pettirosso
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lunedì 23 maggio 2016
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la fragilità della mente umana
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Con la parola pazzia siamo soliti definire ciò che è diverso dal comune. Pazzo è chi fa o dice cose apparentemente fuori luogo. Chi ha reazioni esagerate, veste in maniera estrosa, parla da solo…
Non ci fermiamo mai a chiederci il perché, preferiamo semplificare con un appellativo.
La nostra mente non fa mai cose senza senso; appaiono tali per chi le osserva e non le riconosce, per chi non le vive sulla propria pelle, per chi non ne comprende il significato.
Un film che esprime al meglio la fragilità della mente umana. Nella vita cresciamo imparando ad essere ogni giorno più forti, a non farci abbattere da nulla, ma non siamo macchine. Esiste un limite fissato in un punto diverso per ognuno di noi.
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Con la parola pazzia siamo soliti definire ciò che è diverso dal comune. Pazzo è chi fa o dice cose apparentemente fuori luogo. Chi ha reazioni esagerate, veste in maniera estrosa, parla da solo…
Non ci fermiamo mai a chiederci il perché, preferiamo semplificare con un appellativo.
La nostra mente non fa mai cose senza senso; appaiono tali per chi le osserva e non le riconosce, per chi non le vive sulla propria pelle, per chi non ne comprende il significato.
Un film che esprime al meglio la fragilità della mente umana. Nella vita cresciamo imparando ad essere ogni giorno più forti, a non farci abbattere da nulla, ma non siamo macchine. Esiste un limite fissato in un punto diverso per ognuno di noi. Superato quello, la nostra corazza si disintegra e se non siamo in grado di aggrapparci ad una qualsiasi motivazione che ci spinga a raccogliere i nostri pezzi, si rischia di restare bloccati nella “pazzia”, questo strano mondo fatto di incompresi.
Un film che insegna anche la forza della speranza. Siamo soli in questo mondo, nessuno può salvarci al posto nostro, ma è altrettanto vero che senza l’aiuto di qualcuno che ci dia una speranza, una motivazione, una forza esterna, non ci si possa salvare. Non negate mai un sorriso, non costa nulla e per chi lo riceve può essere il motore della salvezza.
Due interpretazioni eccellenti, la Tedeschi in particolare supera sé stessa.
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dhany coraucci
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martedì 31 maggio 2016
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nella gioia anche più pazza non c’è gioia
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Come tutte le (rare) opere complesse, questo film ha molte chiavi di lettura. La mia è che nella gioia, anche la più pazza, non c’è gioia. Poi vi si può vedere anche tante altre cose. Una variazione sul tema “Thelma & Louise”, una commedia con qualche nota amara, un intenso ritratto della femminilità, una storia commovente. Per me c’è sempre poco da stare allegri quando si indagano certe forme di disturbo mentale o di disadattamento, anche se qui siamo in una villa dolce, piena di sole e di belle piante. O certe forme di solitudine. O certe forme d’amore distruttivo. Poi è vero che nasce una gioia in un rapporto intenso tra due donne distanti da tutti e da tutti allontanate.
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Come tutte le (rare) opere complesse, questo film ha molte chiavi di lettura. La mia è che nella gioia, anche la più pazza, non c’è gioia. Poi vi si può vedere anche tante altre cose. Una variazione sul tema “Thelma & Louise”, una commedia con qualche nota amara, un intenso ritratto della femminilità, una storia commovente. Per me c’è sempre poco da stare allegri quando si indagano certe forme di disturbo mentale o di disadattamento, anche se qui siamo in una villa dolce, piena di sole e di belle piante. O certe forme di solitudine. O certe forme d’amore distruttivo. Poi è vero che nasce una gioia in un rapporto intenso tra due donne distanti da tutti e da tutti allontanate. Ma la profondità del loro dolore a me ha quasi tolto il fiato. E si ride, per carità, perché è talmente pazza la ricchezza e il mondo in cui i ricchi vivono. E si piange perché Senza Fine di Gino Paoli è davvero una canzone tristissima. E ci si incanta davanti a due attrici superlative. E’ un film meraviglioso, mi ha fatto stare male in quel modo che alla fine stai bene, un po’ come la gioia che non è poi così pazza.
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gaecup
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giovedì 9 giugno 2016
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una dirompente idea di libertà
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Ma poi...Cos'è la pazzia? Osservando questo straordinario concentrato di umanita messo in scena da Virzì la domanda affiora inevitabile, travolge qualsiasi preconcetto. Si perché il film porta anche noi spettatori all'interno della struttura di ricovero e poi accanto a Beatrice e Donatella durante la loro "fuga" , mostrandoci il mondo dalla stessa, liberatoria angolazione da cui le vedono le due protagoniste, due identità così lontane eppure così vicine, così fragili eppure così forti. E allora ci può sembrare normale anche mangiare un un ristorante di lusso senza pagare, oppure rubare un auto, rischiare tutto per rivedere un figlio...si, ci sembra normale perché le due agiscono senza filtri, senza se e senza ma, vanno diritte al cuore, e allora uno si domanda se è questa la pazzia.
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Ma poi...Cos'è la pazzia? Osservando questo straordinario concentrato di umanita messo in scena da Virzì la domanda affiora inevitabile, travolge qualsiasi preconcetto. Si perché il film porta anche noi spettatori all'interno della struttura di ricovero e poi accanto a Beatrice e Donatella durante la loro "fuga" , mostrandoci il mondo dalla stessa, liberatoria angolazione da cui le vedono le due protagoniste, due identità così lontane eppure così vicine, così fragili eppure così forti. E allora ci può sembrare normale anche mangiare un un ristorante di lusso senza pagare, oppure rubare un auto, rischiare tutto per rivedere un figlio...si, ci sembra normale perché le due agiscono senza filtri, senza se e senza ma, vanno diritte al cuore, e allora uno si domanda se è questa la pazzia... I richiami nel film sono tanti, innanzitutto l 'insuperabile "Qualcuno volo sul nido del cuculo" anche se tra il rigido assistente sociale Torregiani e l'inflessibile infermeria Fletcher sono passati 50 anni di evoluzione della psichiatria, che rendono il primo più umano, poi, ovviamente, l'inossidabile "Thelma e Luise", evocata spesso durante la fuga delle due e in particolare nella scena con l auto scoperta. Ma forse questi richiami sono un ulteriore arricchimento del film, perché lo inseriscono in un prestigioso filone di pellicole incentrate su un' idea dirompente di libertà come evasione da ruoli precostituiti. L uso che fa Virzi della macchina da presa, soprattutto i ripetuti primi piani (su tutte il dialogo in cui Donatella racconta del tentato suicidio con loro due che guardano da lati opposti, è come se si fissassero senza vedersi) riducono se non azzerano il contesto,facendo emergere le due statuarie protagoniste, che sembrano ancora più gigantesche in rapporto alle figure maschili di contorno, piccoli pigmei che il regista riesce a costruire a tutto tondo pur dedicando loro pochissime scene. Sono uomini persino un po troppo schematici nelle loro illusa supponenza da bulletti di provincia o nella disperata fragilita di padri falliti, con l eccezione di due figure che si stagliano per equilibrio e in fondo per coraggio, il direttore sanitario e il padre adottivo del figlio di Donatella. Non tutto il genere maschile, evidentemente, viene per nuocere:-)
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dinoroar
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lunedì 23 maggio 2016
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qualità a "km zero"
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Inutile riassumere la trama. Tanti applausi per un cast bravissimo, un'idea forte, una realizzazione altrettanto ben confezionata. In un pugno di Km fisici, infiniti e tortuosi percorsi mentali; complessi, talvolta tragici e allo stesso tempo, come spesso lo è la tragedia, comici. L'ho sentito accostare a Thelma e Louise, ma il paragone non mi convince. Mentre nel più blasonato film americano, si percepisce da subito l'ineluttibilità di un tragico destino ed una insana voglia di autodistruzione, nel film di Virzì, pur toccando punti apparentemente senza ritorno, si ha sempre la percezione che le due protagoniste abbiano dentro di loro la forza di un riscatto .
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Inutile riassumere la trama. Tanti applausi per un cast bravissimo, un'idea forte, una realizzazione altrettanto ben confezionata. In un pugno di Km fisici, infiniti e tortuosi percorsi mentali; complessi, talvolta tragici e allo stesso tempo, come spesso lo è la tragedia, comici. L'ho sentito accostare a Thelma e Louise, ma il paragone non mi convince. Mentre nel più blasonato film americano, si percepisce da subito l'ineluttibilità di un tragico destino ed una insana voglia di autodistruzione, nel film di Virzì, pur toccando punti apparentemente senza ritorno, si ha sempre la percezione che le due protagoniste abbiano dentro di loro la forza di un riscatto ... parziale ma pur sempre riscatto, ed unite nella loro diversità. le protagoniste del fil di Virzì, si salvano reciprocamente traendo forza da profondi punti di condivisione, piuttosto che spingersi al suicidio. Applausi!
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giannies
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domenica 12 giugno 2016
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il cinema italiano risorge
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Stranamente sapevo già che, una volta visto il film, avrei avuto l'occasione di affermare: il cinema italiano è ritornato. Forse per una grandiosa Micaela Ramazzotti, forse per la trama interessante, forse era solo un'impressione... ma ciò di cui posso essere sicuro è che avevo ragione e che il film ha funzionato. Beatrice è Valeria Bruna Tedeschi mentre Donatella è la Ramazzotti, in un contrasto di caratteri ma in un connubio di desideri e speranze. Virzì affronta un tema assai difficile, ossia il problema della pazzia, che sia profonda o da considerare abbastanza tenue. Entrambe le attrici saranno ricordate per l'unicità del loro personaggio e per il modo con cui si sono immedesimate in esso.
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Stranamente sapevo già che, una volta visto il film, avrei avuto l'occasione di affermare: il cinema italiano è ritornato. Forse per una grandiosa Micaela Ramazzotti, forse per la trama interessante, forse era solo un'impressione... ma ciò di cui posso essere sicuro è che avevo ragione e che il film ha funzionato. Beatrice è Valeria Bruna Tedeschi mentre Donatella è la Ramazzotti, in un contrasto di caratteri ma in un connubio di desideri e speranze. Virzì affronta un tema assai difficile, ossia il problema della pazzia, che sia profonda o da considerare abbastanza tenue. Entrambe le attrici saranno ricordate per l'unicità del loro personaggio e per il modo con cui si sono immedesimate in esso.
La Ramazzotti scheletrica, sempre con una ciocca di capelli a coprirle gli occhi, simbolo di arresa di fronte alla vita, simbolo di repressione dei propri sogni. Tatuata, ferita sia dentro che fuori, ma un barlume di speranza ancora vive nel suo reticolo visivamente spento di percezioni. La Tedeschi è invece vivace, sempre colorata, quasi per simboleggiare la vendetta verso la sua malattia, quasi per simboleggiare un inno alla vita che rimarrà tale e non verrà mai spento. E' dannatamente folle, la sua arma è la parola, trasformata in bugia. Ma il suo carattere finto contiene un barlume di vera positività, un barlume di altruismo verso i suoi simili.
La difficoltà delle due donne è quella di accettare la propria condizione. Così, come per vendicarsi di fronte alla società, di fronte al mondo intero, le due donne evadono dalla loro villa ospitante alla ricerca di qualcosa che non hanno mai avuto: la felicità.
Dopo una serie di avvenimenti, dopo moltissimi rifiuti da parte dei membri di famiglia, entrambe comprenderanno l'idoneità della loro villa riconoscendola come la propria casa. L'unico posto in cui si sono prese cura di loro, lo stesso dove si sono ritrovate e lo stesso dove si ritroveranno. Alla Ramazzotti basterà qualche minuto con il proprio figlio per capire quanto la famiglia adottiva sia consona per lui; così, in una scena di vari momenti emozionanti, la donna ritroverà la propria felicità ed andrà via senza suo figlio un po' malinconica, ma altrettanto felice per la sua incolumità.
La Tedeschi capirà, piangendo, come il suo precedente compagno sia una cattiva persona, inavvicinabile nonostante l'insistenza della donna.
Beatrice e Donatella riconosceranno in loro stesse quel sentiero che le conduce all'essenza, che le accetta per quello che sono.
Non si tratta di una pazzia incontrollabile, di una pazzia asfissiante; più che altro è una pazzia dagli alti e bassi, talvolta anche razionale; entrambe le donne riconoscono la loro patologia ed intendono guarire, ma ben presto impareranno a vivere secondo la loro natura.
Il film va premiato non solo per la trama in sé, ma per la grande interpretazione che sembra non avere regia, copioni o telecamere ma solo parole, atmosfera e pura arte.
Personalmente attribuirei due oscar per l'interpretazione della Ramazzotti e della Tedeschi, perché se non sono attrici loro, ditemi voi chi lo sono.
Voto: 9 e mezzo solamente perché ritengo che la perfezione non esista.
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domenica 22 maggio 2016
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la follia è solo esibizione della debolezza umana
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Raramente oggi capita di vedere al cinema un bel film. Paolo virzì ci ha fatto questo dono, agli appassionati e non.
La commedia rocambolesca è messa su grazie al fenomenale apporto di un attrice come la Bruni Tedeschi non tanto attenzionata dal cinema italiano e dai suoi registi (lo è invece in Francia) e dalla Ramazzotti già in passato
presente con vesti di personaggi border line, ma anche grazie ad altri attori in ruoli diversi (es. la psicologa, il personale che assiste gli ospiti nella casa famiglia in cui vivono in terapia per volere della custodia giudiziaria).
La storia è un crescendo di emozioni che si alternano nella visione di parti leggere e di quelle più intense che riescono a strappare le lacrime anche alle persone più dure di cuore.
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Raramente oggi capita di vedere al cinema un bel film. Paolo virzì ci ha fatto questo dono, agli appassionati e non.
La commedia rocambolesca è messa su grazie al fenomenale apporto di un attrice come la Bruni Tedeschi non tanto attenzionata dal cinema italiano e dai suoi registi (lo è invece in Francia) e dalla Ramazzotti già in passato
presente con vesti di personaggi border line, ma anche grazie ad altri attori in ruoli diversi (es. la psicologa, il personale che assiste gli ospiti nella casa famiglia in cui vivono in terapia per volere della custodia giudiziaria).
La storia è un crescendo di emozioni che si alternano nella visione di parti leggere e di quelle più intense che riescono a strappare le lacrime anche alle persone più dure di cuore. Il ricovero in una comunità terapeutica fà si che due donne con problemi psicologici si incontrano al di fuori del vero mondo dei pazzi che è quello esterno alla comunità. Lì trovano buoni sentimenti, l'amicizia, la solidarietà, la dignità di persone umane persa nello svolgimento della normale vita a fianco di mariti e di famiglie disagiate malgrado le ricchezze possedute. La grande Bruni Tedeschi è paragonabile alla Dorothy del film Nemo di qualche anno fa, o anche al cappellaio matto di Alice. La ramazzotti incarna benissimo il ruolo della donna depressa e instabile ma che si aggrappa all'unico filo di speranza vitale che è reincontrare il figlio che le è stato sottratto con decreto e , una volta accaduto, all'amicizia ritrovata nella casa terapeutica. Grande Virzì nella scelta della citazione del film di Ridley Scott degli anni '90,eccezionali varie scene, tra le quali ricordo lal'inizio della fuga delle due donne quando è ad attenderle un autobus di linea, quando è lo stesso spettatore complice a spingere le due donne a fuggire, belle le scene della Ramazzzotti immersa nell'acqua con il bimbo nel tentativo di togliersi la vita, bella la scena dell'incontro tra lei e suo figlio in spiaggia, tutto fà intravedere un mondo che ancora c'è, fatto di bontà e di buoni sentimenti, un grande grido di speranza per le nuove generazioni.Tutti fuggono da qualcosa per cercare un pò di felicità, non importa dove, può essere anche nel giardino di casa.
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francesca50
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giovedì 26 maggio 2016
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un film intelligente!
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UN FILM DIVERTENTE MA NON SUPERFICIALE, DIVERSO DAI SOLITI FILM PSEUDOIMPEGNATI CHE IL CINEMA NOSTRANO CI PROPINA: è UN FILM CHE è PIENO DI ELEMENTI RIFLESSIVI!
Il film di Virzì fa vedere come la pazzia in fondo è una diagnosi sociale.
Inoltre fa riflettere che per curare e assolvere ai problemi sociali occorrerebbero persone dotate di intelligenza e di umanità, quali poco si trovano nella realtà. Spesso infatti diventano assistenti sociali persone poco desiderose di reale impegno lavorativo ma anche poco perspicaci per non dire stupide, infarcite di belle lezioncine e molto presuntuose.
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UN FILM DIVERTENTE MA NON SUPERFICIALE, DIVERSO DAI SOLITI FILM PSEUDOIMPEGNATI CHE IL CINEMA NOSTRANO CI PROPINA: è UN FILM CHE è PIENO DI ELEMENTI RIFLESSIVI!
Il film di Virzì fa vedere come la pazzia in fondo è una diagnosi sociale.
Inoltre fa riflettere che per curare e assolvere ai problemi sociali occorrerebbero persone dotate di intelligenza e di umanità, quali poco si trovano nella realtà. Spesso infatti diventano assistenti sociali persone poco desiderose di reale impegno lavorativo ma anche poco perspicaci per non dire stupide, infarcite di belle lezioncine e molto presuntuose.
I servizi sociali dovrebbero invece avere brave persone e soprattutto persone equilibrate e non frettolose.
Il nostro Papa poi, invece di voler salvare a chiacchiere tutto il mondo, importando il peggio dell'Africa, le bande cioè a cui certi africani, come mi ha detto un islamico senegalese quest'estate, volevano sfuggire, farebbe bene a preoccuparsi dei nostri problemi, cioè di ciò che accade negli ospedali, nelle case di riposo (mancanti nel nostro paese e non adeguate) e poi negli asili e nelle scuole e della diffusione della droga e della criminalità.
Quando ci si vuol occupare di tutto non si fa niente e si fa solo danno!
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fabry08
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lunedì 30 maggio 2016
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non convince!!
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Premetto che Virzì è uno dei miei registi preferiti ma questa volta non mi ha convinto! L ultimo Capitale Umano è stato fantastico! mi aspettavo tanto anche questa volta leggendo le critiche invece...
Sceneggiatura debole ed ogni tanto si perde con situazioni che si evolvono anche in maniera assurda e poco credibile!
Le due protagoniste sono brave ma non riescono ad apparire veramente 'pazze? ed il contorno di attori non sono all altezza. (La mamma ricca poi sembrava che leggeva mentre recitava.
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Premetto che Virzì è uno dei miei registi preferiti ma questa volta non mi ha convinto! L ultimo Capitale Umano è stato fantastico! mi aspettavo tanto anche questa volta leggendo le critiche invece...
Sceneggiatura debole ed ogni tanto si perde con situazioni che si evolvono anche in maniera assurda e poco credibile!
Le due protagoniste sono brave ma non riescono ad apparire veramente 'pazze? ed il contorno di attori non sono all altezza. (La mamma ricca poi sembrava che leggeva mentre recitava..) Ambientazioni false e poco vere dal manicomio ad altre location che non mi sono sembrate adatte per creare il clima che s ivoleva...insomma un film che gira intorno a se stesso ma che scopiazzando altri film famosi di fughe ben raccontate non trovo sbocchi in nessuna direzione tante che ad un certo punto quando si capisce nelfinale qual era il segreto di una delle protagoniste si tira un bel fiato di solievo pe l arrivo della fine del film. riprovaci caro Virzì!!
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[+] con quanti "pazzi" hai avuto a che fare?
(di redpa)
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luanaa
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mercoledì 8 marzo 2017
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manca la catarsi
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OVVERO IL REGISTA L'HA TENTATA MA E' DI UNA RETORICA E DI UN PATETICO INCREDIBILE (DA TELENOVELAS, PER INTENDERCI).DUNQUE MANCA UN VERO FINALE.. I REGISTI ITALIANI NON SANNO TRATTARE TEMI PROFONDI (VEDI ANCHE IL FILM SULLO STESSO TEMA "SI PUO'FARE"). NON SANNO ENTRARE NEL DISAGIO DI CERTE COMUNITA' E CLINICHE E DICO QUESTO NON PERCHE' NON DEVE ESSERCI LEGGEREZZA OVVERO SOTTIGLIEZZA NEL TRATTARE CERTI TEMI. LA FOLLIA NON E' UN GIOCO MA UNA COSA SERIA, DOVE CERTO CI PUO' ESSERE BELLEZZA DI SGUARDO MA DOVE DEVE ESSERE PRESENTE UNA SERIETA' DI FONDO.QUI MANCA TOTALMENTE. BRAVE SICURAMENTE LE DUE ATTRICI,CHE SALVANO UNA FARSA PERCHE' DI FARSA SI TRATTA.
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OVVERO IL REGISTA L'HA TENTATA MA E' DI UNA RETORICA E DI UN PATETICO INCREDIBILE (DA TELENOVELAS, PER INTENDERCI).DUNQUE MANCA UN VERO FINALE.. I REGISTI ITALIANI NON SANNO TRATTARE TEMI PROFONDI (VEDI ANCHE IL FILM SULLO STESSO TEMA "SI PUO'FARE"). NON SANNO ENTRARE NEL DISAGIO DI CERTE COMUNITA' E CLINICHE E DICO QUESTO NON PERCHE' NON DEVE ESSERCI LEGGEREZZA OVVERO SOTTIGLIEZZA NEL TRATTARE CERTI TEMI. LA FOLLIA NON E' UN GIOCO MA UNA COSA SERIA, DOVE CERTO CI PUO' ESSERE BELLEZZA DI SGUARDO MA DOVE DEVE ESSERE PRESENTE UNA SERIETA' DI FONDO.QUI MANCA TOTALMENTE. BRAVE SICURAMENTE LE DUE ATTRICI,CHE SALVANO UNA FARSA PERCHE' DI FARSA SI TRATTA. NON PARAGONABILE AL CAPITALE UMANO ( PER ME IL MIGLIORE DI QUESTO REGISTA). PER CUI CHI COMMENTA QUI IN POSITIVO NON HA MAI VISSUTO CERTE ESPERIENZE. SUPERFICIALISSIMO!!!
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(di evak.)
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garfy
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lunedì 23 maggio 2016
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virzì non mi ha convinto
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Avevo particolarmente apprezzato Virzì nell'ultima sua fatica, Il Capitale Umano, ma questo nuovo film non mi convince, pur constatando che lui è uno dei pochi registi italiani che ha un minimo di profondità. Spiego perché sono rimasto deluso. Intanto, di primo acchito, c'è un senso di deja-vue: situazioni già viste, storia già chiara fin dall'inizio nel suo sviluppo (forse la conclusione, che non finisce con un tuffo in mare, è la cosa meno scontata). L'idea dei "pazzi" che non sono poi tanto pazzi, persone deboli che soccombono alla crudezza della vita e all'anomalia delle loro risposte psicologiche mentre i "normali" non sono meglio di loro (e talvolta anche peggio) è un'idea già costruita, già nota, già vissuta, anche nel cinema e non soltanto nella letteratura.
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Avevo particolarmente apprezzato Virzì nell'ultima sua fatica, Il Capitale Umano, ma questo nuovo film non mi convince, pur constatando che lui è uno dei pochi registi italiani che ha un minimo di profondità. Spiego perché sono rimasto deluso. Intanto, di primo acchito, c'è un senso di deja-vue: situazioni già viste, storia già chiara fin dall'inizio nel suo sviluppo (forse la conclusione, che non finisce con un tuffo in mare, è la cosa meno scontata). L'idea dei "pazzi" che non sono poi tanto pazzi, persone deboli che soccombono alla crudezza della vita e all'anomalia delle loro risposte psicologiche mentre i "normali" non sono meglio di loro (e talvolta anche peggio) è un'idea già costruita, già nota, già vissuta, anche nel cinema e non soltanto nella letteratura.
Rimane l'intreccio, che ha qualcosa di meno scontato con l'interazione fra i due personaggi femminili. Però su tutto, ancora una volta, domina il senso di vedere qualcosa che è già contenuto in nuce fin nella prima inquadratura.
Sull'interpretazione, purtroppo, la Ramazzotti è al di sotto di qualsiasi standard decente: non mi sembra un'attrice, è soltanto una bella donna, come prima è stata una bella ragazza. Sicuramente più brava e più versatile (ma lo ha già dimostrato in innumerevoli situazioni) Valeria Bruni Tedeschi.
Il problema della maggior parte dei film italiani è la debolezza della sceneggiatura, e questo film non cambia le carte in tavola. Archibugi e Virzì non hanno la necessaria profondità, non sono neppure lontanamente imparentati con i grandi sceneggiatori e registi del passato. Ma purtroppo dobbiamo accontentarci di quel che passa il convento. Non gridiamo però, per favore, al capolavoro, non usiamo troppi superlativi per un film che non ha né originalità né profondità.
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[+] film non sempre convincente
(di luckyluc)
[ - ] film non sempre convincente
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