Un po' di felicità |
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Un film di Paolo Virzì.
Con Valeria Bruni Tedeschi, Micaela Ramazzotti, Valentina Carnelutti, Tommaso Ragno.
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Titolo originale La pazza gioia.
Commedia drammatica,
Ratings: Kids+13,
durata 118 min.
- Italia 2016.
- 01 Distribution
uscita martedì 17 maggio 2016.
MYMONETRO
Un po' di felicità
valutazione media:
3,50
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Matte? Secondo alcune perizie si.di IuriVFeedback: 19621 | altri commenti e recensioni di IuriV |
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venerdì 15 luglio 2016 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Al termine della visione, mentre le note di Gino Paoli si posano sulla sequenza finale e sui titoli di coda, l'impressione è quella di aver assistito a una storia struggente ed edificante, che lascia dietro di se belle sensazioni. Riflettendoci a mente fredda, però, si rischia di scoprire che le cose non stanno esattamente così. Per la maggior parte del suo tempo il film si preoccupa di far accettare le sue protagoniste allo spettatore. Magari con il personaggio interpretato da Ramazzotti non è un 'impresa così difficile: Donatella Morelli è una ragazza spaesata e fragile come il cristallo e da l'impressione di rompersi in mille pezzi ogni volta che fa la mossa sbagliata. L'altra invece (Bruni Tedeschi) è ben più respingente, con i suoi quarti di nobiltà decaduta, la sua arroganza non troppo latente e il disturbo bipolare. Per riuscire nell'intento il regista sceglie la via del monologo, presa di posizione netta che solleva lo spettatore dal compito di interpretare i caratteri e la storia che vede protagoniste le due squilibratissime Thelma e Louise. In secondo luogo relega sullo sfondo tutti i personaggi secondari: che essi siano in scena con continuità, oppure appaiono, sembrino determinanti e poi spariscano come sono arrivati, tutti coloro che non sono le due donne fungono da mero contorno. Danno spessore, talvolta, ma nella maggior parte dei casi finiscono per rendere prolisse alcune fasi di una pellicola che sarebbe potuta durare anche meno. Virzì, poi, punta forte sulla commedia. Il mio senso dell'umorismo non è facilissimo da destare, ma, almeno dalle reazioni ascoltate in sala, mi viene da pensare che la scelta del regista sia stata giusta. Mentre scoppiavano le risate, però, io ero occupato a chiedermi come mai queste due donne, così diverse per esperienze, disturbi e retroterra, potessero essersi prese con tanta semplicità. Chiaramente lo scorrere della loro incredibile vicenda le unisce, ma come è possibile che siano arrivate a viverla questa storia? La determinazione di una delle due (e della sceneggiatura, mi verrebbe da dire) può essere una risposta, ma non mi da soddisfazione. Manca una scintilla, un qualcosa che faccia pensare a una sorta di imprintig. Si potrebbe obbiettare che Ramazzotti, per esigenze di personaggio, fatichi a relazionarsi con tutti, persino con coloro con cui dovrebbe visto come vanno le cose. Ma ancora non sono convinto. Forse è che razionalizzo troppo, o che magari mi son perso per strada qualcosa. Tant'è che nella seconda parte il regista apre i rubinetti dell'emotività e porta a casa il film che vuole. Quindi, magari, va bene anche così.
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