il monco
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domenica 31 gennaio 2016
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tous les hommes son sauvages
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Mi trovo sempre molto in disaccordo con le recensioni di Marianna Cappi che questa volta non è in grado di scrivere nemmeno correttamente il nome del regista. Ma questo penso sia un problema mio.
Parliamo del film. Ho letto molte recensioni che tacciano il film di blockbusterismo, passatemi il termine, e non posso che essere più in disaccordo.
Partiamo da un punto fermo: la regia di Iñárritu e la fotografia di Lubienski sono ineccepibili e portano il film a livelli altissimi. E qui penso possiamo essere tutti d'accordo, perfino la Cappi.
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Mi trovo sempre molto in disaccordo con le recensioni di Marianna Cappi che questa volta non è in grado di scrivere nemmeno correttamente il nome del regista. Ma questo penso sia un problema mio.
Parliamo del film. Ho letto molte recensioni che tacciano il film di blockbusterismo, passatemi il termine, e non posso che essere più in disaccordo.
Partiamo da un punto fermo: la regia di Iñárritu e la fotografia di Lubienski sono ineccepibili e portano il film a livelli altissimi. E qui penso possiamo essere tutti d'accordo, perfino la Cappi.
La sceneggiatura allora è il punto debole? Potremmo dire di sì. Sicuramente non è la parte più innovativa, ma ciò non priva il film della sua liricità, di una profondità - forse non riesce ad arrivare a tutti - che sublima l'intreccio narrativo, che preso da solo è un inutile distillato.
"Tous les hommes son sauvages", tutti gli uomini sono selvaggi, che sembra quasi parodiare in qualche modo il sillogismo socratico "Tutti gli uomini sono mortali[...]", è uno dei messaggi chiave del film.
È il rumore di fondo della pellicola, è la legge naturale dei mercanti di pelli e degli Arikara della Louisiana del Nord. È la perdita dell'umanità che condanna Fitzgerald e Toussaint, uomini avidi e senza scrupoli.
Per Fitzgerald, Dio è uno scottaiaolo, un "figlio di puttana" a cui sparare per aver salva la pelle. Ogni principio, ogni moralità è sacrificabile sull'altare della cupidigia, della più bieca sopravvivenza, di un pezzo di terra texana al sicuro dagli indiani che ti fanno lo scalpo e da ogni rimorso di coscienza.
È questo il contrasto fondamentale su cui ruota tutto il film. È la lotta fra l'uomo e l'orso. Glass e Bridger si salvano perché riescono a preservare quell'umanità, quei principi, quei sentimenti che che la gelida Louisiana del Nord cerca in tutti in modi di sopprimere. È il vento che scuote i rami, ma non riesce a muovere il tronco. Quel vento che non può nulla contro radici profonde.
Le radici profonde dell'altruismo del protagonista che salva Powaqa dalle lussuriose grinfie dei francesi, la coscienza del giovane volontario che evita la "sepoltura prematura" del compagno consentono ai due di respirare oltre l'ultimo fotogramma del film.
Nel panteismo molto malickiano di Iñárritu, la natura è una forza soggiogatrice, alla quale si sopravvive "facendo i morti con l'orso", nascondendosi nei suoi numerosi ventri, dove la vendetta è nelle mani di Dio e giace nei ruscelli gelati della Louisiana del Nord.
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[+] marianna cappi non sa scrivere il nome del regista
(di danko188)
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luigi chierico
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domenica 31 gennaio 2016
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spettacolare
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Talora è difficile scindere un giudizio soggettivo da uno oggettivo,tuttavia pur riconoscendo che una donna non risponde ai canoni della bellezza,la si può definire bellissima.Personalmente,pur riconoscendo alcuni limiti in questo Redivivo,devo dire che a me è piaciuto molto.Non lo consiglierei comunque a tutti indistintamente,occorre conoscere cosa si va a vedere e con chi si devono trascorrere oltre due ore.Non credo che ci si possa andare ad assistere ad un’opera lirica o ad una tragedia senza avere una minima cognizione dei due generi di spettacolo di indubbio grandissimo valore.Per rimanere in tema,il regista, veramente eccezionale,per la scenografia si è rivolto al Creatore,quel Dio che solo per i traditori invece“è uno scoiattolo che compare quando ne hai più bisogno,e va divorato in fretta,senza pensarci su”,che attraverso la Natura offre paesaggi fantastici,inimmaginabili,ma veri:incantevoli boschi con alberi ad alto fusto le cui cime rivolte al cielo sembrano essere in preghiera,cascate,fiumi e laghi,ghiacciai,albe e tramonti,cieli notturni;tantissima acqua che fa scrivere a Bontempelli in L’amante fedele:“La superficie dell’acqua in un tremolio d’ombra e luci era diventata una pelle viva,i raggi del mattino, passando liberamente tra i rami nudi degli alberi,andavano a pungerla un po’dappertutto”,tutto un susseguirsi di fotografie bellissime.
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Talora è difficile scindere un giudizio soggettivo da uno oggettivo,tuttavia pur riconoscendo che una donna non risponde ai canoni della bellezza,la si può definire bellissima.Personalmente,pur riconoscendo alcuni limiti in questo Redivivo,devo dire che a me è piaciuto molto.Non lo consiglierei comunque a tutti indistintamente,occorre conoscere cosa si va a vedere e con chi si devono trascorrere oltre due ore.Non credo che ci si possa andare ad assistere ad un’opera lirica o ad una tragedia senza avere una minima cognizione dei due generi di spettacolo di indubbio grandissimo valore.Per rimanere in tema,il regista, veramente eccezionale,per la scenografia si è rivolto al Creatore,quel Dio che solo per i traditori invece“è uno scoiattolo che compare quando ne hai più bisogno,e va divorato in fretta,senza pensarci su”,che attraverso la Natura offre paesaggi fantastici,inimmaginabili,ma veri:incantevoli boschi con alberi ad alto fusto le cui cime rivolte al cielo sembrano essere in preghiera,cascate,fiumi e laghi,ghiacciai,albe e tramonti,cieli notturni;tantissima acqua che fa scrivere a Bontempelli in L’amante fedele:“La superficie dell’acqua in un tremolio d’ombra e luci era diventata una pelle viva,i raggi del mattino, passando liberamente tra i rami nudi degli alberi,andavano a pungerla un po’dappertutto”,tutto un susseguirsi di fotografie bellissime.
Il film si può dire che sia stato girato interamente in esterni a luce solare.Ed i rami che sono presenti quasi sempre spogli o carichi di neve,sono un punto di riferimento per la vita”Perché nel mezzo di una tempesta,se guardi i rami di un albero, giureresti che stia per cadere.Ma se guardi il suo tronco ti accorgerai ti quanto sia stabile!"
Doppiaggio ottimo,il finale è accompagnato da una musica vigorosa come si conviene nel momento drammatico alla conclusione di questa vicenda che ha visto tanti cacciatori di pelli perdere a poco a poco non sole le pelli raccolte ma anche la propria di pelle.Quanti i superstiti? Forse neanche il Redivivo.L’interpretazione è ottima soprattutto di DiCaprio chiamato a dare di sé solo il volto,qui non gigioneggia,non è romantico,tuttavia le sue espressioni sono tutte da ricordare anche nel silenzio e nel dolore al cospetto con la morte.Lascia a desiderare la chiarezza dei rapporti conflittuali,ma soprattutto almeno due episodi talmente inverosimili,per una storia presa dal vero,che finiscono con l’essere poco seri,una caduta incredibile per un film del genere.Un Appaloosa trasformato in una specie di cavallo di Troia,un enorme orso che soccombe nella lotta con l’uomo,con la guida dei cacciatori Hugh Glass,ovviamente in arte Leonardo DiCaprio. Una scena ottenuta con i mezzi di cui oggi dispone il regista perfetta dal punto di vista tecnico ma sa troppo poco di realistico.Il racconto nella sostanza coglie gli aspetti positivi e negativi che accompagnano da sempre i rapporti umani. Magnifico l’attaccamento di Hugh al figlio Hawk (Forrest Goodluck),a cui si contrappone quello di traditore di Tom Fitzgerald,interpretato ottimamente da Tom Hardy.
La fedeltà di Jim Bridger(Will Paulter),l’odio ed amicizia con i pellerossa a cui tutto è stato portato via,od a cui la figlia è stata salvata.Sentimenti grandi, forti in un film forte, sconsigliato quindi alle persone delicate e facilmente impressionabili dinanzi al sangue che macchia di rosso la bianca neve.
p.s.Le didascalie non piacciono mai e per diverse ragioni andrebbero posizionate in alto e non in basso
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bilboa
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domenica 31 gennaio 2016
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l'oscar di dicaprio
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Questo film consentirà a Leonardo DiCaprio di vincere l'Oscar, finalmente.
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superpastore
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domenica 31 gennaio 2016
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capolavoro di iñarritu
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Il film non ha disilluso le mie attese. A coloro che non riescono a sostenere I 156 min del film consiglio caldamente di rimanere a casa.
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maggie69
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domenica 31 gennaio 2016
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la critica che film ha visto?
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La critica deve aver visto un altro film. Non approvo il mettere 4 palle e il film deve ancira uscire... il film tocca punte di ridicolo... assolutamente da vedere????? Assolutamente da evitare!
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maggie69
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domenica 31 gennaio 2016
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essenziale in 3 ore?!
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Belli solo i paesaggi. Noioso, scontato, inutile. In tutto.
[+] perché due commenti uguali?
(di superpastore)
[ - ] perché due commenti uguali?
[+] 2 non uguali
(di maggie69)
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[+] siete ridicoli
(di parieaa)
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marcello1979
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domenica 31 gennaio 2016
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si..
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Meritava l'Oscar per altri film, Shutter Island per esempio- ma va bene.. era ora..
Ottima ricostruzione storica..
Piacevole..
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maria63
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domenica 31 gennaio 2016
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inno alla natura ed ai nativi
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Avevo molti pregiudizi prima di vedere questo film:mi aspettavo scene troppo cruente,troppa tristezza,crudo verismo.Invece è stato una piacevole sorpresa:l'unica scena che mi ha fatto aggrovigliare le viscere è stata la prima,l'attacco indiano.Ma è stato come la prima discesa sulle montagne russe:subito dopo sei "dentro"al film.E inaspettatamente le scene si sono fatte più rarefatte e sempre più oniriche.Forse il fatto di essere medico mi ha fatto apprezzare senza ribrezzo la scena dell'orso e le ferite conseguenti del povero Di Caprio.Confesso che mi è scappato un sorriso quando l'orso gli è caduto addosso in fondo al dirupo(peggio di così!)ma tutta la scena è stata magistrale.
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Avevo molti pregiudizi prima di vedere questo film:mi aspettavo scene troppo cruente,troppa tristezza,crudo verismo.Invece è stato una piacevole sorpresa:l'unica scena che mi ha fatto aggrovigliare le viscere è stata la prima,l'attacco indiano.Ma è stato come la prima discesa sulle montagne russe:subito dopo sei "dentro"al film.E inaspettatamente le scene si sono fatte più rarefatte e sempre più oniriche.Forse il fatto di essere medico mi ha fatto apprezzare senza ribrezzo la scena dell'orso e le ferite conseguenti del povero Di Caprio.Confesso che mi è scappato un sorriso quando l'orso gli è caduto addosso in fondo al dirupo(peggio di così!)ma tutta la scena è stata magistrale.Stupenda l'inquadratura di Glass con il sottofondo del respiro sempre più rapido dell'orsa che sta morendo dissanguata eppure combatte ancora.E simbolica:lui cacciatore di pelli(il cattivo,infondo),l'orsa,che difende i suoi piccoli...eppure nello scontro lui si purifica,perchè stavolta combatte per la vita.e subito dopo la Natura gli fa provare il dolore che l'orsa ha provato per i suoi piccoli.Però l'orso con la sua immensa forza diverrà il suo daimon.Di lui ,già provato dalla perdita della moglie...che compare insieme al figlio più volte a ricordargli che deve lasciare a Dio la vendetta e preoccuparsi solo di usare carità con tutti,animali e uomini:questa è la via della pace con se stesso e gli altri.E proprio la carità,verso la figlia del capo Pawnie,gli salverà ancora la vita.E lui capirà tutto ,alla fine,ma lo capirà.Di Caprio per me è grande e bravissimi i coprotagonisti.La regia è magistrale.Suoni e fotografia,musiche,tutte fuse in armonia perfetta.
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no_data
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domenica 31 gennaio 2016
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film non criticabile.
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Ogni critica a questi film risulta retorica e forzata. E' un film perfetto. Lo spazio scenico, i tempi, la possibilità di immedesimazione, perfino i suoni lo rendono iperrealistico e non scontato. Per chi è appassionato del genere western è il film perfetto.
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