gioggi.88
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giovedì 19 maggio 2016
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un film gentile, potente e intenso.
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Il film narra della maldestra fuga di due donne, Donatella e Beatrice, entrambe residenti a Villa Biondi, comunità terapeutica per pazienti psichiatriche nella campagna Toscana. Valeria Bruni Tedeschi è Beatrice, femme fatale dell'alta borghesia,ricca, logorroica e un po' frivola, un tempo sposata con un facoltoso avvocato dell'entourage berlusconiano, si è poi lanciata in una relazione con un delinquente approfittatore, è affetta da disturbo bipolare e minimizza con battute e scenate istrioniche la propria vita e ciò che la circonda, ammonisce con battute sarcastiche le altre abitanti della struttura e rimpiange il suo passato, tra ristoranti d'élite e vacanze in barca, non rinunciando mai al suo rossetto e ai suoi flaconi di valium.
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Il film narra della maldestra fuga di due donne, Donatella e Beatrice, entrambe residenti a Villa Biondi, comunità terapeutica per pazienti psichiatriche nella campagna Toscana. Valeria Bruni Tedeschi è Beatrice, femme fatale dell'alta borghesia,ricca, logorroica e un po' frivola, un tempo sposata con un facoltoso avvocato dell'entourage berlusconiano, si è poi lanciata in una relazione con un delinquente approfittatore, è affetta da disturbo bipolare e minimizza con battute e scenate istrioniche la propria vita e ciò che la circonda, ammonisce con battute sarcastiche le altre abitanti della struttura e rimpiange il suo passato, tra ristoranti d'élite e vacanze in barca, non rinunciando mai al suo rossetto e ai suoi flaconi di valium. Donatella, interpretata da Micaela Ramazzotti è una giovane donna,magra e sciupata con un passato burrascoso, affetta da una sindrome depressiva per colpa della quale le è stata negata la custodia del figlio,dato in adozione. L'unico pensiero che la tiene in vita è di poterlo anche solo rivedere; profondamente diversa da Beatrice, Donatella ha due occhi enormi e spaventati, taciturna e cupa, l'unico momento in cui sorride è quando ascolta con le cuffiette "Senza fine", convinta che il suo babbo, pianista scapestrato di pianobar, l'abbia scritta per lei quando era piccola.
Attraverso questa fuga improvvisata e senza meta, nasce un'amicizia bizzarra tra due donne completamente diverse, che tentano di non annegare nel dolore e si tengono per mano, cercando di venire a capo della loro vita a brandelli.
Questo film ha il merito di trattare con delicatezza e poesia, ma anche verità e senza buonismo uno dei temi più difficili da raccontare: il disturbo mentale. Mi piace chiamarlo disturbo e non "malattia" o "patologia" perché la pellicola ha la capacità e la forza di approcciarsi a questa problematica trattandola non come qualcosa di "morboso" ma con estrema umanità, raccontando prima di tutto di due donne, sotto diversi punti di vista: come madri, figlie, mogli, amanti prima che come "pazienti" e quindi "malate" . Anche la scelta del regista di inserire nel cast delle pazienti realmente residenti in comunità di cura insieme alle attrici professioniste sta proprio a sancire la linea molto labile che c'è tra "normalità" e la "patologia".. è un film che dà speranza, perché riesce a raccontare con leggiadria un tema che è pesante come un macigno, senza retorica a sovvertire i luoghi comuni sui pazienti psichiatrici, non vuole indorare la pillola, è a tratti brutale e drammatico, perché non censura la disperazione e la pericolosità della loro condizione, ma la rispetta.
Ci aiuta a guardare con occhi diversi la "pericolosità" di qualcuno che compie un gesto disperato, non più come telespettatori spaventati dai mostri "del telegiornale", ci obbliga a frugare dentro di noi e a rivedere la nostra candida vita da "mulino bianco", ci spiazza nella scena finale sulla spiaggia, in cui Donatella gioca con il figlio, dove il suo amore disarmante è più forte delle sentenze giudiziarie, della "pericolosità" di una diagnosi, del disagio mentale.. È semplicemente l'amore di una madre.
Si intuisce anche tutta la ricerca svolta dal regista sul campo, in un progetto che ha anche una valenza di tipo "documentaristico", e che riassume a che punto è la psichiatria sul territorio, quali sono le realtà delle comunità terapeutiche, i centri diurni, gli OPG (nel 2014, epoca delle riprese erano ancora aperti) l'enorme lavoro degli operatori, e le varie tipologie di professionisti: quelli che combattono fianco a fianco dei loro pazienti, gioendo dei piccoli risultati quotidiani e i burocrati anaffettivi che anziché curare giudicano.
Un film che fa ridere, riflettere, commuovere.
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sofialenzerini
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venerdì 20 maggio 2016
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film ricco di emozioni,coinvolgente e sorprendente
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Uno di quei film che rimangono sulla pelle, che non scivolano via ma catturano mente e cuore. Virzì propone il tema della disperazione che si mischia alla pazzia e sviluppa questa tematica attraverso un' ottica totalmente umana e sentimentale. La pazza gioia racconta la fragilità di due donne senza stabilità, alla ricerca di un luogo che non conosca l'inquietudine di chi è nato triste, di chi soffre, di chi vive trascinandosi. La drammaticità si fonde con il divertimento in maniera affascinante, e nonostante la continua percezione di estrema sofferenza, si sorride e si ride, fino a sperare. Valeria Bruni Tedeschi e Micaela Ramazzotti si completano a vicenda e dimostrano, ancora una volta, una straordinaria bravura e un' interpretazione da togliere il respiro.
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Uno di quei film che rimangono sulla pelle, che non scivolano via ma catturano mente e cuore. Virzì propone il tema della disperazione che si mischia alla pazzia e sviluppa questa tematica attraverso un' ottica totalmente umana e sentimentale. La pazza gioia racconta la fragilità di due donne senza stabilità, alla ricerca di un luogo che non conosca l'inquietudine di chi è nato triste, di chi soffre, di chi vive trascinandosi. La drammaticità si fonde con il divertimento in maniera affascinante, e nonostante la continua percezione di estrema sofferenza, si sorride e si ride, fino a sperare. Valeria Bruni Tedeschi e Micaela Ramazzotti si completano a vicenda e dimostrano, ancora una volta, una straordinaria bravura e un' interpretazione da togliere il respiro. Virzì è riuscito a dipingere perfettamente il bisogno di aiuto e la richiesta continua di umana comprensione, in un film arricchito dal valore dell'amicizia. Una storia emozionante, che fa riflettere su come il rimedio al dolore sia il curarsi assieme.
Buon film!
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no_data
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venerdì 20 maggio 2016
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assolutamente da vedere
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Presentato alla Quinzaine des Realisateurs a Cannes 2016, il film fa pensare ad un incrocio tra Telma e Louise e Qualcuno volò sul nido del Cuculo con una verve tutta italiana. Due ore di puro divertimento, ma anche 2 ore spese bene per venire a contatto, pur solo visivamente, con le molte realtà di alcune malattie mentali, della sofferenza, dei sentimenti e dei comportamenti che pervadono i malati e, non solo, con l'insofferenza della malattia da parte di alcuni famigliari e la generosità di talune figure che, prodigandosi nel processi di guarigione, indipendentemente dal ruolo e dall'età (vedi il figlioletto), riescono spesso a compiere dei piccoli miracoli. Divertente, spiritoso ed anche commuovente, è degno di essere annoverato tra il Grande Cinema Italiano come ha giustamente commentato qualcuno tra il pubblico in sala.
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Presentato alla Quinzaine des Realisateurs a Cannes 2016, il film fa pensare ad un incrocio tra Telma e Louise e Qualcuno volò sul nido del Cuculo con una verve tutta italiana. Due ore di puro divertimento, ma anche 2 ore spese bene per venire a contatto, pur solo visivamente, con le molte realtà di alcune malattie mentali, della sofferenza, dei sentimenti e dei comportamenti che pervadono i malati e, non solo, con l'insofferenza della malattia da parte di alcuni famigliari e la generosità di talune figure che, prodigandosi nel processi di guarigione, indipendentemente dal ruolo e dall'età (vedi il figlioletto), riescono spesso a compiere dei piccoli miracoli. Divertente, spiritoso ed anche commuovente, è degno di essere annoverato tra il Grande Cinema Italiano come ha giustamente commentato qualcuno tra il pubblico in sala. Pubblico che ha lungamente applaudito il cast. Complimenti a Valeria Bruni Tedeschi e Micaela Ramazzotti, magistralmente dirette da Virzì che hanno dato il meglio di loro stesse, grazie anche ad un'ottima sceneggiatura.
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robroma66
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domenica 22 maggio 2016
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garbato e intenso
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Che bel film, l'ultima creatura di Virzì.
Racconta alcuni giorni di vita di due donne psicopatiche, Beatrice (Valeria Bruni Tedeschi) -ricca e raffinata moglie di un avvocato vicino al potere, e poi precipitata in una relazione distruttiva con un criminale- e Donatella (Micaela Ramazzotti) -psicologicamente fragile, di fatto abbandonata dai suoi meschini genitori, tormentata dal ricordo di un figlio che le è stato sottratto e dato in adozione-.
Dentro "La pazza gioia" ci sono molte cose, tutte raccontate con garbo ed intensità e con un taglio sospeso tra il documentaristico e il sognante.
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Che bel film, l'ultima creatura di Virzì.
Racconta alcuni giorni di vita di due donne psicopatiche, Beatrice (Valeria Bruni Tedeschi) -ricca e raffinata moglie di un avvocato vicino al potere, e poi precipitata in una relazione distruttiva con un criminale- e Donatella (Micaela Ramazzotti) -psicologicamente fragile, di fatto abbandonata dai suoi meschini genitori, tormentata dal ricordo di un figlio che le è stato sottratto e dato in adozione-.
Dentro "La pazza gioia" ci sono molte cose, tutte raccontate con garbo ed intensità e con un taglio sospeso tra il documentaristico e il sognante.
C'è la tenerezza della follia umana, il dramma della patologia psichiatrica, la centralità dell'universo femminile (curiosamente, gli uomini sono marginali e sovente balordi), l'amicizia, la tragicità e l'allegria, la prossimità del baratro, l'ottusità del sistema ma anche la tenace dedizione e simpateticità di alcuni operatori (recte: operatrici). E' un film commovente ed empatico, tutto sommato capace di dare un filo di speranza.
Straordinarie le interpretazioni di Bruni Tedeschi e di Ramazzotti, ottima la fotografia di Vladan Radovic. E poi Virzì è sempre Virzì, anche se qui è più placido ed educato di quanto non siamo abituati a vedere.
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mario nitti
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domenica 22 maggio 2016
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5 stelle meritate da tutti: attrici, storia, regia
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Beatrice, logorroica ospite di Villa Biondi, una comunità per malati mentali, è una mitomane che tratta tutti dall’alto in basso: sempre elegante e curata resta colpita da Donatella, magrissima e tatuatissima donna che ha alle spalle atti di violenza ed è affetta da una profonda depressione[+]
Beatrice, logorroica ospite di Villa Biondi, una comunità per malati mentali, è una mitomane che tratta tutti dall’alto in basso: sempre elegante e curata resta colpita da Donatella, magrissima e tatuatissima donna che ha alle spalle atti di violenza ed è affetta da una profonda depressione e per carpire delle informazioni si finge dottoressa. I due universi di sofferenza si incontrano e si forma un’improbabile rapporto che è difficile definire e che sarà la premessa di un viaggio comune.
Con queste premesse viene da dire: “Non ho peccati da scontare; perché dovrei andare a vedere una roba del genere”?
Tre motivi. Perché è un film con un ritmo incredibile, ma non si impiglia mai nel rischio della lentezza scorrendo veloce, a tratti veramente divertente, a tratti disperatamente commovente, dall’inizio alla fine. Perché le due attrici fanno una gara a chi è più brava: alla fine non si sa chi ha vinto, ma se fossimo in America avremmo due candidate all’Oscar. Semplicemente perché è un film profondo, vero e bellissimo e perderselo sarebbe un peccato.
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lbavassano
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domenica 22 maggio 2016
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l'eccellenza rara della sceneggiatura
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Non sono molti i film che, nonostante la sovraesposizione mediatica, nonostante i trailer eccessivi che temiamo abbiano svelato ogni scena, ogni snodo della narrazione, riescono comunque a sorprenderci. Un film sul disagio, sicuramente, e sui rapporti umani che tale disagio acuiscono o possono, più raramente, lenire. Ma soprattutto, per come l'ho visto io, un film sulla babele dei linguaggi da cui siamo parlati, da cui siamo agiti, con cui cerchiamo di colmare le nostre lacune. Sulla difficoltà di trovare le parole che consentano una comunicazione autentica.
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Non sono molti i film che, nonostante la sovraesposizione mediatica, nonostante i trailer eccessivi che temiamo abbiano svelato ogni scena, ogni snodo della narrazione, riescono comunque a sorprenderci. Un film sul disagio, sicuramente, e sui rapporti umani che tale disagio acuiscono o possono, più raramente, lenire. Ma soprattutto, per come l'ho visto io, un film sulla babele dei linguaggi da cui siamo parlati, da cui siamo agiti, con cui cerchiamo di colmare le nostre lacune. Sulla difficoltà di trovare le parole che consentano una comunicazione autentica. Un film molto ben scritto, come da anni troppo raramente in Italia, capace di alternare comicità e dramma, e poesia, senza forzature e stridori. Due splendide interpreti, forse nel ruolo della vita, comunque in un ruolo che segna un momento importante nel loro percorso.
Qualche dubbio però sul finale: c'erano almeno un paio di occasioni in cui concludere la narrazione. La scelta buonista di proseguirla a mio parere l'ha indebolita.
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giulio vivoli
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domenica 22 maggio 2016
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la strana coppia
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TEMA DI LA PAZZA GIOIA
Ogni regista ha un luogo di elezione nel quale esprimere il proprio cinema con facilità fresca e spontanea : per Virzì è sicuramente la Toscana di Livorno e dintorni, quella di Ovosodo e La Prima Cosa Bella, con le sue arie di provincia italiana dalle atmosfere popolari e i personaggi stralunati. La Pazza Gioia è un road movie sospeso tra commedia surreale e melodramma corale, tra satira classista e cinema d’ impegno sociale, che si snoda da Montecatini a Viareggio e puntata all’Argentario, con protagonista un’improbabile coppia di donne ospiti di una comunità di recupero per malati di mente: le bravissime e compenetrate Valeria Bruni Tedeschi, mitomane narcisista di origini altolocate e Micaela Ramazzotti, ragazza rozza e fragile con alle spalle una giovane vita segnata da abbandoni e depressione.
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TEMA DI LA PAZZA GIOIA
Ogni regista ha un luogo di elezione nel quale esprimere il proprio cinema con facilità fresca e spontanea : per Virzì è sicuramente la Toscana di Livorno e dintorni, quella di Ovosodo e La Prima Cosa Bella, con le sue arie di provincia italiana dalle atmosfere popolari e i personaggi stralunati. La Pazza Gioia è un road movie sospeso tra commedia surreale e melodramma corale, tra satira classista e cinema d’ impegno sociale, che si snoda da Montecatini a Viareggio e puntata all’Argentario, con protagonista un’improbabile coppia di donne ospiti di una comunità di recupero per malati di mente: le bravissime e compenetrate Valeria Bruni Tedeschi, mitomane narcisista di origini altolocate e Micaela Ramazzotti, ragazza rozza e fragile con alle spalle una giovane vita segnata da abbandoni e depressione. Il loro sodalizio apparentemente privo di comuni punti di contatto servirà ad entrambe a confrontarsi con l’ Altro psicoanalitico e a mettere in discussione il proprio mondo con tutte le sue incertezze: la loro fuga follemente estemporanea e irresponsabilmente leggera è un viaggio iniziatico fuori dalle cure medicinali e le terapie ordinarie previste dalla sanità e dalla legge; è un percorso di ricerca e riconciliazione interiore sui luoghi e le circostanze che hanno segnato le loro vite inquiete e sofferte, popolato di genitori assenti ed egoisti, ex mariti risposati e diversamente squallidi, e anche un figlio perduto e ritrovato, che dà il senso ultimo e compiuto all’intero film. Divertente e commuovente.
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alessandro
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domenica 22 maggio 2016
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il più bello di virzì!
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Anche questa volta Virzì riesce a sorprendere il pubblico! "La pazza gioia" si può considerare il più riuscito rispetto alla solita commedia/dramma (eccezione del Capitale Umano) di Virzì. E' un film pieno di tristezza, ma anche di speranza, che forse non ci sarà mai. E' la storia di due donne "pazze" che, insieme alla loro tristezza e malinconia, scappano dalla casa di cura dove inizialmente si trovavano. Questo è un film che ha un ritmo tutto suo, ma nonostante ciò fa si che lo spettatore non si annoi. Questo film è un insieme di episodi, di bravate, che si collegano uno con l'altro. Queste due donne che affianco a loro hanno sempre avuto delle persone che non le hanno aiutate a sufficenza o che hanno abusato di loro.
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Anche questa volta Virzì riesce a sorprendere il pubblico! "La pazza gioia" si può considerare il più riuscito rispetto alla solita commedia/dramma (eccezione del Capitale Umano) di Virzì. E' un film pieno di tristezza, ma anche di speranza, che forse non ci sarà mai. E' la storia di due donne "pazze" che, insieme alla loro tristezza e malinconia, scappano dalla casa di cura dove inizialmente si trovavano. Questo è un film che ha un ritmo tutto suo, ma nonostante ciò fa si che lo spettatore non si annoi. Questo film è un insieme di episodi, di bravate, che si collegano uno con l'altro. Queste due donne che affianco a loro hanno sempre avuto delle persone che non le hanno aiutate a sufficenza o che hanno abusato di loro. Da sottolineare la sceneggiatura dell'Archibugi insieme a Virzì. Film lieto fine con finale sorprendente e... inaspettato. Film assolutamente da non perdere!
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maurizio meres
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domenica 22 maggio 2016
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due grandi attrici,per un film bellissimo
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Film di una completezza unica,il bravissimo Virzi ormai grandissima certezza del cinema italiano,fonde in un unico pensiero, gioie,drammi e un complesso di disagio esistenziale,in una giostra di vita fatta di battute vere,spontanee,la pazzia anzi chiamiamolo disagio mentale diventa amore,voglia di vivere e tante verità,perché tutto ciò che si dice nel film e autentica realtà .
La tematica della sceneggiatura vuole far capire quanto sia importante per queste persone l'amore degli altri,nel film Virzi coglie attimi d'amore anche sulle persone che loro incontrano,e soprattutto di aiuto,in alcuni momenti il loro disagio mentale diventa un aiuto reciproco, il tutto inquadrato come vero problema sociale con pochissimo supporto delle istituzioni e indifferenza di chi dovrebbe nelle strutture dare un aiuto soprattutto morale,tranne qualche eccezione ,fortunatamente esiste il grande impegno sociale di centri che con il loro impegnò riescono nel dare tanto amore per queste persone,molto rimarcato dal regista.
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Film di una completezza unica,il bravissimo Virzi ormai grandissima certezza del cinema italiano,fonde in un unico pensiero, gioie,drammi e un complesso di disagio esistenziale,in una giostra di vita fatta di battute vere,spontanee,la pazzia anzi chiamiamolo disagio mentale diventa amore,voglia di vivere e tante verità,perché tutto ciò che si dice nel film e autentica realtà .
La tematica della sceneggiatura vuole far capire quanto sia importante per queste persone l'amore degli altri,nel film Virzi coglie attimi d'amore anche sulle persone che loro incontrano,e soprattutto di aiuto,in alcuni momenti il loro disagio mentale diventa un aiuto reciproco, il tutto inquadrato come vero problema sociale con pochissimo supporto delle istituzioni e indifferenza di chi dovrebbe nelle strutture dare un aiuto soprattutto morale,tranne qualche eccezione ,fortunatamente esiste il grande impegno sociale di centri che con il loro impegnò riescono nel dare tanto amore per queste persone,molto rimarcato dal regista.
Grandissime le due interpreti del film,una Ramazzotti sempre più brava con quel suo modo,dolce spontaneo da vera attrice ,la Bruni secondo il mio punto di vista è stata superlativa,reputo la sua interpretazione una delle migliori che abbia mai visto,la sua completezza in questo film rasenta la perfezione recitativa,merito senza dubbio del regista nel valorizzarla.
Film senz'altro da vedere,vero cinema Italiano in un neorealismo moderno,dove attraverso le verità di due donne che dicono quello che pensano senza ipocrisie diventa quasi una liberazione per lo spettatore portandolo ad una riflessione di quello che la vita potrebbe essere.
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jujitsu
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lunedì 23 maggio 2016
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deep inside
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Una storia incredibilmente razionale e che potrebbe essere il palco della realtà quotidiana di centinaia di persone, ogni giorno, qui in Italia e che pure non è raccontata in maniera strappalacrime, ma con molto garbo e riservatezza. Una vicenda che non è costruita per farti piangere ma che inevitabilmente lo fa, entrandoti dentro, spostando gli organi interni fino a posizionarsi all’altezza del cuore. Già dalla primissima scena si capisce la potenza registica del film, fatto veramente bene, con due protagoniste “over the top”, senza difetti, e con una splendida sceneggiatura, ripeto, assolutamente realistica. Quello che si vede nella pellicola è una disperazione travolgente, cosi cruda che dovrebbe farci pensare tutti quanti e farci diventare più buoni e disponibili verso il prossimo e in generale verso quelle persone cosi fragili come Donatella e Beatrice, vittime della cattiveria umana.
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Una storia incredibilmente razionale e che potrebbe essere il palco della realtà quotidiana di centinaia di persone, ogni giorno, qui in Italia e che pure non è raccontata in maniera strappalacrime, ma con molto garbo e riservatezza. Una vicenda che non è costruita per farti piangere ma che inevitabilmente lo fa, entrandoti dentro, spostando gli organi interni fino a posizionarsi all’altezza del cuore. Già dalla primissima scena si capisce la potenza registica del film, fatto veramente bene, con due protagoniste “over the top”, senza difetti, e con una splendida sceneggiatura, ripeto, assolutamente realistica. Quello che si vede nella pellicola è una disperazione travolgente, cosi cruda che dovrebbe farci pensare tutti quanti e farci diventare più buoni e disponibili verso il prossimo e in generale verso quelle persone cosi fragili come Donatella e Beatrice, vittime della cattiveria umana.
Scusate ma do 5 stelle!
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