Anno | 2017 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Italia |
Durata | 90 minuti |
Regia di | Massimo Scaglione |
Attori | Matteo Branciamore, Nathalie Caldonazzo, Tony Sperandeo, Massimo Bonetti, Laura Lena Forgia Giovanni Masiero, Chicca Rocco, Saverio Malara, Laura Forgia, Barbara Bacci, Francesco Bossio, Costantino Comito, Antonello Lombardo, Vincenzo Maradei, Sandro Medici, Francesca Rocco. |
Uscita | giovedì 4 maggio 2017 |
Distribuzione | Red Moon Films |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 1,92 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 19 maggio 2022
Tommaso Mariotti si ritrova suo malgrado alla guida dell'impero del padre, ereditandone anche l'avidità e i legami poco chiari col Campidoglio.
CONSIGLIATO NÌ
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Tommaso Mariotti è l'unico figlio di un imprenditore del mattone, Gaetano (un nome a caso), che dal sud è partito negli anni Settanta per accaparrarsi gli appalti della Capitale, diventando uno dei palazzinari più ricchi e intrallazzati di Roma. Tommaso non vorrebbe seguire le orme di Gaetano, anzi, tanto suo padre è orgogliosamente materialista, tanto lui si definisce spirituale. Ma la morte di papà trasferirà sulle spalle del figlio un impero imprenditoriale da gestire a botte di mazzette e accordi segreti con gli enti locali, e Tommaso diventerà rapidamente più realista del re. Peccato che i suoi intrallazzi con il Capo di Gabinetto della Giunta in Campidoglio, Lucio Oldani (ispirato esplicitamente anche nel nome a Luca Odevaine), vengano svelati dalle indagini confluite nel maxiprocesso a Mafia Capitale, e che Tommaso racconti la sua storia a ritroso mentre è confinato agli arresti domiciliari.
Massimo Scaglione - regista, autore del soggetto e della sceneggiatura, scenografo di Il mondo di mezzo - dichiara di aver voluto girare un "film di indignazione", e meno male che non l'ha definito un film d'inchiesta, perché la ricostruzione degli eventi culminati con Mafia Capitale è parziale, pasticciata e allusiva senza esporsi con accuse mirate e circoscritte.
Si accenna, si lascia intendere, ma non si fa quel paziente (e rischioso) lavoro di indagine e denuncia che ha reso grande il cinema dei Rosi e dei Petri, preferendo descrivere in modo confuso un generico magna magna che coinvolge tutti e un generone romano che ricorda quello de La grande bellezza senza averne la potenza metaforica. Ogni tanto si vedono anche immagini di repertorio girate dallo stesso regista quando era consulente per l'Archivio audiovisivi e l'Ufficio immagine e comunicazione del Comune di Roma, e inserite nella trama "per contestualizzare", in realtà dando luogo ad arbitrari accostamenti fra ciò che si sta denunciando e il politico che appare in questa o quell'altra scena.
Il risultato è un film che descrive in modo raffazzonato e ambiguo un malaffare di cui tutti siamo purtroppo già al corrente senza fare nuove rivelazioni né suggerire collegamenti inediti fra palazzinari e istituzioni. Ma è soprattutto dal punto di vista meramente cinematografico che Il mondo di mezzo si rivela inadeguato: dialoghi didascalici, riprese amatoriali, messinscena televisiva, musica onnipresente, personaggi dall'arco narrativo incomprensibile, interpreti inefficaci - persino due professionisti come Toni Sperandeo, che ha il ruolo di Gaetano Mariotti, e Massimo Bonetti nei panni di Lucio Oldani, soccombono alla goffaggine generale. Il mondo di mezzo racconta il kitsch di una città che affonda nel degrado facendo di tutta l'erba un fascio: Forze dell'ordine e Vaticano, Auditorium e Calatrava, Robert De Niro e giornalismo parlamentare, banche e sindaci, radical chic e corruzione. Il risultato è un "pasticciaccio brutto" che nulla aggiunge a ciò che già sappiamo e non mostra la cura formale o la rigorosa ricerca dei film contemporanei cui, senza sfiorare il pantheon dei Rosi e dei Petri, potrebbe assomigliare, da Romanzo Criminale a Suburra a La verità sta in cielo.