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Una microtendenza del cinema italiano

Un film come Il mondo di mezzo indica come il cinema italiano, nonostante la crisi, mostri chiari segni di reattività popolare.
di Mario Sesti

Il mondo di mezzo

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Matteo Branciamore (42 anni) 2 ottobre 1981, Roma (Italia) - Bilancia. Interpreta Tommaso nel film di Massimo Scaglione Il mondo di mezzo.
sabato 6 maggio 2017 - News

Un film che ricostruisce la storia più censurata degli ultimi decenni (quanto ha pesato sull'attuale situazione della capitale la speculazione edilizia e i livelli di compromessi che il governo della capitale ha dovuto negoziare con essa?), ovvero Il mondo di mezzo di Massimo Scaglione, un altro in arrivo (I peggiori di Vincenzo Alfieri) dove due sciamannati, per riparare un torto ad una bambina, diventano rottamatori/demolitori dei furbetti del quartierino che infestano il Bel Paese.
Nel primo, l'irresistibile ascesa di un palazzinaro, consente al film di affrescare con i colori dell'indignazione popolare il sottobosco di connivenza, corruzione, volgarità e velleità politiche che ha portato Roma a condizioni di invivibilità terzomondiste e illegalità endemica, il secondo, con un plot da Topolino, fruga nella contiguità di criminalitá e vissuto quotidiano che tutti coloro che vivono in determinate aree del Paese hanno sotto gli occhi.

È come se il cinema italiano, nonostante la crisi, la disaffezione del pubblico, la spaventosa difficoltà di uscire fuori dal cono buio per chi è indipendente dai grandi monopoli della distribuzione, mostri i segni di una reattività popolare vicina alle giornate del "vaffa" che hanno aperto la strada al grillismo. E anche alle sue fisiologiche forme di aleatorietá politica.
Mario Sesti

Stessa rudimentale articolazione del linguaggio (Scaglione sembra rifarsi al poliziottesco o addirittura ai film di di Tomas Milian degli anni '70, I peggiori ha l'ingenuità e la debolezza di scrittura e fragilitá delle web serie), stessa vitalitá scomposta e frustrata: stessa capacità istintiva di connettersi ad un sentimento profondo e collettivo con delle forme espressive basiche ma intense e sincere.

È il segno di qualcosa che sta fermentando proprio in una stagione con gli incassi più deprimenti di sempre? Difficile dirlo: altrettanto difficile, per chiunque incontri questi film, non ascoltare un gemito, confuso e alterato, che sa di rabbia e rivolta.


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