Revenant - Redivivo |
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Un film di Alejandro G. Iñárritu.
Con Leonardo DiCaprio, Tom Hardy, Domhnall Gleeson, Will Poulter, Forrest Goodluck.
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Titolo originale The Revenant.
Avventura,
Ratings: Kids+16,
durata 156 min.
- USA 2015.
- 20th Century Fox Italia
uscita sabato 16 gennaio 2016.
MYMONETRO
Revenant - Redivivo
valutazione media:
3,93
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Dalla sopravvivenza alla vita piena.di Fede SlevinFeedback: 1608 | altri commenti e recensioni di Fede Slevin |
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lunedì 25 gennaio 2016 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Premessa, questa volta vorrei fare una recensione molto diversa dal solito, un'analisi approfondita sarebbe meglio dire. Perciò consiglio di non leggere oltre prima della visione. La necessità di scrivere su questo film mi è sorta da una semplice frase: "è un film che non ti lascia niente". Ora, lasciando stare il giudizio tecnico, le possibilità quanto mai concrete di trovarsi sotto una pioggia di oscar, quello che mi preme è "spiegare", o quanto meno tentare di avvicinarmi, alla vera chiave del film, al fatidico messaggio che un genio come Inarritu non poteva che nascondere magistralmente sotto simboli e inquadrature sublimi, all'IDEA che il regista vuole diffondere nello spettatore. Se ci si ferma ad una visione superficiale il risultato è un film lento, inverosimile e con una trama banale, scontata o già vista. Ma se si scava in profondità, se si da peso ad ogni frase, ad ogni inquadratura, allora ci si trova di fronte a tutta la grandezza della settima arte. Non si può guardare "Guernica" e concludere che Picasso non sapesse disegnare. L'arte è trasmettere qualcosa, è emotività, è espressione della propria anima. Perciò, bisogna prima di tutto inquadrare il cuore del film: l'uomo. Da qui parte la severa critica di Inarritu all'essere umano e al suo incontrollato, spregevole, egoistico senso di sopravvivenza, così forte da fare scempio della Natura stessa, intesa con il rispetto sacrale attribuitole dalla cultura indigena dei nativi americani. Essa è così altruista da offrire all'uomo tutto il necessario per vivere, ma "necessario" non è abbastanza per la cultura occidentale ed ecco che nella pellicola si separano subito due grossi canali di interpretazione: l'uomo occidentale, in cerca di denaro ottenuto con le pelli degli animali, che rifiuta una sepoltura dignitosa per accumulare più ricchezza, che violenta le donne locali e fa strage di bisonti e l'uomo indigeno, costretto a barattare cavalli che fino a poco prima gli appartenevano e che vive in armonia con il Creato. Da qui si apre la terza via, a cavallo tra la meschinità di Tom Hardy e la pace interiore dei nativi, colui che è nato peccatore ma ha vissuto a stretto contatto con la Natura e il suo magnifico equilibrio, Di Caprio. Egli muore a tutti gli effetti in seguito allo scontro con il Grizzlie (la Natura si difende come una mamma protegge i cuccioli) quando, il proprio figlio, ultima ragione di vita rimastagli, viene portato via dalla brutalità occidentale come un "soffio nel vento". Ma ecco che la natura, questa volta quella umana, l'indomito spirito di sopravvivenza, lo mantiene in vita per dargli la possibilità di redimersi, invano, perchè spreca la sua chance per inseguire il folle e seducente desiderio di vendetta. Sul più bello però, esita (lasciando anche lo spettatore disorientato) perchè "la vendetta è nelle mani di Dio (la Natura)" e lascia che il fiume porti il peccatore nelle mani del suo servo, un 'angelo della morte', il capo indiano, il quale lo uccide come un devoto esecutore, lasciando in vita Di Caprio perchè la Natura uccide solo per difendersi ed egli aveva avuto pietà. Lo sguardo finale dello spirito della moglie che prima appariva in sogno, tesa come un dito divino accusatore, così compassionevole ma pieno d'amore, significa "ce l'hai fatta, ora puoi camminare da solo, non devi più sopravvivere, vivi!" e il sentimento naturale di fronte a un simile traguardo non può che essere un tenero pianto liberatorio in primissimo piano.
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