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Ultimo aggiornamento lunedì 18 dicembre 2017
Una coppia di genitori divorziati deve fare i conti con la scomparsa improvvisa del figlio dodicenne. Il film ha ottenuto 1 candidatura a Premi Oscar, Il film è stato premiato al Festival di Cannes, 1 candidatura a Golden Globes, 1 candidatura a BAFTA, 3 candidature e vinto 2 European Film Awards, 1 candidatura a Spirit Awards, In Italia al Box Office Loveless ha incassato 403 mila euro .
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CONSIGLIATO SÌ
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Zhenya e Boris hanno deciso di divorziare. Non si tratta però di una separazione pacifica, carica com'è di rancori, risentimenti e recriminazioni. Entrambi hanno già un nuovo partner con cui iniziare una nuova fase della loro vita. C'è però un ostacolo difficile da superare: il futuro di Alyosha, il loro figlio dodicenne, che nessuno dei due ha mai veramente amato. Il bambino un giorno scompare.
Andrey Zvyagintsev fin dalla sua prima comparsa sugli schermi internazionali con Il ritorno ha avuto modo di farsi notare. Quel film gli valse il Leone d'Oro alla Mostra di Venezia anche se aveva qualche debito di troppo con Maestri come Tarkovsky e Sokurov.
La giuria aveva però colto il grande potenziale di un regista che ha saputo dispiegarlo originalmente nei film successivi non nascondendo comunque le sue fonti di ispirazione. Come in questo caso in cui afferma di aver pensato a uno Scene da un matrimonio di bergmaniana memoria trasferendolo nella Russia odierna.
Rispetto al suo modello ha mostrato grandi doti di sintesi e, soprattutto, il desiderio di proseguire una lettura della condizione attuale del proprio Paese filtrata attraverso le vicende di persone comuni.
Il suo è uno sguardo privo di qualsiasi pietà nei confronti di una nuova generazione parentale che ha perso qualsiasi senso di appartenenza. Alyosha non 'appartiene' a nessuno. Non al padre che, non contento di avere un figlio di cui non si è mai occupato, ha già messo incinta la propria giovane nuova compagna con la quale ha intrecciato un legame che lo sta avviluppando mentre lui crede possa aprirgli nuovi orizzonti di vitalità. Lo stesso accade alla madre, Zhenya, la quale si è sposata per sfuggire al controllo oppressivo di una madre amata/odiata e ha vissuto la gravidanza come un peso che tuttora si trova davanti nell'aspetto di un bambino che non ama e da cui non si sente amata.
Anche lei è convinta che la propria nuova storia cambierà totalmente la sua vita in quanto per la prima volta ama ed è riamata. Il problema risiede nel fatto che nessuno dei due ha compreso il senso del sentimento di cui parlano e, soprattutto, manca loro l'idea della responsabilità che si sono assunta. Ci pensa Alyosha a ricordargliela scomparendo e quindi costringendoli a ripensare alle loro pseudo scelte. Il che non significa che ciò sia sufficiente per due adulti (in senso strettamente anagrafico) per i quali la vera preoccupazione è stata, fino ad allora, come potersi liberare di lui addossandolo all'altro. Qui però non siamo nel clima di commedia esasperata alla Mamma o papà? e non solo perché il tono della narrazione è totalmente differente. Siamo distanti perché viene messa in discussione l'intera società, senza per questo giustificare i singoli grazie alle sue 'colpe'.
Era indubbiamente facile mostrare Zhenya in metropolitana impegnata, come diversi altri passeggeri, con il proprio telefono cellulare. Lo era meno mostrare come nell'attuale laica Russia sia tornato a giocare un ruolo non secondario l'appartenenza alla chiesa ortodossa. La vera e unica remora di Boris dinanzi al divorzio è costituita dal fatto che nell'azienda in cui lavora si deve essere regolarmente sposati salvo perdere il posto. L'apparato della sicurezza interna non è migliore (il poliziotto 'buono' chiarisce sin da subito che il bambino non verrà ritrovato a meno che non faccia ritorno da solo). In una società così disfunzionale resta un'unica speranza: il volontariato. La presenza di uomini e donne che, senza alcun compenso e con elevata preparazione, si impegnano nella ricerca di Alyosha, è l'unica fonte di calore in un panorama algido.
Opera in nero, per così dire. Immaginate una storia gelida e senza speranza, su di uno sfondo gelido e senza speranza. A Mosca Boris e Zhenya, in procinto di divorziare, carichi di rancori, frustrazioni e insofferenza reciproca, già legati a partner diversi altrettanto improbabili quanto quello che si lasciano alle spalle, già impegnati a vendere la casa comune, non sanno letteralmente [...] Vai alla recensione »
Loveless o la disgregazione della famiglia tradizionale nel primo mondo all'inzio del terzo millennio. La famiglia è storicamente e strutturalmente un soggetto economico fondato su una rigida divisione dei ruoli uomo/donna la cui stabilità e solidità dipende esclusivamente dalla subalternità femminile e mai dall'affettività che semmai è accessoria. Vai alla recensione »
Loveless, ovvero ciò che non si dovrebbe mai dire e fare nei confronti dei bambini. Si provi a chiedere a un bambino come è sentirsi rifiutato o senza importanza. Due genitori nel fiore degli anni, che ancora sentono forti i sintomi di innamoramenti facili per altri partner, presi dalle loro rispettive storie segrete ma “poveri” di sentimenti, vite modeste: l'una [...] Vai alla recensione »
La borghesia dei paesi nordici è spesso rappresentata in un modo spietato. Così in molti film di Susanne Bier (Dopo il matrimonio del 2006) in tanti di Bergman (Scene da un matrimonio del 1973) e in quelli Thomas Vinterberg (Festen - Festa in famiglia del 1998). Siamo a Mosca nel 2012. Genia e Boris sono una coppia sull’orlo del divorzio.
Loveless è un film che mi ha entusiasmato, da non perdere, una perla cinematografica che, grazie ad una solida sceneggiatura e un’indimenticabile perfezione formale, ci parla della Russia contemporanea, ma anche di umanità universale, attraverso le peripezie (eufemismo) familiari di una coppia borghese, alle prese con una crisi personale ed esistenziale ingestibile  [...] Vai alla recensione »
Già nelle stupende inquadrature iniziali, il freddo e il silenzio in riva al fiume russo esprimono bene ciò che poi il film ci racconterà: fondamentalmente chiusura egoistica ,freddezza di rapporti e indifferenza verso il bambino dodicenne, frutto innocente di una relazione finita nel risentimento e nell'odio reciproci.
Il film è un aspra e amara critica alla società moderna persa nella superficialità dell'amore delle relazioni, della fede, accecata dal banale, che pone la domanda -che cosa cerchiamo? Ma è soprattutto una società che rischia di perdere un futuro (o forse lo ha già perso) - tema centrale secondo me - dove la speranza è affidata a pochi baluardi coraggiosi (anche se spinti da un moto quasi asettico [...] Vai alla recensione »
Così cantava Sting nel pieno degli anni della guerra fredda. Cambiano gli scenari ma la domanda rimane la stessa: la Russia ama i suoi figli? Prova davvero amore per l'amore? Questo film è un viaggio lento, nervoso, dotato di una fotografia splendida e gelida. Il mondo fluisce con fare ipnotico, ghiacciato da una tensione disturbante ed una cupezza che si poggia arrogantemente sulle [...] Vai alla recensione »
Dò due stelle perchè si vede che dietro la cinepresa c'è un professionista,ma la noia e la rabbia per l'ennesimo prodotto pretenzioso e sopravvalutato mi farebbero scendere col voto. Ma è possibile girare due ore abbondanti di prodotto insipido,piatto e squilibrato per trasmettere la solita crisi coniugale,lo squasso familiare,rancori,figlio travolto dagli eventi,ecc.? [...] Vai alla recensione »
Quando Z. esce dalla simbologia che gli era riiuscita potente in leviathan pasticcia. A parte lentezze e calligrafismo di alberi piegati dalla neve e falansteri, ci vuole un pò di grammatica ( e di montaggio) per fare il noir. alla russa Se tutti i personaggi sono egoisti e aggressivi (e neppure il nuovo fidanzato di lei mostra delle qualità, se lei va fuori casa a fare cyclette [...] Vai alla recensione »
Nella periferia di una metropoli russa (Mosca? Novosibirsk? Chissà? Però gli zombi con gli smartphone e i fanatici dei selfie sono identici a quelli delle nostre città) una coppia visita una casa in vendita, ma ancora abitata da Zhenya (Maryana Spivak) e Aliosha (Matvey Novikow), il figlio dodicenne. Il marito della donna, Boris (Aleksey Rozin) è al lavoro e quando torna [...] Vai alla recensione »
Andrey Zvyagintsev ritorna felicemente nelle sale cinematografiche con il suo ultimo film "Loveless". Dal titolo stesso si evince che la totale mancanza di amore e di una qualsiasi manifestazione di affetto non reca nulla di buono ed è ciò che puntualmente avviene nel corso della storia qui presentata. Una giovane coppia sta per divorziare e la loro separazione [...] Vai alla recensione »
Un insieme di condanna, commiserazione, resa, a volte quasi elogio all’egoismo, file rouge comune a tutti i personaggi. Film crudo, lento, triste, costruito su un neorealismo dei giorni nostri, a tratti ovvio. Da cineforum. Avendo altro da fare si può anche evitare di andare a vederlo, specie se avete già il morale basso.
Bella la fotografia e la musica, ma la regia e il montaggio lasciano a desiderare. Un film lento, molto scontato nella sua evoluzione, che al termine finisce di punto in bianco senza che si possa capire cosa è successo. Anche i sentimenti dei personaggi potrebbero essere esplicitati e raccontati meglio. Così si esce dalla sala con l'amaro in bocca.
Un film di Andrej Zvjagincev zeppo di facili simbologie dal sapore adolescenziale ma stilisticamente ineccepibile e con una bella fotografia. Una storia drammatica di separazione e di abbandono scritta per lanciare in realtà e nemmeno troppo nascostamente un messaggio di critica feroce, che rasenta l’odio, contro la società russa contemporanea, colpevole di essere diventata oramai, secondo l’autore, [...] Vai alla recensione »
Non capisco come si possano assegnare 4 stelle a un film come questo, sbattere sullo schermo il piattume di una famiglia arrivata alla frutta o il dolore di un figlio che suo malgrado ne vive le conseguenze sicuramente non bastano a confezionare un buon prodotto, soprattutto se risulta lento noioso senza brio e prevedibile, non mancano oltrettutto inutili forzature nel rendere la donna cinica fino [...] Vai alla recensione »
Mentre sullo schermo scorrono le vite normalmente problematiche dei protagonisti, il vero protagonista è lui, il bambino assente, il bambino non amato, il frutto ultimo degli errori, dell'anaffettività, dell'indifferenza di chi lo doveva amare e sostenere. A partire da lontano, da una nonna acida e arcigna, che per una volta si sente assurdamente, e ingiustamente, accusa [...] Vai alla recensione »
Affonda il coltello nella piaga, Andrey Zvyagintsev, dell'egoismo e del rancore, e ne estrae tutta la materia sgradevole che preferiremmo non vedere, ma di cui per gran parte siamo fatti. Ce la sbatte in faccia, narrando una storia di scomparsa, di vuoto, quotidiana eppur fortemente simbolica. Senza alcuna forma di retorica, ma come su di un tavolo autoptico, facendo parlare soprattutto i corpi, [...] Vai alla recensione »
nessuno è riuscito a rappresentare l'infelicità come in questo film!
Loveless: non ha un città, una paese, una nazione, un luogo geografico definito. E' lo stile di vita di chi non ama! E' lo stile di vita di chi non è mai stato amato. Si può vivere senza amore? SI! Ma come? Andando sempre alla ricerca di altro che possa riempirci. La mamma del film fugge dai toni accusatori della sua mamma cercando l'amore in un uomo che non ha mai [...] Vai alla recensione »
Un groviglio di relazioni senza amore dove il dramma della fuga piccolo Aliosha è solo la punta dell'iceberg. Un film che scava dentro l'animo in profondità. L'incapacità di amare viene rappresentata non solo mediante l'ottima interpretazione dei protagonisti ma anche con le immagini: interni sempre in penombra o bui, un clima freddo e ostile, inquadrature spesso cristallizzate e ferme.
Vincitore del Leone d'oro nel 2003 col suo film d'esordio, II ritorno, il russo Andrey Zvyagintsev pare aver contratto il morbo del capolavoro. Tre anni fa ha diretto il sublime Leviathan, parabola di potenza biblica, e ora torna con Loveless, premio della giuria di Cannes: un film che s'installa nella mente e ci resta a lungo. Una coppia in fase di divorzio elabora il lutto dell'amore finito tra continui [...] Vai alla recensione »
Non dovete farci caso. Né che sia russo, né, tanto meno, che abbia vinto il Premio della Giuria all'ultimo Festival di Cannes. È la crudele storia di una separazione tra due giovani coniugi benestanti, che pensano solo a rinfacciarsi colpe e a sfogare rancori. Entrambi cercano conforto nel nuovo compagno, infischiandosene della sofferenza del figlio dodicenne.
È in equilibrio perfetto in quanto a misoginia, pietas, violenza e rapporto sulla società russa contemporanea, Nelyubov di Andrey Zvyagintsev, ribattezzato Loveless (mancanza d'amore), premio della giuria al festival di Cannes e candidato all'Oscar per la Russia come miglior film straniero. Se non fosse abbastanza chiaro, si aprono finestre sullo stato delle cose attraverso i bollettini che trasmette [...] Vai alla recensione »
Zero sole. Soltanto neve, poltiglia e fumi. Quartiere Juznoe Tusino, distretto nord-occidentale nell'ultra-periferia di Mosca e forse del mondo. È qua che si consuma l'apoteosi dell'anaffettività e della dissoluzione famigliare tra Zhenya e Boris, moglie e marito che si scambiano silenzi, veleni e ferocia incuranti di Alyosha, figlio dodicenne disperato, piangente e solo davanti agli stracci che volano. [...] Vai alla recensione »
Immersi nel gorgo gelido del loro egoismo, due genitori in via di separazione si ritrovano a fare i conti con la scomparsa del figlio dodicenne. Un bambino che, in fondo, non hanno mai amato e che adesso, alle soglie dei loro nuovi inizi, «diventa uno straccio che si lanciano con rancore uno in faccia all'altro». Sia Zhenya (Maryana Spivak) che Boris (Aleksey Rozin) sono protesi verso un nuovo futuro, [...] Vai alla recensione »