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Ultimo aggiornamento venerdì 15 dicembre 2017
La storia di tre ragazzi sui venti anni, Cosimo, Riccardino e Giovanni. In Italia al Box Office L'Assoluto Presente ha incassato nelle prime 2 settimane di programmazione 7,7 mila euro e 7,5 mila euro nel primo weekend.
CONSIGLIATO SÌ
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Milano oggi. Tre ragazzi, Cosimo, Riccardino e Giovanni a bordo di un Suv aggrediscono a calci di notte un giocoliere di strada che sta rientrando a casa e lo lasciano in gravi condizioni sul terreno. Da quel momento seguiamo ciò che è accaduto prima e dopo l'aggressione.
Fabio Martina, con la collaborazione per la sceneggiatura di Massimo Donati e Alessandro Leone, offre allo spettatore uno sguardo raggelato (ma proprio per questo tagliente) su Milano e su uno spaccato di gioventù che certo non intende rappresentare 'i giovani' nella loro totalità ma che non si ritrae neppure dalla constatazione anche di questo tipo di realtà. La cronaca si incarica spesso di darcene conto ma il cinema, se ben scritto, diretto e recitato può fornirci un impatto molto più forte.
Vedere L'assoluto presente è come osservare "La lezione di anatomia" di Rembrandt perché viene messo a nudo ciò che la nostra società tende a occultare e che si manifesta spesso in quelle interviste da TG in cui gli autori di crimini efferati vengono descritti come persone 'normali' da chi li ha conosciuti in precedenza.
Cosimo, Riccardino e Giovanni sono infatti 'normali' per chi vuole evitare di vedere e si limita a guardare. Lo sono in quella noia interiore e profonda che li avvolge come accadeva un tempo a Milano con la nebbia. Una coltre spessa e impalpabile che penetra nell'intimo e spinge ad andare 'oltre', a superare il limite per compiere un gesto che per pochi istanti faccia sentire 'vivo' chi è già morto dentro. È interessante il modo in cui viene descritta la quotidianità dei tre e la loro reazione a quanto compiuto.
Vengono alla mente dei classici come Germania Anno Zero o opere più recenti come I nostri ragazzi ma qui l'originalità sta nello sguardo e nell'utilizzo di una Milano liberata dagli stereotipi e restituitaci nella sua distanza. La metropoli finisce con il lasciare totalmente soli questi ragazzi e lo fa attraverso figure genitoriali che o hanno abdicato al ruolo o si presentano come cattivi maestri. Bebo Storti, nella sua breve ma efficacissima presenza sullo schermo, ne riassume tutto il peggio con estrema aderenza al vero. Bene fa il trailer del film ad evocare il clima e la tensione non raccontando però nulla della vicenda perché questa giornata di compleanno (quello di Cosimo che ha ricevuto in regalo il Suv) va spenta candelina dopo candelina per apprezzarne il senso complessivo.
Il mio pensiero non riguarda tanto gli aspetti tecnici di realizzazione del Film, comunque discreti, ma l'aderenza alla realta' in cui viviamo, la veridicita' degli ambienti e la coerenza col mondo reale che ci circoda. In linea generale, non e' un capolavoro ma, da questi punti di vista, invece, per me, e' un grande film, una bellissima rappresentazione di una delle ragioni per [...] Vai alla recensione »
Se la condanna della violenza è sempre onorevole e condivisibile, le modalità con cui questa è rappresentata raggiungono negli spettatori sensibilità e aspettative diverse e possono quindi fare più o meno centro in termini di efficacia e profondità. Riconosciamo senz'altro la bontà dell'intento, ma molti elementi basilari del [...] Vai alla recensione »
Argomento drammatico trattato in modo assolutamente superficiale. Sembra che il regista sia più impegnato ad affermarsi e ad affermare se stesso che a capire qualcosa di ciò di cui sta parlando. Traspaiono purtroppo grande presunzione e pienezza di sé.
E' il grande vizio del cinema milanese. E' il difetto di chi fa film e viene dalla teoria. Lontanissimo dalla pancia e quindi dalla realtà. Tutto mentale. Mentre giro mi faccio in testa il saggio critico sul mio film. Mentre compongo l'immagine, neppure "omaggio" Antonioni (che già non è che proprio ne sentissimo tutti il bisogno.
In un'epoca come la nostra e in un mondo come quello che TUTTI abbiamo contribuito a costruire, ciascuno con il proprio ruolo piccolo o grande che sia, è riduttivo parlare di società postberlusconiana, come nell'intervista rilasciata da Fabio Martina sulla Repubblica, e farne una questione casalinga. Questi fatti accadono in ogni parte del mondo e Berlusconi è [...] Vai alla recensione »
Nella notte milanese un Suv si aggira per Milano. A bordo tre amici giovanissimi - Cosimo, Giovanni e Riccardino - che aggrediranno per futili motivi un povero clown. Film di piccola produzione a retroterra sociologico (lo spunto è un episodio di cronaca), L'assoluto presente mutua il titolo dalle parole con cui Umberto Galimberti, che appare in un "cammeo", allude alla generazione no-future.
Il titolo è a dir poco ermetico. E rimane tale a film visto. In una Milano non turistica tre amici ventenni di diversa estrazione girano di notte sul Suv appena ricevuto come regalo di compleanno dall'aspirante supermanager Cosimo. Come passare il tempo? Aggredendo un giovane qualsiasi e mandandolo in coma all'ospedale. Se il timido Riccardino si pente, lo spocchioso Giovanni pensa alla carriera da [...] Vai alla recensione »