SPOILERS
Inarritu si ripresenta agli Oscar con l'ennesimo piccolo capolavoro, senza dubbio confezionato in modo imponente ed impossibile da guardare con indifferenza. Un ottimo film, che racconta una storia sulla quale era assai difficile riuscire a dire qualcosa di nuovo: un uomo viene lasciato in fin di vita dal cattivo di turno, riesce miracolosamente a sopravvivere e grazie alla propria straordinaria forza di volontà riesce a ritrovare il suo aguzzino e a vendicarsi di lui, per poi fissare lo spettatore negli occhi quasi a chiedere a noi stessi "e adesso cosa sarà di me?" Accanto a questo, una fotografia e delle ambientazioni da far paura che fanno guadagnare al film molti più punti di quanto forse effettivamente varrebbe di per sè, innalzandone vertiginosamente il livello: sulle prime pensavo vi fosse solo lo zampino di un'abbondante CGI, perchè era tutto davvero troppo bello per essere vero; viene quasi voglia di tuffarsi dentro lo schermo per toccare con mano l'ambiente circostante. In realtà, il film è stato girato nella parte più occidentale del Canada proprio nei mesi invernali, quando la temperatura in quella zona del mondo si aggira intorno ai -30 gradi.
Elogiare la professionalità e gli sforzi fatti dalla troupe e dal cast per portare a termine questo progetto sarebbe riduttivo, così come è riduttivo encomiare lo straordinario senso di realismo che si avverte per tutto il tempo. Si riesce quasi a percepire palpabilmente la sofferenza di Glass, che pur non dicendo molto rimane sempre al centro dell'attenzione. Ricordo che un paio d'anni fa tra me e me pensai che nel Gravity di Cuaròn sarebbe stato quasi meglio non far dire una singola battuta ai vari attori, visto il contesto che vedeva troneggiare l'ambiente sull'uomo e qui in Revenant, pur pensando che forse qualche dialogo in più non sarebbe guastato vista la durata assai maggiore di questo film, si può applicare lo stesso ragionamento.
Per tutta la pellicola si assiste infatti al confronto tra la potenza furiosa ed inarrestabile della natura che domina costantemente la scena con i suoi meravigliosi ed incontaminati paesaggi e quella altrettanto furiosa di un essere umano che pur avendo già perso ogni cosa lotta strenuamente per sopravvivere. Un po' come infilare il Django di Corbucci (quello che si portava appresso la "cassa da morto") dentro Into The Wild (in cui la natura regna suprema), se ci si pensa. Una volta tanto però, ad avere la meglio sarà proprio l'uomo.
Con una fotografia eccellente, delle ambientazioni impressionanti, un ottimo casting e qualche tecnicismo di fondo da parte di Inarritu che non fa mai male, il quale dirige con la solita personalità, Revenant si candida a far man bassa di Oscar alla cerimonia di fine febbraio. E' dai tempi di Mankiewicz che vinse due oscar consecutivi per la miglior regia nel '50-'51 che ciò non succede: Inarritu potrebbe davvero eguagliare il suo record e quello di John Ford, anche perchè per il momento non ha degni avversari.
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