franky108
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mercoledì 18 maggio 2016
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impeccabile e commovente
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Virzì non si smentisce mai e sforna un'altro film bellissimo da aggiungere fortunatamente alla sempre più vasta collezione di film italiani di ottima qualità.
La pazza gioria racconta dell'amicizia tra Donatella(una sempre più brava Micaela Ramazzotti) e Beatrice(Valeria Bruni Tedeschi) nata in una casa di recupero ed evolutasi durante un road trip alla ricerca della pazza gioia.
La cosa che colpisce di questo film, oltre che alla cura e alla realizzazione punto fermo della filmografia di Virzì, è l'umanità con cui vengono trattati i personaggi. Donatella non è una ragazza semplice. E' fragile e "rotta" e con una storia alle spalle con cui difficilmente si può entrare in sintonia se la si guarda senza utilizzare il cuore.
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Virzì non si smentisce mai e sforna un'altro film bellissimo da aggiungere fortunatamente alla sempre più vasta collezione di film italiani di ottima qualità.
La pazza gioria racconta dell'amicizia tra Donatella(una sempre più brava Micaela Ramazzotti) e Beatrice(Valeria Bruni Tedeschi) nata in una casa di recupero ed evolutasi durante un road trip alla ricerca della pazza gioia.
La cosa che colpisce di questo film, oltre che alla cura e alla realizzazione punto fermo della filmografia di Virzì, è l'umanità con cui vengono trattati i personaggi. Donatella non è una ragazza semplice. E' fragile e "rotta" e con una storia alle spalle con cui difficilmente si può entrare in sintonia se la si guarda senza utilizzare il cuore.
Anche Beatrice, nonostante le apparenze sfarzose, nasconde una solitudine e una fragilità difficile da vedere ma non per questo meno importante.
Le scene finali poi sono state la ciliegina sulla torta.
E' un film divertente, profondo ma soprattuto non melenso. Donatella e Beatrice sono reali, sono esseri umani alla ricerca della felicità.
Sono insomma come tutti noi.
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alex2044
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domenica 22 maggio 2016
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la pazza gioia ?
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La pazza gioia è un gran bel film . Lo si guarda con simpatia , tenerezza , un po' di malinconia . Raramente si sorride . Paolo Virzì ha fatto forse il suo film più bello e certamente il più partecipato ed anche più intimo e convincente . Ci ha messo il cuore , l'anima , tralasciando ogni forma di cinismo . La pazzia è trattata con leggerezza e delicatezza . Risparmiando allo spettatore ogni forma di ipocrisia e respingendo la lagna di considerazioni un po' banali tipo : come è bella la pazzia , come è divertente la pazzia . No la pazzia non è bella ed è molto faticosa per chi la subisce o che la fa subire .
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La pazza gioia è un gran bel film . Lo si guarda con simpatia , tenerezza , un po' di malinconia . Raramente si sorride . Paolo Virzì ha fatto forse il suo film più bello e certamente il più partecipato ed anche più intimo e convincente . Ci ha messo il cuore , l'anima , tralasciando ogni forma di cinismo . La pazzia è trattata con leggerezza e delicatezza . Risparmiando allo spettatore ogni forma di ipocrisia e respingendo la lagna di considerazioni un po' banali tipo : come è bella la pazzia , come è divertente la pazzia . No la pazzia non è bella ed è molto faticosa per chi la subisce o che la fa subire . Infatti il film ci mostra due esseri umani malati e sofferenti . Che cercano nella fuga momenti di gioia che però saranno sempre episodici e molto brevi e che solo nella scena finale strapperanno loro un sorriso pieno di complicità . Le due protagoniste sono bravissime , spettacolare e spumeggiante Valeria Bruni Tedeschi , più intima e sofferente Micaela Ramazzotti . Simpatico il cameo di Anna Galiena e molto spiritoso quello della madre , anche nella realtà , della Bruni Tedeschi . Un po' meno convincenti alcuni attori di contorno ma è un peccato molto veniale . Anche formalmente il film è apprezzabile . Girato molto bene . Ambientato in posti molto gradevoli e la descrizione degli avvenimenti è chiara e illuminata da una fotografia solare e molto vivace . Alcune citazioni filmiche denunciano inoltre la cultura cinefila di Virzì . Fino a portarlo a rendere omaggio ad un suo collega italiano , altrettanto bravo , con la scena del pranzo nel ristorante di lusso . Giusto anche la forma nel cinema è importante . Bravo Virzì , l'esame è superato ed anche alla grande . Si esce dal cinema commossi ed anche un po' malinconici ma contenti di aver visto un film bellissimo .
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[+] ma come raramente si sorride?
(di no_data)
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pintaz
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lunedì 23 maggio 2016
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dove si trova la felicita'?
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Beatrice, chiacchierona anche mentre dorme, presunta contessa, confessa anche all'ultimo uomo della terra di essere in intimità con i potenti che governano il mondo. Incontra nella comunità terapeutica, nel pistoiese, Donatella giovane donna piena di tatuaggi e con il volto solcato da un doloroso segreto tanto fragile quanto silenziosa. Entrambe, come altre donne che si trovano nella casa di cura, vengono classificate come socialmente pericolose.
Eccolo il nuovo capolavoro del regista toscano Paolo Virzì.
La inaspettata amicizia fra le due donne le porterà a una fuga dalla vita strampalata per ricercare, oltre a sé stesse, quella felicità desiderata, e appena intravista nel passato, in quel marasma che viene definito il mondo dei sani.
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Beatrice, chiacchierona anche mentre dorme, presunta contessa, confessa anche all'ultimo uomo della terra di essere in intimità con i potenti che governano il mondo. Incontra nella comunità terapeutica, nel pistoiese, Donatella giovane donna piena di tatuaggi e con il volto solcato da un doloroso segreto tanto fragile quanto silenziosa. Entrambe, come altre donne che si trovano nella casa di cura, vengono classificate come socialmente pericolose.
Eccolo il nuovo capolavoro del regista toscano Paolo Virzì.
La inaspettata amicizia fra le due donne le porterà a una fuga dalla vita strampalata per ricercare, oltre a sé stesse, quella felicità desiderata, e appena intravista nel passato, in quel marasma che viene definito il mondo dei sani.
Si ride non fino alle lacrime ma con le lacrime medesime e ci si commuove non fino a ridere ma a sorridere. Il segreto, penso, sia tutto qui. Una straordinaria Valeria Bruni Tedeschi mostra fragilità ironia, perfidia e quella voglia, che appartiene a ognuno di noi, di essere ascoltata senza alcuna preclusione e desiderosa di un abbraccio sincero privo di commiserazione e compassione. Micaela Ramazzotti sempre dentro il personaggio e anche oltre ci porta, con un pugno nello stomaco, alla sconfitta della famiglia, alla frustrazione di donna, in balia degli eventi, ma mai di mamma.
Il film ritorna alla Legge Basaglia che introdusse un'importante revisione degli ospedali psichiatrici in Italia e promosse notevoli trasformazioni nei trattamenti sul territorio. Basaglia istituisce subito, all'interno dell'ospedale psichiatrico, laboratori di pittura e di teatro. Anche nel film esiste una cooperativa di lavoro per i pazienti, che così cominciano a svolgere lavori riconosciuti e retribuiti.
Al termine della pellicola si rimane inchiodati alla poltrona. Mentre si tira fuori il fazzoletto, e non per il raffreddore, ho pensato a quello che il regista toscano ha voluto che si percepisse. Se la società vuole riconoscere la follia come essenzialità della ragione nel quotidiano, perchè ci deve essere la scienza che in virtù di questo vuole eliminarla?
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flyanto
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mercoledì 18 maggio 2016
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due donne strampalate ma fortemente fragili
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Presentato al Festival di Cannes di quest'anno, "La Pazza Gioia" è l'ultima opera che Paolo Virzì ha diretto e scritto insieme a Francesca Archibugi. Incentrato tutto su due particolari personaggi femminili, ottimamente interpretati da Valeria Bruni Tedeschi e dalla moglie del regista Micaela Ramazzotti, "la Pazza Gioia" presenta una sorta di road movie delle due donne richiamando, sia pure alla lontana per atmosfera e situazioni, l'antecedente capolavoro di Ridley Scott "Thelma e Louise" per la loro estrema ricerca di libertà ed affermazione personale,
La vicenda inizia all'interno di una comunità alquanto alternativa dove vengono curate delle persone disturbate psichicamente e tra loro vi risiedono anche le due protagoniste che però vivono questo luogo come una grossa limitazione alla loro personale libertà individuale.
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Presentato al Festival di Cannes di quest'anno, "La Pazza Gioia" è l'ultima opera che Paolo Virzì ha diretto e scritto insieme a Francesca Archibugi. Incentrato tutto su due particolari personaggi femminili, ottimamente interpretati da Valeria Bruni Tedeschi e dalla moglie del regista Micaela Ramazzotti, "la Pazza Gioia" presenta una sorta di road movie delle due donne richiamando, sia pure alla lontana per atmosfera e situazioni, l'antecedente capolavoro di Ridley Scott "Thelma e Louise" per la loro estrema ricerca di libertà ed affermazione personale,
La vicenda inizia all'interno di una comunità alquanto alternativa dove vengono curate delle persone disturbate psichicamente e tra loro vi risiedono anche le due protagoniste che però vivono questo luogo come una grossa limitazione alla loro personale libertà individuale. intrecciando subito tra loro una sorta di rapporto amicale e di profonda complicità, in occasione di una libera uscita insieme agli altri pazienti dall' istituto, esse riescono ad improvvisare una fuga che le condurrà a vivere numerose ed strampalate avventure. In realtà entrambe sono reduci da un passato alquanto difficile e problematico, in particolare la più giovane a cui hanno tolto l'affidamento del figlio che nel frattempo è stato adottato da una famiglia ritenuta più idonea a crescerlo. Nel corso delle matte scorribande il loro legame si consoliderà sempre di più, riconducendole all' "ordine" prestabilito, per loro fortemente limitante ma quanto mai necessario.
Un'opera senza alcun dubbio molto cruda, sia pure realizzata da Virzì come una sorta di viaggio quasi fantastico e poco realistico, ma ciò evidenzia molto chiaramente l'atmosfera di irrazionalità e di incoscienza in cui vivono le due protagoniste. Fortemente segnate dalla vita e da un percorso personale alquanto difficile, esse ovviamente non si riconoscono come donne affette da problemi psichici o, più precisamente, lo riconoscono ma non totalmente e pertanto minimizzano grandemente le proprie problematiche ed il proprio stato di salute, affidandosi all'aiuto dei farmaci di cui ormai sono divenute fortemente dipendenti. E con il loro mondo e la loro condizione "strampalata" Paolo Virzì tratteggia magistralmente il disagio mentale umano, le sue incongruenze e le lotte condotte contro la forzatura coatta di venire relegati entro dei confini prestabili e ritenuti "giusti" perchè costituenti la normalità e le regole in base a cui bisogna comportarsi.
Il finale, concepito in maniera, forse, eccessivamente positiva, alleggerisce la pesante condizione ed atmosfera in cui vivono le due protagoniste dirette sempre più verso una sorta di baratro e dona così allo spettatore la fiducia e la speranza verso una possibilità di riscatto e di guarigione.
Ottima, ripeto, l'interpretazione di entrambe La Tedeschi e la Ramazzotti che consegnano al pubblico due ritratti di donne vere, fortemente depresse ed altalenanti nell'umore, sognatrici e soprattutto profondamente sole nel profondo del loro animo.
Altamente consigliabile seppure non troppo allegro.
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vincenzo ambriola
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venerdì 20 maggio 2016
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il sottile confine tra normalità e pazzia
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Beatrice e Donatella vivono a Villa Biondi, un istituto terapeutico per il recupero di donne che hanno commesso reati in condizioni che richiedono una terapia di recupero. Insomma, donne pazze. Le due riescono a scappare e vivono un paio di giorni alla ricerca dell'amante, della madre, del padre, del figlio. Nel frattempo combinano un sacco di guai. Se si adotta il loro punto di vista, il mondo è molto diverso da come lo percepiscono le persone cosiddette normali. E' normale prendere soldi da un portafoglio che non ti appartiene, prendere in prestito un'automobile, mangiare a scrocco in un ristorante di lusso. Lo è perché c'è una buona ragione per farlo, perché l'azione è propedeutica al raggiungimento di un obiettivo, indipendentemente dalla morale che la considera socialmente errata.
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Beatrice e Donatella vivono a Villa Biondi, un istituto terapeutico per il recupero di donne che hanno commesso reati in condizioni che richiedono una terapia di recupero. Insomma, donne pazze. Le due riescono a scappare e vivono un paio di giorni alla ricerca dell'amante, della madre, del padre, del figlio. Nel frattempo combinano un sacco di guai. Se si adotta il loro punto di vista, il mondo è molto diverso da come lo percepiscono le persone cosiddette normali. E' normale prendere soldi da un portafoglio che non ti appartiene, prendere in prestito un'automobile, mangiare a scrocco in un ristorante di lusso. Lo è perché c'è una buona ragione per farlo, perché l'azione è propedeutica al raggiungimento di un obiettivo, indipendentemente dalla morale che la considera socialmente errata. Anche la loro vita sembra normale, con scelte discutibili ma sempre in qualche modo giustificate. Ma la società non accetta queste persone, le esclude estremizzandole, chiudendole in recinti protetti, imbottendole di psicofarmaci. Virzì riesce con grande garbo a raccontarci la normalità di chi non è considerato normale, senza indulgere nel vittimismo rivestito di buonismo. I dialoghi sono sempre freschi, spontanei, in una recitazione ispirata ed emotivamente calda. Stupenda Micaela Ramazzotti, sempre coerente con il personaggio, molto difficile da rappresentare. Altrettanto brava Valeria Bruni Tedeschi, più a suo agio in Beatrice, logorroica e mitomane. Un film da ricordare, per ricordarsi che il confine tra la normalità e la pazzia è molto esile e facile da superare, spesso in una sola direzione, purtroppo.
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domenica 22 maggio 2016
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un capolavoro
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Rappresentazione della pazzia, dello stare fuori dalla società civile, dell'inquietudine e del malessere di vivere. Film estremamente curato nei dettagli, con una recitazione da oscar per entrambe le protagoniste. Non c'è un dialogo banale, una scena affidata al caso, non ci sono stereotipi. E' stato accostato a Thelma e Louise, ma non ha nulla in comune, a parte il fatto che sono due donne le protagoniste (ricorda piuttosto Qualcuno volò sul nido del cuculo).
Beatrice (Bruni Tedeschi), ex componente del jet set, è logorroica, atteggiata da gran signora, schietta e comica. Condannata per bancarotta fraudolenta, denunciata dal giudice per stalking è innamorata di un personaggio disgustoso ma, seppur pazza, esercita il suo fascino sul suo avvocato.
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Rappresentazione della pazzia, dello stare fuori dalla società civile, dell'inquietudine e del malessere di vivere. Film estremamente curato nei dettagli, con una recitazione da oscar per entrambe le protagoniste. Non c'è un dialogo banale, una scena affidata al caso, non ci sono stereotipi. E' stato accostato a Thelma e Louise, ma non ha nulla in comune, a parte il fatto che sono due donne le protagoniste (ricorda piuttosto Qualcuno volò sul nido del cuculo).
Beatrice (Bruni Tedeschi), ex componente del jet set, è logorroica, atteggiata da gran signora, schietta e comica. Condannata per bancarotta fraudolenta, denunciata dal giudice per stalking è innamorata di un personaggio disgustoso ma, seppur pazza, esercita il suo fascino sul suo avvocato. Donatella (Ramazzotti) è un personaggio struggente. Distrutta dalla sofferenza, tenta il suicidio con il figlio neonato. Il figlio le viene tolto, anche se alla fine riuscirà ad incontrarlo. Le due protagoniste si completano, hanno bisogno l'una dell'altra. Se riusciranno a salvarsi sarà grazie alla loro amicizia. Sono entrambe delle persone disturbate con necessità di cure, ma ciò non vuol dire che siano personaggi da considerare poco o disprezzare. Anzi.
Quando Donatella arriva in comunità, Beatrice finalmente trova qualcuno su cui riporre tutta la sua esuberanza. Riescono a scappare dalla comunutà, soendono un sacco di soldi, combinano un sacco di danni. Ma forse anche risolvono qualche loro problema.
Film estremamente raffinato che tratta temi delicati con molto rispetto.
Complimenti a Virzì, il miglor regista italiano di questi tempi.
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carlosantoni
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mercoledì 25 maggio 2016
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thelma e louise sul nido del cuculo
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Grande Virzì! Gran bel film, anche se a volte difficile da seguire perché la realtà che descrive ti prende allo stomaco, specialmente nella prima parte. Sì, credo si possa dire che è lui, Virzì, l’erede più alto della commedia all’italiana, quella in cui si sorride, si ride anche, ma sempre restando con l’amaro in bocca. Il suo film è anche un tributo al cinema in senso lato,ironizza sulla sua funzione sociale ed evidenti sono i riferimenti a “Qualcuno volò sul nido del cuculo” (di cui riprende la descrizione dell’universo carcerario, ma calato in una realtà sociale e umana molto meno feroce che non nel film di Forman), e del tutto espliciti quelli a “Thelma e Louise” di Scott. La regia appare solida, così come la sceneggiatura, che nella seconda parte del film si apre come un fiore che sboccia coi colori della delicatezza e di una maggiore introspezione, senza mai perdere il contrappunto fra comicità e ironia da una parte, e dolore e tragedia dall’altra.
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Grande Virzì! Gran bel film, anche se a volte difficile da seguire perché la realtà che descrive ti prende allo stomaco, specialmente nella prima parte. Sì, credo si possa dire che è lui, Virzì, l’erede più alto della commedia all’italiana, quella in cui si sorride, si ride anche, ma sempre restando con l’amaro in bocca. Il suo film è anche un tributo al cinema in senso lato,ironizza sulla sua funzione sociale ed evidenti sono i riferimenti a “Qualcuno volò sul nido del cuculo” (di cui riprende la descrizione dell’universo carcerario, ma calato in una realtà sociale e umana molto meno feroce che non nel film di Forman), e del tutto espliciti quelli a “Thelma e Louise” di Scott. La regia appare solida, così come la sceneggiatura, che nella seconda parte del film si apre come un fiore che sboccia coi colori della delicatezza e di una maggiore introspezione, senza mai perdere il contrappunto fra comicità e ironia da una parte, e dolore e tragedia dall’altra. Eccellente la fotografia e l’uso della mdp.
Ma un elogio particolare, particolarissimo, sento di doverlo tributare alla bravura delle due interpreti principali, Valeria Bruni Tedeschi e Micaela Ramazzotti, i cui ruoli diversissimi poco per volta finiscono per compendiarsi e compenetrarsi, lasciando che l’affetto, la fiducia che s’instaurano fra loro prevalgano poco per volta sulle nevrosi e la depressione, è semplicemente eccezionale. Difficile vedere due attrici recitare a così altissimi livelli in un duetto complicato e continuo, strettissimo, tanto da poter risultare a volte estenuante. Spero ottengano i più alti riconoscimenti per la loro arte, come d’altra parte il grande, grandissimo Paolo Virzì.
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iiiiii
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sabato 4 giugno 2016
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bellissimo, un capolavoro!
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Ottima Paolo Virzì che si conferma uno dei migliori registi italiani del momento. Ci fa ricordare la commedia dolce amara del periodo neo-realista, i registi mai dimenticati del nostro passato cinematografico. In certi momenti ricorda Ettore Scola, in certi altri ha qualcosa di Monicelli, un mix di qualità italiche.
Con "La Pazza Gioia" però Virzì supera se stesso, riesce ad andare ancora più in profondità, per scuotere lo spettatore, con una sensibilità e con un empatia rara in un occhio maschile.
Valeria Bruni Tedeschi e Micaela Ramazzotti sono perfette, mai una sbavatura, mai un momento di noia, entrambe bravissime sia singolarmente, ma soprattutto insieme...coppia azzeccatissima.
E' sempre bello vedere la nostra Toscana al cinema, quelle riprese della passeggiata di Viareggio ricordano tanto anche Luigi Zampa in "Frenesie dell'Estate".
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Ottima Paolo Virzì che si conferma uno dei migliori registi italiani del momento. Ci fa ricordare la commedia dolce amara del periodo neo-realista, i registi mai dimenticati del nostro passato cinematografico. In certi momenti ricorda Ettore Scola, in certi altri ha qualcosa di Monicelli, un mix di qualità italiche.
Con "La Pazza Gioia" però Virzì supera se stesso, riesce ad andare ancora più in profondità, per scuotere lo spettatore, con una sensibilità e con un empatia rara in un occhio maschile.
Valeria Bruni Tedeschi e Micaela Ramazzotti sono perfette, mai una sbavatura, mai un momento di noia, entrambe bravissime sia singolarmente, ma soprattutto insieme...coppia azzeccatissima.
E' sempre bello vedere la nostra Toscana al cinema, quelle riprese della passeggiata di Viareggio ricordano tanto anche Luigi Zampa in "Frenesie dell'Estate".
Paolo Virzì riesce a farci ridere, sorridere, ma anche piangere.
Bravo, 10 e lode!!!
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lunedì 6 giugno 2016
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ironico, intenso, inusuale
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Da vedere decisamente. La magnifica bravura delle interpreti (la Bruni Tedeschi, poi, è semplicemente strepitosa nella sua nonchalanche: fosse un film inglese o americano vincerebbe l'oscar...) rischia addirittura di far passare in secondo piano la portata delle tematiche e del modo in cui sono trattate: chi è l'insano di mente ? e chi dice che lo sia? e siamo proprio sicuri che la "cura farmacologica" sia la panacea? La pellicola li affronta tutti, ma con una leggiadra ironia sostenuta e cementata da una solida sceneggiatura, da un mano registica sicura e - appunto - da due attrici in stato di grazia. Si esce dalla sala più ricchi, probabilmente più allegri ma con qualche sano dubbio in più sul cocnetto di presunta.
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Da vedere decisamente. La magnifica bravura delle interpreti (la Bruni Tedeschi, poi, è semplicemente strepitosa nella sua nonchalanche: fosse un film inglese o americano vincerebbe l'oscar...) rischia addirittura di far passare in secondo piano la portata delle tematiche e del modo in cui sono trattate: chi è l'insano di mente ? e chi dice che lo sia? e siamo proprio sicuri che la "cura farmacologica" sia la panacea? La pellicola li affronta tutti, ma con una leggiadra ironia sostenuta e cementata da una solida sceneggiatura, da un mano registica sicura e - appunto - da due attrici in stato di grazia. Si esce dalla sala più ricchi, probabilmente più allegri ma con qualche sano dubbio in più sul cocnetto di presunta..... "normalità"
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soleilmoon
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giovedì 19 maggio 2016
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strepitosa valeria
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Una storia tutto sommato semplice, di amicizia e sostegno all'interno di una casa famiglia per donne con problemi psichici, che prende vita grazie alla strepitosa interpretazione dell'attrice Valeria Bruni Tedeschi. Calandosi meravigliosamente in questo personaggio di donna complessa, regala al film un tocco di comicita' inaspettata. Micaela Ramazzotti e' un'ottima spalla, piu' dark e tormentata ma altrettanto credibile.
La forza del film sta nell'aver delineato molto bene i personaggi e aver trovato gli interpreti idonei. Un plauso va a Anna Galliena perfetta e incisiva nella sua particina di madre di Donatella.
Per apprezzare il film al di la' della storia triste e un po' scontata bisogna cogliere gli spunti comici, la leggerezza dei dialoghi, la bravura degli attori, altrimenti puo' risultare anche noioso.
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