ci viene raccontata nella sua allegra quotidianità: la preparazione del pranzo, una corsa in motorino, i giochi innocenti di un bambino di appena tre anni, Sovanh. La musica trascinante, i colori, l’abbondanza del cibo, la vivacità delle strade ci introducono nella Cambogia urbana dei primi anni Settanta, mentre l’animazione e i disegni - evidentemente in debito con la tradizione dello studio Ghibli - invitano a una carezzevole tenerezza: gli adulti innamorati che si abbracciano, gli occhi grandi e pieni di meraviglia del bambino di fronte a un paguro che esce dal guscio.
Si tratta, naturalmente, di un inganno.

Questa introduzione infatti non è che una trappola, destinata a scattare con l’improvvisa deportazione della famiglia di Sovanh ad opera, apprendiamo dalla radio, del gruppo paramilitare degli Khmer Rossi. Uno strappo che avviene fuori campo, senza preavviso: più che il sangue e la brutalità fisica, a Do - a quel tempo un bambino: il bambino della storia - interessa mostrare la violenza interna, quella emotiva e psicologica, perpetrata nel nome dell’ideologia. Subito privata dai “compagni” della libertà e dei beni materiali (i gioielli, la macchina “straniera”), costretta ad avanzare senza cibo in mezzo agli sconosciuti, attraversando campi minati, la famiglia di Chou viene “interrotta” lungo la marcia.

Sovanh si perde nella folla (esiste forse un dolore più grande, da raccontare, per un genitore?), gli adulti vengono spediti in un campo di lavoro, il bambino con la nonna finisce altrove.

Nell’orrore che segue questo strappo, nell’inferno delle monocolture forzate, nella cieca furia dei “purificatori” di Angkor, nella disperazione del popolo sottomesso e diviso in “Nuovi” e “Vecchi” cittadini, nei tre anni di quello che passerà alla storia come un vero e proprio genocidio, la natura è per Do l’unica oasi possibile nel dolore. Una natura sempre benevola, verdissima, luminosa e accogliente come una madre, su cui Do indugia di tanto in tanto concedendo attimi di respiro all’orrore: i campi coltivati accarezzati dalla brezza, un fiore che si schiude, una manciata di mango, il bagno di Chou in una pozza d’acqua, il respiro di Khoun che si fa vento, una ranocchia che strappa (finalmente!) un sorriso al bambino.

Do non si risparmia nel raccontare una pagina quasi indicibile della storia dell’uomo, confezionando un film da cui si vorrebbe poter scappare, tanto forte è il dolore raccontato da quei disegni così umani. Un esordio durissimo, un film difficile da elaborare, impossibile da dimenticare, su una tragedia avvenuta meno di mezzo secolo fa - e ancora disperatamente attuale.

Sei d'accordo con Ilaria Ravarino?
Powered by  
Vai alla home di MYmovies.it
Home | Cinema | Database | Film | Calendario Uscite | MYMOVIESLIVE | Dvd | Tv | Box Office | Prossimamente | Trailer | Colonne sonore | MYmovies Club
Copyright© 2000 - 2024 MYmovies.it® - Mo-Net s.r.l. Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione anche parziale. P.IVA: 05056400483
Licenza Siae n. 2792/I/2742 - Credits | Contatti | Normativa sulla privacy | Termini e condizioni d'uso | Accedi | Registrati