Titolo originale | An American in Paris |
Anno | 2017 |
Genere | Eventi, Musical, |
Produzione | Gran Bretagna |
Durata | 160 minuti |
Regia di | Christopher Wheeldon |
Attori | Robert Fairchild, Leanne Cope, Haydn Oakley, Zoë Rainey, David Seadon-Young Jane Asher, Julian Forsyth, Ashley Andrews, Julia Nagle, Sophie Apollonia, Zoe Arshamian, Sarah Bakker, James Barton, Alicia Beck, Chrissy Brooke, James Butcher, Jonathan Caguioa, Jennifer Davison, Katie Deacon, Rebecca Fennelly, Sebastian Goffin, Alyn Hawke, Nicky Henshall, Genevieve Heron, Amy Hollins, Frankie Jenna, Justin-Lee Jones, Robin Kent, Kristen McGarrity, Daniela Norman, Pippa Raine, Aaron Smyth, Todd Talbot, Max Westwell, Jack Wilcox, Carrie Willis, Stuart Winter, Liam Wrate. |
Uscita | mercoledì 16 maggio 2018 |
Distribuzione | Nexo Digital |
MYmonetro | 3,03 su 2 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 18 maggio 2018
Il musical è ispirato al film premio Oscar® della MGM annoverato tra i 100 migliori film di tutti i tempi.
CONSIGLIATO SÌ
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Trasposizione teatrale del musical diretto nel 1951 da Vincente Minnelli che ebbe come protagonisti sullo schermo Gene Kelly e Leslie Caron con le musiche di Gershwin. Nel secondo dopoguerra a Parigi si ritrovano vicini di casa due americani: Jerry Mulligan sta cercando di diventare un pittore, mentre Adam suona il piano. Il duo, rinforzato da Henri, un cantante francese grande amico di Adam, esegue alcuni numeri nel caffè sottostante. Intorno a questo trio, e all'incontro di Jerry con Lise, una bella e giovane aspirante ballerina, si sviluppa una storia d'amore, arte e amicizia.
Il coreografo britannico Christopher Wheeldon ha portato sulle scene prima parigine e poi statunitensi questa rilettura di un classico della storia del cinema e del musical.
Se recensire uno spettacolo teatrale riproposto sul grande schermo è già un'impresa non semplice, se non altro perché ci si trova dinanzi a un raddoppiamento un po' straniante (il pubblico di 'quella' e di 'questa' sala, uno plaudente e l'altro solitamente silente) lo è ancor di più quando si tratta di un musical con tanto di orchestra dal vivo, come accade in questa occasione. Va però detto che, grazie alla regia video, la distanza si accorcia. Si tratta infatti di una ripresa non statica in cui si intuisce che non solo le coreografie ma le stesse espressioni degli attori sono state studiate con grande attenzione in modo da poter effettuare gli stacchi di montaggio al momento giusto. La struttura narrativa rispetto al film è, se vogliamo, più drammatica.
Se Minnelli ci presentava i protagonisti in una Parigi già pacificata qui si apre con ancora il terrore della guerra nei passi dei danzatori per poi sviluppare la vicenda che segue nel complesso la traccia originale aggiungendo alcuni qua e là elementi di innovazione. Quello che motiva ulteriormente una visione è ciò che distingue, sin dalle origini, questa opera. Siamo sempre più abituati a musical in cui si balla e si canta sempre contemporaneamente. Qui invece, in più di un momento, sono la musica e la danza ad avere spazi propri che vengono giustamente valorizzati. Sono inoltre da non sottovalutare le scenografie che, nella loro essenzialità grafica richiamano dei luoghi e un'epoca senza pretendere di ricostruirli ma con l'intento di trasmetterne lo spirito più intimo.
Nel gioco dei confronti tra cinema e scena a vincere è Gershwin In un cinema che abbonda di musical trasferiti dal palcoscenico al grande schermo, Un americano a Parigi rappresenta un raro caso di percorso al contrario. All'inizio c'è un film del 1951, magistralmente diretto da Vincente Minnelli e vincitore di svariati Oscar; ora è la volta della versione filmata dello spettacolo che il coreografo [...] Vai alla recensione »