emanuele 1968
|
giovedì 1 settembre 2016
|
ottimo film made in italy
|
|
|
|
Non scrivo chi mi e piaciuto di più per non far torti a nessuno, 118 minuti volati, nessun cellulare acceso, bravi bravi bravi. Dai che ci troviamo in SPA !
|
|
[+] lascia un commento a emanuele 1968 »
[ - ] lascia un commento a emanuele 1968 »
|
|
d'accordo? |
|
sergio dal maso
|
domenica 28 agosto 2016
|
la pazza gioia
|
|
|
|
“Sono stata una bambina triste”.
“Anch’io sono nata triste”.
Beatrice e Donatella sono due donne in crisi, sole, ferite dalla vita che le ha private dell’affetto di cui hanno disperatamente bisogno. Ingannate e umiliate da maschi incapaci di comprenderle e amarle veramente.
Accumunate dalla depressione e dalla malattia mentale, si incontrano a Villa Biondi, una moderna comunità terapeutica per il recupero e la cura di disturbi psichici situata nella campagna pistoiese.
Se non fosse per il ricovero a Villa Biondi non si sarebbero mai conosciute, perché, a parte i problemi psichiatrici, non potrebbero essere più diverse.
[+]
“Sono stata una bambina triste”.
“Anch’io sono nata triste”.
Beatrice e Donatella sono due donne in crisi, sole, ferite dalla vita che le ha private dell’affetto di cui hanno disperatamente bisogno. Ingannate e umiliate da maschi incapaci di comprenderle e amarle veramente.
Accumunate dalla depressione e dalla malattia mentale, si incontrano a Villa Biondi, una moderna comunità terapeutica per il recupero e la cura di disturbi psichici situata nella campagna pistoiese.
Se non fosse per il ricovero a Villa Biondi non si sarebbero mai conosciute, perché, a parte i problemi psichiatrici, non potrebbero essere più diverse.
Beatrice è una donna aristocratica, esuberante e mitomane, loquace ai limiti del logorroico. La sua famiglia l’ha cacciata e la rifiuta perché le attribuisce il dissesto finanziario e la decadenza economica.
Donatella, invece, è una ragazza fragilissima, schiva e taciturna, segnata dalla tossicodipendenza e dall’anoressia di cui porta i segni in un corpo tatuato e sofferente. Ha avuto un bambino che le è stato tolto e dato in adozione, evento che l’ha sconvolta.
Dopo i primi maldestri tentativi di Beatrice entrambe iniziano a cercarsi, “annusandosi” reciprocamente e scoprendo nella complicità quell’affetto in grado di lenire le ferite dell’anima.
Il percorso che le porterà a maturare un’ amicizia salvifica passerà attraverso una “pazza” fuga dalla comunità, apparentemente senza metà, in realtà ripercorrendo i luoghi famigliari e le dolorose vicende che le hanno segnate. Ricostruire il proprio passato con la fiducia di avere accanto una persona che le vuole davvero bene darà a Donatella la forza di accettarlo e di guardare finalmente al futuro.
Dopo la fredda e cinica Lombardia raccontata nello splendido noir Il capitale umano il regista livornese Paolo Virzì torna nella sua Toscana e riprende le fila di quella commedia dolceamara, a metà tra dramma e humour, in grado di mescolare risate e commozione, unendo leggerezza e impegno.
Il risultato è un capolavoro. La pazza gioia racconta il disagio psichico, tra l’altro un tema molto difficile e scivoloso da portare al cinema, con una grazia e una sensibilità che colpiscono al cuore.
Le figure femminili delle protagoniste so-no costruite con uno spessore psicologico e una intimità notevoli, e senza retorica né pietismo, in modo assolutamente credibile. Non a caso Virzì ha voluto scrivere la sceneggiatura a quattro mani con l’amica regista Francesca Archibugi, bravissima nell’indagare la complessità della psiche femminile fin dal suo esordio con Mignon è partita.
Valeria Bruni Tedeschi e Micaela Ramazzotti sono davvero straordinarie: interpretano Beatrice e Donatella in modo viscerale e totalizzante, creando una fortissima empatia tra di loro e con gli spettatori.
La cinepresa di Virzì le segue da vicino con inquadrature spesso ravvicinate e primissimi piani che, attraverso i volti e i corpi sofferenti, restituiscono il dolore e la tristezza delle due. Splendida la fotografia di Vlatan Radovic, calda e solare negli esterni, più soffusa e soffocante negli interni dell’istituto.
Molto indovinata anche la scelta di far recitare alcune pazienti del dipartimento di salute mentale di Montecatini, Virzì ha dichiarato che si sono integrate perfettamente con la troupe, aiutando loro per prime le attrici professioniste. La Ramazzotti, oltre che dimagrire di 8 chili, per entrare nella parte ha frequentato per molti mesi psichiatri e pazienti.
Alcuni hanno paragonato La pazza gioia a Thelma & Louise - in effetti la fuga in macchina lo ricorda - o al celeberrimo Sorpasso di Dino Risi con Gassman e Trintignant, altri hanno scomodato Qualcuno volò sul nido del cuculo.
Mi sembra un esercizio riduttivo. La pazza gioia è semplicemente uno splendido film, con momenti di grande cinema e vera poesia.
La catarsi finale di Donatella nell’acqua con il figlio è una metafora potente e commovente del mistero della maternità. L’acqua come il liquido amniotico che custodisce la vita, l’acqua elemento primigenio che alla fine riunisce e rigenera quello che un momento di debolezza aveva diviso.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a sergio dal maso »
[ - ] lascia un commento a sergio dal maso »
|
|
d'accordo? |
|
kasus
|
lunedì 15 agosto 2016
|
non è obbligatorio fare film sulla pazzia
|
|
|
|
Virzì probabilmente non sa cos'è la sofferenza (quella vera, quella della pazzia)come non lo sa nessuno di quelli che hanno lavorato al film (altrimenti non avrebbero accettato di lavorare al film). Non basta chiedere consiglio a un qualche medico amico per filmare quella che qualcuno crede sia la vita di un cosiddetto malato mentale (vi siete sentiti bravi? Bah). Adesso cosa fare? Provare in qualce modo a chiedere scusa (ai pazzi e a quelli che hanno pagato per vedere il film) Un film sui pazzi non si fa, o meglio: sono pochissimi quelli che possono fare un film slla pazzia e probabilmente decidono di non fare film sulla pazzia.
[+] la vita di due amiche particolari
(di alcala91)
[ - ] la vita di due amiche particolari
|
|
[+] lascia un commento a kasus »
[ - ] lascia un commento a kasus »
|
|
d'accordo? |
|
|
lunedì 18 luglio 2016
|
incredibile capolavoro di cinema italiano
|
|
|
|
Impossibile non amare le due splendide protagoniste del film di Virzì, due Thelma e Louise nostrane, per un film che lascia il segno, commuove, fa riflettere e va dritto al cuore.
La tristezza delle loro storie è raccontata sempre con un pizzico di ironia e la maestria tipica di Virzì, per farci innamorare di Beatrice e Donatella, per accompagnarle in questo loro viaggio attraverso ricordi, genitori assenti e la crudeltà di una vita e una società che non ti permettono errori, perchè quando sbagli seriamente purtroppo non ti viene più data la possibilità di tornare indietro.
Non siamo più disposti a perdonare persone fragili e meno fortunate di noi, nonostante i loro sentiementi, la loro voglia di vivere ed il loro continuo bisogno di affetti, sentimenti in continuo contrasto con la crudeltà della nostra moderna società.
[+]
Impossibile non amare le due splendide protagoniste del film di Virzì, due Thelma e Louise nostrane, per un film che lascia il segno, commuove, fa riflettere e va dritto al cuore.
La tristezza delle loro storie è raccontata sempre con un pizzico di ironia e la maestria tipica di Virzì, per farci innamorare di Beatrice e Donatella, per accompagnarle in questo loro viaggio attraverso ricordi, genitori assenti e la crudeltà di una vita e una società che non ti permettono errori, perchè quando sbagli seriamente purtroppo non ti viene più data la possibilità di tornare indietro.
Non siamo più disposti a perdonare persone fragili e meno fortunate di noi, nonostante i loro sentiementi, la loro voglia di vivere ed il loro continuo bisogno di affetti, sentimenti in continuo contrasto con la crudeltà della nostra moderna società.
Grazie Paolo per averci regalato un film così intenso e bello che rimarrà per sempre nel nostro cuore.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a »
[ - ] lascia un commento a »
|
|
d'accordo? |
|
iuriv
|
venerdì 15 luglio 2016
|
matte? secondo alcune perizie si.
|
|
|
|
Al termine della visione, mentre le note di Gino Paoli si posano sulla sequenza finale e sui titoli di coda, l'impressione è quella di aver assistito a una storia struggente ed edificante, che lascia dietro di se belle sensazioni. Riflettendoci a mente fredda, però, si rischia di scoprire che le cose non stanno esattamente così.
Per la maggior parte del suo tempo il film si preoccupa di far accettare le sue protagoniste allo spettatore. Magari con il personaggio interpretato da Ramazzotti non è un 'impresa così difficile: Donatella Morelli è una ragazza spaesata e fragile come il cristallo e da l'impressione di rompersi in mille pezzi ogni volta che fa la mossa sbagliata. L'altra invece (Bruni Tedeschi) è ben più respingente, con i suoi quarti di nobiltà decaduta, la sua arroganza non troppo latente e il disturbo bipolare.
[+]
Al termine della visione, mentre le note di Gino Paoli si posano sulla sequenza finale e sui titoli di coda, l'impressione è quella di aver assistito a una storia struggente ed edificante, che lascia dietro di se belle sensazioni. Riflettendoci a mente fredda, però, si rischia di scoprire che le cose non stanno esattamente così.
Per la maggior parte del suo tempo il film si preoccupa di far accettare le sue protagoniste allo spettatore. Magari con il personaggio interpretato da Ramazzotti non è un 'impresa così difficile: Donatella Morelli è una ragazza spaesata e fragile come il cristallo e da l'impressione di rompersi in mille pezzi ogni volta che fa la mossa sbagliata. L'altra invece (Bruni Tedeschi) è ben più respingente, con i suoi quarti di nobiltà decaduta, la sua arroganza non troppo latente e il disturbo bipolare.
Per riuscire nell'intento il regista sceglie la via del monologo, presa di posizione netta che solleva lo spettatore dal compito di interpretare i caratteri e la storia che vede protagoniste le due squilibratissime Thelma e Louise.
In secondo luogo relega sullo sfondo tutti i personaggi secondari: che essi siano in scena con continuità, oppure appaiono, sembrino determinanti e poi spariscano come sono arrivati, tutti coloro che non sono le due donne fungono da mero contorno. Danno spessore, talvolta, ma nella maggior parte dei casi finiscono per rendere prolisse alcune fasi di una pellicola che sarebbe potuta durare anche meno.
Virzì, poi, punta forte sulla commedia. Il mio senso dell'umorismo non è facilissimo da destare, ma, almeno dalle reazioni ascoltate in sala, mi viene da pensare che la scelta del regista sia stata giusta. Mentre scoppiavano le risate, però, io ero occupato a chiedermi come mai queste due donne, così diverse per esperienze, disturbi e retroterra, potessero essersi prese con tanta semplicità.
Chiaramente lo scorrere della loro incredibile vicenda le unisce, ma come è possibile che siano arrivate a viverla questa storia? La determinazione di una delle due (e della sceneggiatura, mi verrebbe da dire) può essere una risposta, ma non mi da soddisfazione. Manca una scintilla, un qualcosa che faccia pensare a una sorta di imprintig.
Si potrebbe obbiettare che Ramazzotti, per esigenze di personaggio, fatichi a relazionarsi con tutti, persino con coloro con cui dovrebbe visto come vanno le cose. Ma ancora non sono convinto.
Forse è che razionalizzo troppo, o che magari mi son perso per strada qualcosa. Tant'è che nella seconda parte il regista apre i rubinetti dell'emotività e porta a casa il film che vuole.
Quindi, magari, va bene anche così.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a iuriv »
[ - ] lascia un commento a iuriv »
|
|
d'accordo? |
|
fendbev
|
lunedì 11 luglio 2016
|
ispiratissimo
|
|
|
|
Meriterebbe di essere candidato all'oscar sia il film che la sceneggiatura che entrambe le protagoniste - strepitose nel caratterizzare i personaggi in maniera credibile e senza alcuna forzatura o autocompiacimento tecnico.
Credo che Virzì sia stato colto dalla musa dell'ispirazione, perchè il film viaggia con un'armonia ed una fluidità tipiche di chi ha tutto in mente dall'inizio alla fine, con una visione d'insieme che capita poche volte in una carriera professionale.
Sicuramente consigliato.
|
|
[+] lascia un commento a fendbev »
[ - ] lascia un commento a fendbev »
|
|
d'accordo? |
|
giuliog02
|
lunedì 27 giugno 2016
|
l'ebbrezza della libertà riconquistata
|
|
|
|
Davvero un buon film, esteticamente brillante. Una vicenda complessa, raccontata con molta sensibilità, humor e senso del limite. Recitazione straordinaria della Bruni Tedeschi e della Ramazzotti nell'interpretazione di due protagoniste caratterialmente e psicologicamente assai diverse. Due ore ben spese a seguire lo svolgimento di una commedia drammatica, che prende e tiene inchiodato sulla poltrona, senza pause. Eccellenti gli stacchi, molto ben descrtitte le problematiche psichiatriche e il lavoro di gruppo di coloro che seguono il tentativo di recupero delle due donne all'interno dell'unità di cura. Si nota la cura nei dettagli delle posture, degli atteggiamenti, dei comportamenti, dell'eloquio che derivano da un'eccellente consulenza specialistica.
[+]
Davvero un buon film, esteticamente brillante. Una vicenda complessa, raccontata con molta sensibilità, humor e senso del limite. Recitazione straordinaria della Bruni Tedeschi e della Ramazzotti nell'interpretazione di due protagoniste caratterialmente e psicologicamente assai diverse. Due ore ben spese a seguire lo svolgimento di una commedia drammatica, che prende e tiene inchiodato sulla poltrona, senza pause. Eccellenti gli stacchi, molto ben descrtitte le problematiche psichiatriche e il lavoro di gruppo di coloro che seguono il tentativo di recupero delle due donne all'interno dell'unità di cura. Si nota la cura nei dettagli delle posture, degli atteggiamenti, dei comportamenti, dell'eloquio che derivano da un'eccellente consulenza specialistica. Film realistico in cui lo spettaore passa da momenti di attesa sul come va a finire una situazione a momenti di rilassamento o di sorriso o di contenuta ilarità, e ad altri in cui si ha la percezione critica di come possa essere difficile, atroce o distaccante la vita in determinate circostanze. Nel complesso una narrazione, dal pensiero positivo , di una vicenda in cui traspare una attenta scansione delle società e l'impegno di molti a porre rimedio alle storture o alle sfortune di alcuni. Il tutto intessuto con quadretti o avvenimenti umoristici gestiti con molto senso del limite. Scenografia e fotografia di ottimo livello. Film che merita di essere visto e meditato.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a giuliog02 »
[ - ] lascia un commento a giuliog02 »
|
|
d'accordo? |
|
jackmalone
|
sabato 18 giugno 2016
|
siamo in o out?
|
|
|
|
Il problema della patologia psichiatrica, dall'entrata in vigore della legge 180 in avanti, si è sempre mescolato con quello del disagio sociale ed economico , della tossicodipendenza o della crisi delle famiglie. Si sono provate tante strade, teorizzati ed attuati percorsi terapeutici e clinici di ogni tipo, a volte fallimentari, a volte di successo, grazie alla lungimiranza e all'abnegazione di operatori, medici e psicologi.Un'umanità che lavora spesso nell'ombra, rischia la propria incolumità ogni giorno ed è chiamata a scelte dolorose in cui è coinvolta emotivamente a volte anche senza l'appoggio delle istituzioni. In questo marasma di leggi, terapie, comunità , procedure , permessi, bolli e rimpalli di responsabilità c'è un'altra variegata umanità, individui che non sono solo casi clinici o giudiziari ma persone con un pesante fardello che chiedono solo di essere ascoltate e amate.
[+]
Il problema della patologia psichiatrica, dall'entrata in vigore della legge 180 in avanti, si è sempre mescolato con quello del disagio sociale ed economico , della tossicodipendenza o della crisi delle famiglie. Si sono provate tante strade, teorizzati ed attuati percorsi terapeutici e clinici di ogni tipo, a volte fallimentari, a volte di successo, grazie alla lungimiranza e all'abnegazione di operatori, medici e psicologi.Un'umanità che lavora spesso nell'ombra, rischia la propria incolumità ogni giorno ed è chiamata a scelte dolorose in cui è coinvolta emotivamente a volte anche senza l'appoggio delle istituzioni. In questo marasma di leggi, terapie, comunità , procedure , permessi, bolli e rimpalli di responsabilità c'è un'altra variegata umanità, individui che non sono solo casi clinici o giudiziari ma persone con un pesante fardello che chiedono solo di essere ascoltate e amate.
Virzì squarcia un velo sul mondo, spesso ignorato,della malattia psichiatrica; lo fa senza retorica, senza pietismo, senza pessimismo o stantia critica sociale mostrando un'enorme ricchezza di sentimenti e di emozioni, e descrivendo tipi umani che, pur portando tutti i segni di esperienze dolorose e traumatiche, sono ancora in grado di riappropriarsi della loro vita e non hanno alcuna voglia di arrendersi. Beatrice e Donatella sono così diverse: socialmente , culturalmente e caratterialmente: hanno in comune la voglia pazza di provare a vivere ancora un poco facendo delle scelte autonome, con molta leggerezza , incoscienza e soprattutto allegria ; se lo possono permettere, visto che dalla loro, hanno almeno una diagnosi clinica di pazzia certificata .Il comportamento dei sani,invece, quelli senza diagnosi , sembra molto più folle ma soprattutto fa molta più tristezza ;una mamma che, sperando di ricevere un'eredità, si dimentica della figlia e del nipotino , il proprietario del locale che va a letto con tutte le dipendenti, rifiuta le sue responsabilità e sfoggia la sua rispettabile famiglia,la coppia di anziani altolocati preoccupati più della sorte delle loro finanze che di quelle della loro figlia , un padre anziano, malato e in bolletta che suona ancora nei localini indossando una giacca di lamé. Il messaggio è molto chiaro: ci sono solo 2 strade per la normalizzazione: o si rimane completamente fuori dalla realtà, come fa Beatrice , che non riesce proprio a vivere nella mediocrità o ci si sforza di interiorizzarla questa realtà che non ci piace, per accettarla però serve un'ottima motivazione, che nel caso di Donatella è l'amore per il figlio. Mi piacerebbe dire una sola cosa a Virzì: grazie!
[-]
|
|
[+] lascia un commento a jackmalone »
[ - ] lascia un commento a jackmalone »
|
|
d'accordo? |
|
jackmalone
|
sabato 18 giugno 2016
|
siamo in o out?
|
|
|
|
Il problema della patologia psichiatrica, dall'entrata in vigore della legge 180 in avanti, si è sempre mescolato con quello del disagio sociale ed economico , della tossicodipendenza o della crisi delle famiglie. Si sono provate tante strade, teorizzati ed attuati percorsi terapeutici e clinici di ogni tipo, a volte fallimentari, a volte di successo, grazie alla lungimiranza e all'abnegazione di operatori, medici e psicologi.Un'umanità che lavora spesso nell'ombra, rischia la propria incolumità ogni giorno ed è chiamata a scelte dolorose in cui è coinvolta emotivamente a volte anche senza l'appoggio delle istituzioni. In questo marasma di leggi, terapie, comunità , procedure , permessi, bolli e rimpalli di responsabilità c'è un'altra variegata umanità, individui che non sono solo casi clinici o giudiziari ma persone con un pesante fardello che chiedono solo di essere ascoltate e amate.
[+]
Il problema della patologia psichiatrica, dall'entrata in vigore della legge 180 in avanti, si è sempre mescolato con quello del disagio sociale ed economico , della tossicodipendenza o della crisi delle famiglie. Si sono provate tante strade, teorizzati ed attuati percorsi terapeutici e clinici di ogni tipo, a volte fallimentari, a volte di successo, grazie alla lungimiranza e all'abnegazione di operatori, medici e psicologi.Un'umanità che lavora spesso nell'ombra, rischia la propria incolumità ogni giorno ed è chiamata a scelte dolorose in cui è coinvolta emotivamente a volte anche senza l'appoggio delle istituzioni. In questo marasma di leggi, terapie, comunità , procedure , permessi, bolli e rimpalli di responsabilità c'è un'altra variegata umanità, individui che non sono solo casi clinici o giudiziari ma persone con un pesante fardello che chiedono solo di essere ascoltate e amate.
Virzì squarcia un velo sul mondo, spesso ignorato,della malattia psichiatrica; lo fa senza retorica, senza pietismo, senza pessimismo o stantia critica sociale mostrando un'enorme ricchezza di sentimenti e di emozioni, e descrivendo tipi umani che, pur portando tutti i segni di esperienze dolorose e traumatiche, sono ancora in grado di riappropriarsi della loro vita e non hanno alcuna voglia di arrendersi. Beatrice e Donatella sono così diverse: socialmente , culturalmente e caratterialmente: hanno in comune la voglia pazza di provare a vivere ancora un poco facendo delle scelte autonome, con molta leggerezza , incoscienza e soprattutto allegria ; se lo possono permettere, visto che dalla loro, hanno almeno una diagnosi clinica di pazzia certificata .Il comportamento dei sani,invece, quelli senza diagnosi , sembra molto più folle ma soprattutto fa molta più tristezza ;una mamma che, sperando di ricevere un'eredità, si dimentica della figlia e del nipotino , il proprietario del locale che va a letto con tutte le dipendenti, rifiuta le sue responsabilità e sfoggia la sua rispettabile famiglia,la coppia di anziani altolocati preoccupati più della sorte delle loro finanze che di quelle della loro figlia , un padre anziano, malato e in bolletta che suona ancora nei localini indossando una giacca di lamé. Il messaggio è molto chiaro: ci sono solo 2 strade per la normalizzazione: o si rimane completamente fuori dalla realtà, come fa Beatrice , che non riesce proprio a vivere nella mediocrità o ci si sforza di interiorizzarla questa realtà che non ci piace, per accettarla però serve un'ottima motivazione, che nel caso di Donatella è l'amore per il figlio. Mi piacerebbe dire una sola cosa a Virzì: grazie!
[-]
|
|
[+] lascia un commento a jackmalone »
[ - ] lascia un commento a jackmalone »
|
|
d'accordo? |
|
giannies
|
domenica 12 giugno 2016
|
il cinema italiano risorge
|
|
|
|
Stranamente sapevo già che, una volta visto il film, avrei avuto l'occasione di affermare: il cinema italiano è ritornato. Forse per una grandiosa Micaela Ramazzotti, forse per la trama interessante, forse era solo un'impressione... ma ciò di cui posso essere sicuro è che avevo ragione e che il film ha funzionato. Beatrice è Valeria Bruna Tedeschi mentre Donatella è la Ramazzotti, in un contrasto di caratteri ma in un connubio di desideri e speranze. Virzì affronta un tema assai difficile, ossia il problema della pazzia, che sia profonda o da considerare abbastanza tenue. Entrambe le attrici saranno ricordate per l'unicità del loro personaggio e per il modo con cui si sono immedesimate in esso.
[+]
Stranamente sapevo già che, una volta visto il film, avrei avuto l'occasione di affermare: il cinema italiano è ritornato. Forse per una grandiosa Micaela Ramazzotti, forse per la trama interessante, forse era solo un'impressione... ma ciò di cui posso essere sicuro è che avevo ragione e che il film ha funzionato. Beatrice è Valeria Bruna Tedeschi mentre Donatella è la Ramazzotti, in un contrasto di caratteri ma in un connubio di desideri e speranze. Virzì affronta un tema assai difficile, ossia il problema della pazzia, che sia profonda o da considerare abbastanza tenue. Entrambe le attrici saranno ricordate per l'unicità del loro personaggio e per il modo con cui si sono immedesimate in esso.
La Ramazzotti scheletrica, sempre con una ciocca di capelli a coprirle gli occhi, simbolo di arresa di fronte alla vita, simbolo di repressione dei propri sogni. Tatuata, ferita sia dentro che fuori, ma un barlume di speranza ancora vive nel suo reticolo visivamente spento di percezioni. La Tedeschi è invece vivace, sempre colorata, quasi per simboleggiare la vendetta verso la sua malattia, quasi per simboleggiare un inno alla vita che rimarrà tale e non verrà mai spento. E' dannatamente folle, la sua arma è la parola, trasformata in bugia. Ma il suo carattere finto contiene un barlume di vera positività, un barlume di altruismo verso i suoi simili.
La difficoltà delle due donne è quella di accettare la propria condizione. Così, come per vendicarsi di fronte alla società, di fronte al mondo intero, le due donne evadono dalla loro villa ospitante alla ricerca di qualcosa che non hanno mai avuto: la felicità.
Dopo una serie di avvenimenti, dopo moltissimi rifiuti da parte dei membri di famiglia, entrambe comprenderanno l'idoneità della loro villa riconoscendola come la propria casa. L'unico posto in cui si sono prese cura di loro, lo stesso dove si sono ritrovate e lo stesso dove si ritroveranno. Alla Ramazzotti basterà qualche minuto con il proprio figlio per capire quanto la famiglia adottiva sia consona per lui; così, in una scena di vari momenti emozionanti, la donna ritroverà la propria felicità ed andrà via senza suo figlio un po' malinconica, ma altrettanto felice per la sua incolumità.
La Tedeschi capirà, piangendo, come il suo precedente compagno sia una cattiva persona, inavvicinabile nonostante l'insistenza della donna.
Beatrice e Donatella riconosceranno in loro stesse quel sentiero che le conduce all'essenza, che le accetta per quello che sono.
Non si tratta di una pazzia incontrollabile, di una pazzia asfissiante; più che altro è una pazzia dagli alti e bassi, talvolta anche razionale; entrambe le donne riconoscono la loro patologia ed intendono guarire, ma ben presto impareranno a vivere secondo la loro natura.
Il film va premiato non solo per la trama in sé, ma per la grande interpretazione che sembra non avere regia, copioni o telecamere ma solo parole, atmosfera e pura arte.
Personalmente attribuirei due oscar per l'interpretazione della Ramazzotti e della Tedeschi, perché se non sono attrici loro, ditemi voi chi lo sono.
Voto: 9 e mezzo solamente perché ritengo che la perfezione non esista.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a giannies »
[ - ] lascia un commento a giannies »
|
|
d'accordo? |
|
|