mciril
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sabato 6 febbraio 2016
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in-credibile
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A proposito della pellicola si è parlato di iperboli. Che sarebbero solo una mezzo per sottolineare l´epica del racconto.
E´vero. Ma alla fine ci si rende conto che in realtá molti hanno vissuto quei luoghi, quelle lotte e quel modo di vita. Ci si chiede come fare a superare l´inverno in quelle condizioni e con quelle armi. Io mi sono umiliato ed ho spento il riscaldamento, riaccendendolo solamente al pensiero che dopo tutto quelle persone a quarant´anni erano giá ultravecchie, che solamente forti persone giovani potevano sopportare tali strapazzi e compiere il compiuto.
Quindi ode alla giovinezza ed alla forza di vivere, sottoposta a questa Elena indiana ancora una volta causa di tutti i mali (perch&eacut
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A proposito della pellicola si è parlato di iperboli. Che sarebbero solo una mezzo per sottolineare l´epica del racconto.
E´vero. Ma alla fine ci si rende conto che in realtá molti hanno vissuto quei luoghi, quelle lotte e quel modo di vita. Ci si chiede come fare a superare l´inverno in quelle condizioni e con quelle armi. Io mi sono umiliato ed ho spento il riscaldamento, riaccendendolo solamente al pensiero che dopo tutto quelle persone a quarant´anni erano giá ultravecchie, che solamente forti persone giovani potevano sopportare tali strapazzi e compiere il compiuto.
Quindi ode alla giovinezza ed alla forza di vivere, sottoposta a questa Elena indiana ancora una volta causa di tutti i mali (perché cosi pochi, quasi nessuno, lo ha notato?)
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iuriv
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venerdì 5 febbraio 2016
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il grande freddo.
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Inarritu ci consegna una storia di frontiera solcata dalle Ombre Rosse di indiani che tornano a dare la caccia a qualsiasi cosa si muova (anche se muniti di motivazioni, a differenza dell'epoca Ford).
Il regista non si accontenta della trama di sopravvivenza e vendetta che sta alla base della pellicola, ma aggiunge la sua cifra stilistica fatta di visioni oniriche, tra spiriti e meteoriti. Tra le pieghe dei sogni c'è, probabilmente, il vero messaggio nascosto della vicenda. Il problema è questi inserti, a parte il minutaggio, non aggiungono nulla alla storia in se finendo per appesantire una visione cruda al punto da essere quasi carnale in alcune sue fasi.
Non è un caso che la parte migliore dell'opera sia probabilmente la prima, più lineare nel suo svolgimento, che dovrebbe essere solo l'atto di presentazione di personaggi e ambiente.
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Inarritu ci consegna una storia di frontiera solcata dalle Ombre Rosse di indiani che tornano a dare la caccia a qualsiasi cosa si muova (anche se muniti di motivazioni, a differenza dell'epoca Ford).
Il regista non si accontenta della trama di sopravvivenza e vendetta che sta alla base della pellicola, ma aggiunge la sua cifra stilistica fatta di visioni oniriche, tra spiriti e meteoriti. Tra le pieghe dei sogni c'è, probabilmente, il vero messaggio nascosto della vicenda. Il problema è questi inserti, a parte il minutaggio, non aggiungono nulla alla storia in se finendo per appesantire una visione cruda al punto da essere quasi carnale in alcune sue fasi.
Non è un caso che la parte migliore dell'opera sia probabilmente la prima, più lineare nel suo svolgimento, che dovrebbe essere solo l'atto di presentazione di personaggi e ambiente. Qui Inarritu sfoggia un altro classico del suo stile, ovvero il piano sequenza. Grazie a questo espediente tecnico il regista ci porta all'interno della storia, proiettandoci assieme ai suoi personaggi nel crudele mondo degli Stati Uniti centrali. Con riprese talmente ravvicinate da far appannare la telecamera con il fiato di uomini e bestie, si empatizza con i protagonisti, rimanendo disorientati dall'attacco dei fantasmi indiani e spaventati dalla violenza dell'orso.
Poi prende potere il grande gelo e Inarritu sembra volerci allontanare dal suo lavoro con i suoi inserti onirici e con una storia che si dilata forse oltre misura. Qui a reggere il tutto, oltre all'opera di un regista che il suo mestiere lo sa fare bene, ci sono le interpretazioni. Di Leonardo si è già detto tutto. Ciò che mi stupisce è che nessuno citi mai Tom Hardy, ancora una volta perfetto nei panni del pazzo, questa volta anche egoista e distruttivo.
Dopo aver assistito al finale, che contiene un nuovo messaggio che, tanto per cambiare, non ho capito, mi è rimasta l'impressione che Inarritu abbia girato un film altamente spettacolare e tecnicamente ineccepibile, ma che non è riuscito nel suo intento come poteva.
La mia idea è che questo regista trovi una dimensione più adatta quando si tratta di raccontare storie raccolte. Nell'immensità degli spazi nord americani mi è sembrato smarrito, perso alla ricerca di un'intimità che, nonostante le tante doti del film, non è riuscito a trasmettermi.
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mauridal
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giovedì 4 febbraio 2016
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lo spirito degli uomini giusti non muore mai.
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Alejandro Inarritu, regista diRevenant sceglie di raccontare la storia di Hugh Glass/Leonardo DiCaprio, cacciatore e commerciante di pelli nel nord America , Yankee ,in ambiente totalmente aperto e naturale ,i tutto si svolge in ampi spazi dove l'uomo è immerso nella natura a volte ostile e matrigna. Diversamente dal film precedente, Birdman, tutto chiuso in angusti spazi il regista vuole trovare ora una dimensione dai grandi orizzonti, segno anche di una ricerca di una diversa dimensione dell'uomo stesso ,che al confronto di questa natura immensa e sconfinata , diventa fragile, mortale. Quando la dimensione mortale dell'umanità non lascia speranza alla vicenda dei protagonisti, allora interviene lo spirito ,le anime che non muoiono mai, che a volte risorgono ed è il caso del cacciatore Hugh che ha una doppia anima , l'una di cacciatore Yankee e quindi dominatore e sterminatore della natura ma l'altra è di uomo selvaggio, vicino al al respiro del vento e alla vita degli alberi ,delle foglie, delle acque della neve degli stessi animali che caccia e uccide, , dunque un uomo vicino alla cultura degli uomini selvaggi nativi di quei territori di conquista americani, quegli iindiani pellerossa che l'uomo bianco ha voluto a loro volta combattere per cacciarli via e addirittura sterminare.
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Alejandro Inarritu, regista diRevenant sceglie di raccontare la storia di Hugh Glass/Leonardo DiCaprio, cacciatore e commerciante di pelli nel nord America , Yankee ,in ambiente totalmente aperto e naturale ,i tutto si svolge in ampi spazi dove l'uomo è immerso nella natura a volte ostile e matrigna. Diversamente dal film precedente, Birdman, tutto chiuso in angusti spazi il regista vuole trovare ora una dimensione dai grandi orizzonti, segno anche di una ricerca di una diversa dimensione dell'uomo stesso ,che al confronto di questa natura immensa e sconfinata , diventa fragile, mortale. Quando la dimensione mortale dell'umanità non lascia speranza alla vicenda dei protagonisti, allora interviene lo spirito ,le anime che non muoiono mai, che a volte risorgono ed è il caso del cacciatore Hugh che ha una doppia anima , l'una di cacciatore Yankee e quindi dominatore e sterminatore della natura ma l'altra è di uomo selvaggio, vicino al al respiro del vento e alla vita degli alberi ,delle foglie, delle acque della neve degli stessi animali che caccia e uccide, , dunque un uomo vicino alla cultura degli uomini selvaggi nativi di quei territori di conquista americani, quegli iindiani pellerossa che l'uomo bianco ha voluto a loro volta combattere per cacciarli via e addirittura sterminare. Con questo film Inarritu ha quasi voluto sostenere la causa dei pellerossa indiani, che gli Yankee americani ,insieme ai conquistatori inglesi e francesi non hanno mai voluto affrontare, anzi relegando alla storia d'America tutto il giudizio negativo di quella conquista. Ora la doppia anima , Yankee e selvaggia di Hugh si esprime nell'amore per il figlio e per la moglie pellerossa morti uccisi per la violenza dell'uomo bianco, ma anche per il contraddittorio senso di appartenenza alla civiltà americana che lo porterà comunque a sopravvivere anche alla morte di quel sè Yankee che verrà ucciso proprio dai suoi sodali e amici. Dunque un bell'intreccio di vicende tra azione violenta e ingiusta verso gli uomini e al contempo una fusione con la natura e l'anima naturale e selvaggia dell'uomo . In questo film , Di Caprio e anche il suo antagonista mostrano tutti una bella prova di attori di eccellenza, anche se il vero protagonista è il paesaggio, di montagne,di foresta di fiumi e cascate dove solo lo spirito dell'uomo giusto può soppravvivere.
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angelo76
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mercoledì 3 febbraio 2016
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da vedere
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Bello.
Freddo.
Ben recitato.
Poco empatico.
Bella fotografia.
da vedere.
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irene
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mercoledì 3 febbraio 2016
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e quindi?
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155 minuti di film per dire cosa? Quello che sapevamo già dall'inizio? Ci sono modi migliori di passare il tempo e questo film non è fra quelli. Di Caprio grugnisce e digrigna i denti, zero fi ezza interpretativa e zero emozioni trasmesse. Tempo perso.
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cricia
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mercoledì 3 febbraio 2016
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un film "distaccato"
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Nessuna partecipazione alle, presunte reali, vicende delprotagonista. il film resta lucido e non coinvolgente. bella fotografia.
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schema
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mercoledì 3 febbraio 2016
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"oscar", o non "oscar", questo è il dilemma
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che dire... è il trionfo della fotografia... un film tecnicamente molto ben fatto, belle le inquadrature, ottimi i movimenti di camera.... i paesaggi sono magnifici.... pura estetica
ottimo il montaggio... 156 minuti che non annoiano... un buon ritmo a tratti lento e riflessivo a tratti vivace....
un film da veder al cinema.... perchè è il posto ideale per valorizzare ed enfatizzare gli scenari....
film cruento...il regista non fa molta economia, questa scelta stilistica può piacere o non piacere... personalmente qualcosa potevano risparmiarlo... sicuramente un film non adatto ai bambini o a persone molto sensibili....
la trama.
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che dire... è il trionfo della fotografia... un film tecnicamente molto ben fatto, belle le inquadrature, ottimi i movimenti di camera.... i paesaggi sono magnifici.... pura estetica
ottimo il montaggio... 156 minuti che non annoiano... un buon ritmo a tratti lento e riflessivo a tratti vivace....
un film da veder al cinema.... perchè è il posto ideale per valorizzare ed enfatizzare gli scenari....
film cruento...il regista non fa molta economia, questa scelta stilistica può piacere o non piacere... personalmente qualcosa potevano risparmiarlo... sicuramente un film non adatto ai bambini o a persone molto sensibili....
la trama.... semplice, forse fin troppo.... e questo lo rende tutto sommato un film un pò debole....
alcuni eccessi di troppo per far vedere quanto è tosto il "nostro eroe"... un mix tra Die Hard e Rambo tanto per citare dei film storici a caso.... quanti di voi, durante il film, hanno pensato almeno una volta a John Rambo che si sutura le ferite con il filo o le cicatrizza con la polvere da sparo???
"per meaaaa" questo film ha l'X Factor
e DiCaprio? Ha l'X Factor?
Sicuramente è stato grandioso anche questa volta... se non vince con questo film... dovrebbe vincerne uno per la sua carriera, nonostante sia un attore ancora "giovane"
"Oscar", o non "Oscar", questo è il dilemma.
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filippo catani
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martedì 2 febbraio 2016
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avventura intensa con qualche riserva
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Anni Venti dell'Ottocento. Un gruppo di cacciatori di pelli cerca di raggiungere il proprio forte dopo essere stati sorpresi da un attacco indiano. Il leader della spedizione rimane ferito al termine dell'assalto di un orso e viene abbandonato da un suo compagno d'armi.
Iniziamo dai pregi dei film di Inarritu che comunque si conferma un regista dalla vena sempre florida. La storia è molto interessante ed è una bella avventura ambientata tra i ghiacci in cui la resistenza umana è messa a dura prova. Ottima la sequenza dell'attacco degli indiani e la scelta di una telecamera sempre vicina all'azione tanto da registrare gli schizzi e le alitate dei protagonisti.
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Anni Venti dell'Ottocento. Un gruppo di cacciatori di pelli cerca di raggiungere il proprio forte dopo essere stati sorpresi da un attacco indiano. Il leader della spedizione rimane ferito al termine dell'assalto di un orso e viene abbandonato da un suo compagno d'armi.
Iniziamo dai pregi dei film di Inarritu che comunque si conferma un regista dalla vena sempre florida. La storia è molto interessante ed è una bella avventura ambientata tra i ghiacci in cui la resistenza umana è messa a dura prova. Ottima la sequenza dell'attacco degli indiani e la scelta di una telecamera sempre vicina all'azione tanto da registrare gli schizzi e le alitate dei protagonisti. Di Caprio e Hardy instaurano una lotta di bravura e un plauso lo merita anche l'ottimo doppiaggio specialmente di Giannini. Ultime ma non ultime la colonna sonora dove presente ma soprattutto una fotografia da togliere letteralmente il fiato. Ora veniamo alle riserve. Riflessioni e voci fuori campo ricordano troppo da vicino i film di Malick. La parte centrale del film è esageratamente prolissa e un taglio di 20-25 minuti non avrebbe tolto nulla al racconto. Infine, senza entrare nel dettaglio per chi non l'avesse ancora visto, ci sono alcune scene decisamente troppo d'azione o se vogliamo dire mache. Nel complesso resta comunque un prodotto più che valido che porterà sicuramente a casa qualche Oscar.
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astromelia
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martedì 2 febbraio 2016
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emozioni zero
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il film si accapparrerà tutte le nomination o quasi ma non per trama eccelsa,vista tante altre volte in western postdatati e recenti,ma per contesto scenico strabiliante che permette allo spettatore una visione estasiata e mentalmente lo fa spaziare a 36o°,girato con luce naturale senza green screen,pare senza controfigure tanto che di caprio s'è buscato la bronchite a meno 30 gradi,il film però non emoziona,si segue la storia come si fosse a scuola,cioè con cognizione solamente visiva,ma ciò che invece si dovrebbe sentire è partecipazione,verosimilmente di caprio prenderà l'oscar per aver spiacciccato solamente 10 parole in tutto il film,ma comunque alla carriera indiscutibilmente,tom hardy sempre sui generis,quest'anno presente agli oscar con ben 2 candidature,infine se penso che al posto di dicaprio era stato contattato christian bale,forse il risultato sarebbe stato eclatante,perchè nascondere il viso sempre da bambino mai cresciuto del protagonista è faccenda complicata.
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il film si accapparrerà tutte le nomination o quasi ma non per trama eccelsa,vista tante altre volte in western postdatati e recenti,ma per contesto scenico strabiliante che permette allo spettatore una visione estasiata e mentalmente lo fa spaziare a 36o°,girato con luce naturale senza green screen,pare senza controfigure tanto che di caprio s'è buscato la bronchite a meno 30 gradi,il film però non emoziona,si segue la storia come si fosse a scuola,cioè con cognizione solamente visiva,ma ciò che invece si dovrebbe sentire è partecipazione,verosimilmente di caprio prenderà l'oscar per aver spiacciccato solamente 10 parole in tutto il film,ma comunque alla carriera indiscutibilmente,tom hardy sempre sui generis,quest'anno presente agli oscar con ben 2 candidature,infine se penso che al posto di dicaprio era stato contattato christian bale,forse il risultato sarebbe stato eclatante,perchè nascondere il viso sempre da bambino mai cresciuto del protagonista è faccenda complicata...aggiungo che di primo acchito credere che un'uomo si possa salvare in simili condizioni narrate è un pò aleatorio,per non parlare della fine che lascia libero spazio all'immaginazione di ognuno ma non conclude.
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michele.stefani200
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lunedì 1 febbraio 2016
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altra americanata!
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Un'americanata: sangue violenza sofferenza oltre ogni limite e senza un vero senso.
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