La legge della giungla

Film 2016 | Commedia, +13 99 min.

Regia di Antonin Peretjatko. Un film con Vincent Macaigne, Vimala Pons, Pascal Légitimus, Mathieu Amalric, Fred Tousch. Cast completo Titolo originale: La loi de la jungle. Titolo internazionale: Struggle for Life. Genere Commedia, - Francia, 2016, durata 99 minuti. distribuito da Nomad Film. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +13 - MYmonetro 3,03 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento martedì 19 settembre 2017

Un vortice di comicità screwball in cui trovano posto la demenzialità dei fratelli Zucker e di Jim Abrahams, Jean Michel Jarre, il cannibalismo e la Guyana.

Consigliato sì!
3,03/5
MYMOVIES 3,00
CRITICA
PUBBLICO 3,06
CONSIGLIATO SÌ
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Una commedia folle ma con una sua forza eversiva e una sua poesia surreale e romantica.
Recensione di Giovanni Bogani
giovedì 6 ottobre 2022
Recensione di Giovanni Bogani
giovedì 6 ottobre 2022

Un eterno stagista fuori corso si vede affidare da un improbabile Ministero della Norma una missione che nessuno vuole. Andare in Guyana, dipartimento francese in piena Amazzonia, al confine col Brasile, per certificare la regolarità di un progetto. Un folle progetto chiamato "Guyaneige", portato avanti da un imprenditore esaltato, interpretato da Mathieu Amalric: la prima e unica pista sciistica artificiale dell'Amazzonia. L'attrazione che porterà turismo di alto profilo in quel posto sperduto. Intanto, nel posto sperduto deve andarci lui. Troverà una serie infinita di avventure folli, e un autista che si chiama Tarzan, ma è una ragazza. Stagista, come lui.

All'inizio pensi: è una farsa, sgangherata, surreale, una bambinata tragicomica. Poi scopri, un minuto dopo l'altro, un oggetto diverso: un film folle, ma con una sua forza eversiva, una sua poesia surreale e romantica. Fra tarantole, iguane e serpenti, tra finali assurdi che si rivelano sogni, fra gag che si rincorrono in ritmi alla Louis de Funès, trovi qualcosa di più.

Se ne sono accorti, in Francia, i "Cahiers du cinéma" che hanno esaltato il film, inserendolo fra i migliori dieci del 2016. Erano sotto influsso di droghe quando hanno stilato la lista? No. Perché nel suo andamento scomposto, nel suo essere continuamente fuori controllo, nel suo passare da un registro all'altro, il film di Antonin Peretjako - autore rivelatosi con La fille du 14 Juillet, presentato alla Quinzaine des réalisateurs a Cannes nel 2013 - funziona.

Potrebbe sembrare un film di serie B degli anni Sessanta, con i colori accesi del Ferraniacolor, una trama da albo illustrato, un esotismo facile. Ma non è questo, è molto di più. Racconta una Francia che si culla in illusioni coloniali, che sogna profitti altissimi grazie a progetti criminali, e intanto non paga i suoi stagisti. Una Nazione allo sbando.

Certo, il racconto di Peretjako si affida alle singole gag, una dopo l'altra, e costruisce una macchina burlesca che si appoggia su una struttura narrativa esilissima. Ma riesce a far ridere sulle assurdità burocratiche, o su una statua di Marianne - il simbolo della Francia - trasportata in elicottero fino a cadere in piena giungla. Evocando, ovviamente, la statua di Gesù portata in elicottero nella Dolce vita di Fellini.

Ma così come passa da un primo piano a un totale, da un punto di vista a un altro, da un piano americano a un dettaglio, in maniera brusca, selvaggia, allo stesso modo il film passa dai toni caricaturali puri dell'inizio ad atmosfere vagamente romantiche - fra lo stagista imbranato e la driver - che sono quasi più divertenti. Per poi virare ancora verso toni di critica sociale travestiti da farsa. Un po' Jacques Tati, un po' Peter Sellers, un po' L'aereo più pazzo del mondo. Un po' parodia e un po' follia.

Tarantole come se piovesse, topi, serpenti, bruchi, millepiedi, molti dei quali addosso agli attori. E non tutto sembra finto: come, ad esempio, la scena in cui una barca si rovescia nelle correnti di un fiume in piena. È un film "sporco", fangoso, umido, impolverato. Un film "neo-anni Sessanta", che racconta però una Francia di discorsi vuoti, tronfia, sbandata.

Fra gli attori, Mathieu Amalric è ghignante e laido quanto basta, nel ruolo dell'espatriato cinico e canagliesco, l'ideatore di "Guyaneige", il progetto più cinico possibile per attirare finanziamenti pubblici. Vincent Macaigne, con i suoi pochi capelli e l'aria da sfigato, è perfetto per il ruolo del nerd insicuro e maldestro. Vimala Pons, attrice francese di origini indiane che abbiamo visto anche in Elle di Paul Verhoeven, è perfetta, aggressiva, tosta e bella, forte e clownesca, pur rimanendo sexy. Si ha l'impressione che si sia tuffata nel film senza aver paura di niente: dal mangiare dei bruchi all'infilarsi in acque limacciose e poco rassicuranti. Un po' alla Katharine Hepburn de La regina d'Africa.

Alla fine: se ciò che è troppo farsesco, sgangherato, fuori binario, "like a rolling stone" vi spaventa o vi annoia, non cercate questo film. Se siete disposti a salire sull'ottovolante col regista e i suoi due protagonisti, a cambiare direzione e mood ogni cinque minuti, e a percepire i brividi del romance e la rabbia della denuncia sociale sotto i toni rassicuranti della farsa, allora è il film che fa per voi.

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RECENSIONI DALLA PARTE DEL PUBBLICO
domenica 18 aprile 2021
L''analisista

Commedia francese uscita da un delirio onirico, con tratti spiritosi, una brava attrice e un buon attore che la tengono assieme. Dirompente nelle sue uscite l'esattore, che dona qualche altro scoppiettio al film.Non aspettatevi una storia tessuta con troppa logica, non è quello che vi stupirà, ma alla fine, vissero felici e contenti.

mercoledì 24 febbraio 2021
enzo70

Una commedia francese surreale quanto gradevole. Non è da tutti i giorni andare in Guiana per aprire una pista di sci e favorire il turismo. Ma questo è proprio il compito che viene dato dalle Autorità francesi ad un non più giovane stagista che si troverà alle prese con la legge di due giungle: quella sudamericana e quella della burocrazia francese.

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