Lee perde la concentrazione nel cambiare spesso registro e i suoi topos risultano meno efficaci. Recensione di Paola Casella, legge Roberta Azzarone.
di A cura della redazione
Colorado, anni Settanta. Al poliziotto Ron Stallworth viene l'idea di infiltrarsi nel Ku Klux Klan locale, cui si propone come nuovo membro. Dato il colore della sua pelle, avrà bisogno di un alter ego bianco in grado di incontrare di persona il gruppo razzista. Entra dunque in scena Flip Zimmerman, un collega di origine ebraica pronto a farsi passare per un membro della pura razza ariana.
Il regista Spike Lee perde concentrazione nel cambiare spesso registro - dal comico al tragico al satirico "tarantiniano" - e le sue tematiche risultano qui meno efficaci.
Non basta l'importante valore di denuncia, non basta la volontà di segnalare la pericolosità di un governo che ha messo in agenda la supremazia dell'uomo bianco, a rendere BlacKkKlansman filmicamente efficace e politicamente incendiario.
In occasione dell'uscita al cinema di BlacKkKlansman (guarda la video recensione), in sala dal 27 settembre, Roberta Azzarone interpreta la recensione di Paola Casella.