la gallina gina
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lunedì 8 febbraio 2016
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un fantasma della vita e della morte
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Quando la natura incontra l'uomo e la sua essenza si esprime in tutta crudeltà nella sua forza primordiale, Revenant trova il suo posto.
La calma, solo apparente delle lande infinite e delle distese di ghiaccio dell'estremo nord trovano una sola piccola forza contrastante eppure indelebile: quella dell'uomo, piccolo granello di polvere insignificante nell'Universo e nella vastità del creato, la guida (esistita? leggenda?) Hugh Glass, magistralmente interpretata da un quasi muto Leonardo di Caprio, contrasta la grandezza della Natura ma soprattutto la sua inesorabile legge basata sull'unico ciclo della vita e della morte.
Gli spazi, affondati in un bianco a tratti accecante, a tratti velato di blu/nero della pellicola, diventano eterni e il tempo si perde all'orizzonte di quel freddo glaciale.
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Quando la natura incontra l'uomo e la sua essenza si esprime in tutta crudeltà nella sua forza primordiale, Revenant trova il suo posto.
La calma, solo apparente delle lande infinite e delle distese di ghiaccio dell'estremo nord trovano una sola piccola forza contrastante eppure indelebile: quella dell'uomo, piccolo granello di polvere insignificante nell'Universo e nella vastità del creato, la guida (esistita? leggenda?) Hugh Glass, magistralmente interpretata da un quasi muto Leonardo di Caprio, contrasta la grandezza della Natura ma soprattutto la sua inesorabile legge basata sull'unico ciclo della vita e della morte.
Gli spazi, affondati in un bianco a tratti accecante, a tratti velato di blu/nero della pellicola, diventano eterni e il tempo si perde all'orizzonte di quel freddo glaciale. Non c'è più spazio per la vita, non c'è spazio per le attività dell'uomo, gli orologi non esistono più; il tempo della vita e della morte diventano un'unica onnipotente legge scandita solo dal respiro agghiacciante, doloroso di un uomo che non vuole morire e che non vuole vivere, ma che deve sopravvivere, spinto dalla sola esigenza profonda di vendetta.
I lunghi piano-sequenza paesaggistici si alternano ai primi piani sul protagonista e sull'antagonista, un bravissimo Tom Hardy che si oppone caratterialmente e diametralmente a Di Caprio.
Il protagonista è l'essenza stessa dell'esistenza e va oltre; la sua vita dopo un terrificante e stomachevole, ma estremamente realistico e realizzato nei minimi dettagli, scontro con un orso grizzly, non vuole ad alcun costo cedere, non vuole smettere di respirare e quel corpo maciullato si rialza trascinando le gambe e i piedi (di cui uno fratturato) dalla terra sporca e ostile,che non permette tregua alle ferite fisiche ed emotive: Hugh Glass è l'uomo a cui la natura toglie quasi la vita, e al tempo stesso l'uomo a cui viene portato via tutto il suo mondo, suo figlio, freddato senza soffermarsi da Fitzgerald, Tom Hardy, l'uomo che in quella natura è espressione della sopravvivenza più vile, più fragile, più umana, una sopravvivenza che si arrampica sulla vita e sulla morte altrui per garantirsi il continuum.
Glass sopravvive alla Natura sterminata e all'Uomo, diventando sintesi di entrambe, lascia la vita terrena per abbracciare una morte vivente: diventa il fantasma della morte e della vita stessa.
Un fantassma che non fa altro se non respirare: faticosamente, con il corpo che marcisce per le ferite, con la fame che diventa la sua unica certezza, con il costante pericolo percepito del "nemico" indiano alla ricerca della figlia rapita, con qualche fortuito aiuto che viene presto letteralmente impiccato e che segna definitivamente la vanità di ogni speranza.
Di terreno non rimane nulla, se non il fegato di un bisonte da consumare rigorosamente crudo e da inghiottire anche a costo di vomitarlo.
Di onirico, qualcosa si trascina, ripetuto e sempre uguale, perché anche la memoria, in quella natura senza tempo, è senza tempo.
Visioni oniriche e spettrali di una moglie uccisa che ci rende partecipi del solo pensiero rimasto: un albero, i cui rami oscillano forte durante una tempesta, ma il cui solido e fermo tronco ci rivela la profondità delle sue radici.
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loryto
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lunedì 8 febbraio 2016
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pensieri di un non esperto.
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Considerando che il film è uscito ha gennaio a un non so che di miracoloso: si perché quando si esce dalla sale ci sente parecchio stupidi ad essere così bardati e coperti per una temperatura in cui il meraviglioso Leo sarebbe in costume da bagno.
Un film molto freddo da un punto di vista della trama, la lezione che la vendetta è una cosa sbagliata ci viene insegnata fin da piccoli, ma evidentemente ad Hugh Glass non era stato detto.
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Considerando che il film è uscito ha gennaio a un non so che di miracoloso: si perché quando si esce dalla sale ci sente parecchio stupidi ad essere così bardati e coperti per una temperatura in cui il meraviglioso Leo sarebbe in costume da bagno.
Un film molto freddo da un punto di vista della trama, la lezione che la vendetta è una cosa sbagliata ci viene insegnata fin da piccoli, ma evidentemente ad Hugh Glass non era stato detto. 156 minuti di pura follia per un padre violato da un orso e privato dal figlio da un pazzo sociopatico. Il quale quest’ultimo non sa quale destino crudele lo attende. Interpretato da un Tom Hardy capace di farsi odiare fino all’ultimo capello, questo personaggio è l’antagonista di tutto il film, il classico cattivo dei vecchi western, che riesce a trasformare Hugh da una “guida” esperta al servizio degli americani ad un cacciatore immortale, il quale unico obbiettivo è la fantomatica vendetta. Il tutto gentilmente contornato dalla violenza e inciviltà degli indiani, che senza pietà proteggono la loro terra e il loro bestiame dagli invasori (..mmm..). Una pellicola che passerà alla storia per le grandi idee del regista, il quale senza dubbio non ha badato a spese per ottenere questo risultato perfetto, il quale sazia i desideri degli occhi, con paesaggi mozzafiato, e inquadrature da palpitazione.
E poi c’è lui, il nostro Jack Dawson, che di strada ne ha fatto, e che metaforicamente ogni film potrebbe essere visto come una casella di un gioco che alla fine porta alla statuetta d’oro. I sui occhi trasmettono quanto di più vero può aver provato il vero Hugh. Il combattimento con l’orso, i respiri affannosi che appannano la cinepresa, la sua disperazione sul cadavere del figlio, l’essere nudo all’interno di un cavallo, si è lui il migliore di sempre.
I bracieri che bruciano nella neve illuminano senza dubbio la strada per l’oscar.
In conclusione, investire del tempo per riflettere su questo film è d’obbligo per gli amanti del cinema, che certo non dimenticheranno facilmente questa storia di uomini d’altri tempi.
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gaetano graziano
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lunedì 8 febbraio 2016
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dovrà attendere ancora per l'oscar
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The revenant
Ho la sensazione che nemmeno con questo film Di Caprio riuscirà a convincere i giurati ad attribuirgli l'Oscar. Non bastano le esibite espressioni del viso, le fatiche estreme e oltre il limite del possibile per "sopravvivere", peraltro superficiali ed inverosimili. È necessario un copione ricco di un parlato di consistenza, di una recitazione incisiva e avvincente, che qui è quasi inesistente. I silenzi sono eccessivi e, quando non ci sono, vengono bruscamente interrotti da grida strazianti di proditori attacchi di cecchini indiani mimetizzati nella boscaglia o sopraggiunti improvvisamente a cavallo da chissà dove.
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The revenant
Ho la sensazione che nemmeno con questo film Di Caprio riuscirà a convincere i giurati ad attribuirgli l'Oscar. Non bastano le esibite espressioni del viso, le fatiche estreme e oltre il limite del possibile per "sopravvivere", peraltro superficiali ed inverosimili. È necessario un copione ricco di un parlato di consistenza, di una recitazione incisiva e avvincente, che qui è quasi inesistente. I silenzi sono eccessivi e, quando non ci sono, vengono bruscamente interrotti da grida strazianti di proditori attacchi di cecchini indiani mimetizzati nella boscaglia o sopraggiunti improvvisamente a cavallo da chissà dove. O dal grugnito dell'orso nell'impari ed esageratissima lotta col protagonista Di Caprio. E poi tanta selvaggia aggressione e sangue e ancore sangue che non può trovare giustificazione. Ma soprattutto il filo del discorso, il plot è confuso, trovandosi impelagato in episodi e fatti di cui non si capisce il nesso, tanto che alla fine del primo tempo del film non ti fa realizzare cosa hai appena visto. taninograziano @yahoo.it
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gaetano graziano
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lunedì 8 febbraio 2016
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the revenant - di caprio oscar ancora rinviato?
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The revenant
Ho la sensazione che nemmeno con questo film Di Caprio riuscirà a convincere i giurati ad attribuirgli l'Oscar. Non bastano le esibite espressioni del viso, le fatiche estreme e oltre il limite del possibile per "sopravvivere", peraltro superficiali ed inverosimili. È necessario un copione ricco di un parlato di consistenza, di una recitazione incisiva e avvincente, che qui è quasi inesistente. I silenzi sono eccessivi e, quando non ci sono, vengono bruscamente interrotti da grida strazianti di proditori attacchi di cecchini indiani mimetizzati nella boscaglia o sopraggiunti improvvisamente a cavallo da chissà dove. O dal grugnito dell'orso nell'impari ed esageratissima lotta col protagonista Di Caprio.
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The revenant
Ho la sensazione che nemmeno con questo film Di Caprio riuscirà a convincere i giurati ad attribuirgli l'Oscar. Non bastano le esibite espressioni del viso, le fatiche estreme e oltre il limite del possibile per "sopravvivere", peraltro superficiali ed inverosimili. È necessario un copione ricco di un parlato di consistenza, di una recitazione incisiva e avvincente, che qui è quasi inesistente. I silenzi sono eccessivi e, quando non ci sono, vengono bruscamente interrotti da grida strazianti di proditori attacchi di cecchini indiani mimetizzati nella boscaglia o sopraggiunti improvvisamente a cavallo da chissà dove. O dal grugnito dell'orso nell'impari ed esageratissima lotta col protagonista Di Caprio. E poi tanta selvaggia aggressione e sangue e ancore sangue che non può trovare giustificazione. Ma soprattutto il filo del discorso, il plot è confuso, trovandosi impelagato in episodi e fatti di cui non si capisce il nesso, tanto che alla fine del primo tempo del film non ti fa realizzare cosa hai appena visto.
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themaster
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domenica 7 febbraio 2016
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capolavoro o film mediocremente costruito?
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Se ne sono dette tantissime su questo film,tra fanatici che lo esaltano e haters inutili quanto se non più dei faggots che lo distruggono inventandosi le peggio idiozie e nessuno che vede ciò che il film è veramente,ovvero un buonissimo esempio di settima arte che,pur non essendo un capolavoro offre un'intrattenimento completo e di spessore e che,nonostante numerose cadute di tono in sceneggiatura riesce a emozionare e,nel caso di chi apprezza che la macchina da presa si faccia notare,esalta.
Il film come detto non è un capolavoro,è un'ottimo film che non va sottovalutato. Inarritu innanzitutto gira numerosi piani sequenza che calano lo spettatore nell'azione e lo rende partecipe di ciò che sta succedendo,complice anche la fotografia di Lubezky(si scrive così?) che sfrutta le luci naturali in maniera perfetta.
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Se ne sono dette tantissime su questo film,tra fanatici che lo esaltano e haters inutili quanto se non più dei faggots che lo distruggono inventandosi le peggio idiozie e nessuno che vede ciò che il film è veramente,ovvero un buonissimo esempio di settima arte che,pur non essendo un capolavoro offre un'intrattenimento completo e di spessore e che,nonostante numerose cadute di tono in sceneggiatura riesce a emozionare e,nel caso di chi apprezza che la macchina da presa si faccia notare,esalta.
Il film come detto non è un capolavoro,è un'ottimo film che non va sottovalutato. Inarritu innanzitutto gira numerosi piani sequenza che calano lo spettatore nell'azione e lo rende partecipe di ciò che sta succedendo,complice anche la fotografia di Lubezky(si scrive così?) che sfrutta le luci naturali in maniera perfetta.
In Revenant Leonardo DiCaprio offre un ruolo fisico,in cui la sua prestanza fisica e la sua espressività facciale prendono il sopravvento sul verbo e sulla parlantina se pur ottima del talentuoso attore,magnifico anche Tom Hardy che interpreta un personaggio,Fitzgerald,totalmente stupido e che ha la peculiarità di avere mezzo cranio scalpato ed incarna il cattivo del film,respondabile della perdita che spingerà Glass(Leonardo DiCaprio) ad acquisire delle forze straordinarie dategli dalla collera e dalla sete di vendetta,tuttavia il film non risulta mai un semplice revenge movie di sopravvivenza in quanto assume una valenza simbolica e,come era stato per Mad Max Fury Road,fa della forma,della regia e delle inquadrature ricercate la sua sostanza,molti si sono lamentati del fatto che i personaggi parlano poco,tuttavia è una critica stupida in quanto il cinema nasce come arte visiva e,la sceneggiatura,conta relativamente,soprattutto nel cinema di Inarritu,che si fonda sull'immagine e sulla comunicazione visiva. Le luci naturali non servono per offrire realismo,ma per rendere la natura patecipe all'economia del film tanto quanto Glass,se non ancora più protagonista dello stesso essere umano,per tutto il film si sente una sensazione di inadeguatezza,dovuta alla totale empatia che lo spettatore sviluppa con Glass e con le sue disavventure.
Va detto che il film non lesina in violenza,soprattutto durante la celeberrima sequenza contro l'orso in cui c'è una delle principali cadute di tono in sceneggiatura,perchè attaccare la bestia? Perchè non fingersi morto e basta? Non si sa e questo è un difetto oggettivo,la trama subisce numerose digressioni e i dialoghi,sono quasi sempre ispirati e ispiranti nei confronti di chi guarda.
Sottigliezze a parte,l'accanimento nei confronti di questo film è più che ingiustificato,in quanto Revenant fa del suo contenuto e della sua sostanza la regia e la capacità di comunicare con un'immagine,un'inquadratura o su un piano stretto sugli occhi di uno dei personaggi,l'assenza di dialoghi è giustificata in quanto se devi mettere ventimila dialoghi e fargli dire cazzate,tanto vale non metterceli,il lato tecnico è ottimo e gli effetti speciali sono di ottima fattura.
Revenant riflette su quanto un'uomo possa essere portato al limite e su quanto la sete di vendetta e la rabbia possa donare forze oltre ogni immaginazione,chi dice che è brutto non capisce una sega e chi dice che è un capolavoro idem,è un bel film che,come già detto veicola i messaggi tramite uno stile visivo e registico impeccabile,impreziosito da immagini di bellezza e potenza rara. Voto 8,5/10
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fra_by
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domenica 7 febbraio 2016
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amore. vendetta. natura selvaggia.
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Uno dei migliori film degli ultimi anni. Un Leonardo Di Caprio in pienissima forma, la sua ennesima performance da fuori classe. La regia di Inàrritu inconfondibile; la continuità delle scene, la cruda sofferenza del protagonista, la gelida natura che fa da padrona ad ogni fotogramma, rende lo spettatore pienamente partecipe, fino a farlo sentire a contatto con quel mondo che non sembra più così lontano. Il film è senza dubbio in grado di far percepire allo spettatore il contatto con quella natura matrigna che non concede tregua a Hugh. Un Hugh disperatamente aggrappato alla vita, di cui si può cogliere ogni sfumatura di sofferenza, da quella fisica a quella mentale.
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Uno dei migliori film degli ultimi anni. Un Leonardo Di Caprio in pienissima forma, la sua ennesima performance da fuori classe. La regia di Inàrritu inconfondibile; la continuità delle scene, la cruda sofferenza del protagonista, la gelida natura che fa da padrona ad ogni fotogramma, rende lo spettatore pienamente partecipe, fino a farlo sentire a contatto con quel mondo che non sembra più così lontano. Il film è senza dubbio in grado di far percepire allo spettatore il contatto con quella natura matrigna che non concede tregua a Hugh. Un Hugh disperatamente aggrappato alla vita, di cui si può cogliere ogni sfumatura di sofferenza, da quella fisica a quella mentale. Un Hugh che dimostra come non solo l'amore, ma anche l'odio, le passioni in generale, possono tenere in vita una persona. In conclusione, un commento alla fotografia è d'obbligo: curata nel minimo dettaglio, rende il film ancora più vero e reale. Sembra di poter toccare con mano gli scenari innevati.
Assolutamente da non perdere.
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neger
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domenica 7 febbraio 2016
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bello ma scopiazzato!
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Se non avessi già visto APOCALYPTO ed INTO THE WILD direi "Wow, film capolavoro!".
Mi alzo dalla sala cinematografica un po' indurito (il film dura contando anche pubblicità e pausa di intermezzo 3 ore) e penso che io sto film l'ho già visto da qualche parte!
Le scene di natura sono molto ma molto simili ad Into the wild (maestose foreste di abeti, orsi, ruscelli gelati con rapide, caccia agli animali per sfamarsi..ecc) e la trama grosso modo ad Apocalypto (il mio film preferito tra l'altro!): un tranquillo villaggio di nativi distrutto col fuoco dagli 'invasori' ed il protagonista principale che tra mille difficoltà alla fine la scamperà.
Un sontuoso Di Caprio in versione 'poche parole e molta sostanza' vale da solo il prezzo del biglietto, bravissimo.
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Se non avessi già visto APOCALYPTO ed INTO THE WILD direi "Wow, film capolavoro!".
Mi alzo dalla sala cinematografica un po' indurito (il film dura contando anche pubblicità e pausa di intermezzo 3 ore) e penso che io sto film l'ho già visto da qualche parte!
Le scene di natura sono molto ma molto simili ad Into the wild (maestose foreste di abeti, orsi, ruscelli gelati con rapide, caccia agli animali per sfamarsi..ecc) e la trama grosso modo ad Apocalypto (il mio film preferito tra l'altro!): un tranquillo villaggio di nativi distrutto col fuoco dagli 'invasori' ed il protagonista principale che tra mille difficoltà alla fine la scamperà.
Un sontuoso Di Caprio in versione 'poche parole e molta sostanza' vale da solo il prezzo del biglietto, bravissimo.
Ma non mi sento di premiare con 4 o 5 stelle questo bel film che per me è un po' un plagio.
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lbavassano
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domenica 7 febbraio 2016
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il vuoto dietro la tecnica
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Un Iñarritu sicuramente anomalo, per la linearità della narrazione, e che per molti versi ricorda Terrence Malick ("La sottile linea rossa", "The New World") per il contrasto fra gli accessi di violenza e gli squarci lirici sul mondo della natura o su quello visionario ed onirico (quanto mai fuori luogo però gli affreschi nei ruderi della chiesa), per l'uso insistito della voce fuori campo, ma troppo lontano dal modello per l'assenza di autentica profondità. Progressivamente insopportabile il tasso di rambismo e truculenza, la vuota spettacolarità delle immagini fine a se stessa, anche se tecnicamente superlativa. Finale che pretende di innestare troppe cose sul classico schema del duello all'ultimo sangue, rendendolo eccessivo e macchinoso da tutti i punti di vista.
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Un Iñarritu sicuramente anomalo, per la linearità della narrazione, e che per molti versi ricorda Terrence Malick ("La sottile linea rossa", "The New World") per il contrasto fra gli accessi di violenza e gli squarci lirici sul mondo della natura o su quello visionario ed onirico (quanto mai fuori luogo però gli affreschi nei ruderi della chiesa), per l'uso insistito della voce fuori campo, ma troppo lontano dal modello per l'assenza di autentica profondità. Progressivamente insopportabile il tasso di rambismo e truculenza, la vuota spettacolarità delle immagini fine a se stessa, anche se tecnicamente superlativa. Finale che pretende di innestare troppe cose sul classico schema del duello all'ultimo sangue, rendendolo eccessivo e macchinoso da tutti i punti di vista. Film inutile ancor più che brutto, estremamente deludente.
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raysugark
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sabato 6 febbraio 2016
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the revenant
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Le pellicole sulla sopravvivenza hanno sempre affascinato il pubblico, per il quale vengono mostrate come uno o più protagonisti sono riusciti a sopravvivere nel cuore della profonda natura. Mostrando scene cruenti come la mutilazione degli animali, oppure di dover amputare arti inferiori o superiori da certe infezioni non curabili. Seguendo la pellicola rilascia sempre di più tantissime domande, per attendere con tanta ansia se uno o più personaggi riusciranno a sopravvivere. Arrivando al finale che lascia una profonda riflessione al pubblico, per comprendere su come è fatta la natura. Allo stesso modo anche le pellicole sulla vendetta affascinano tanto, facendosi riconoscere un stile unico, filosofico, grottesco e infine sanguinario.
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Le pellicole sulla sopravvivenza hanno sempre affascinato il pubblico, per il quale vengono mostrate come uno o più protagonisti sono riusciti a sopravvivere nel cuore della profonda natura. Mostrando scene cruenti come la mutilazione degli animali, oppure di dover amputare arti inferiori o superiori da certe infezioni non curabili. Seguendo la pellicola rilascia sempre di più tantissime domande, per attendere con tanta ansia se uno o più personaggi riusciranno a sopravvivere. Arrivando al finale che lascia una profonda riflessione al pubblico, per comprendere su come è fatta la natura. Allo stesso modo anche le pellicole sulla vendetta affascinano tanto, facendosi riconoscere un stile unico, filosofico, grottesco e infine sanguinario. The Revenant ispirato alla storia vera di Hugh Glass, colui che è stato attaccato da un orso e poi abbandonato dai suoi compagni della spedizione credendo che non c'è l'avrebbe fatta. Invece riesce a sopravvivere e striscia con tutte le sue forze per 320 chilometri, fino a Fort Kiowa nel South Dakota. The Revenant di Alejandro González Iñárritu con protagonista Leonardo DiCaprio, riesce a miscelare sia il genere della sopravvivenza che della vendetta, con un stile fortemente influenzato dal maestro Terrence Malick, visivo e poetico accompagnato dalla bellezza della natura. Leonardo DiCaprio regala una performance diversa rispetto alle altre pellicole precedenti, ovvero di esprimere le sue emozione di rabbia, disperazione e sofferenza attraverso il linguaggio del corpo e dello sguardo, usando pochissime parole. Dato che la pellicola è stata realmente girata fuori nella natura, con un clima estremamente gelido. Gli attori si sono messi alla prova, come gli stessi personaggi realmente esisti, cercando di mostrare al pubblico come i personaggi di quel periodo vivevano nel profondo gelo. La sequenza dell'attacco del orso femmina, che cercava di proteggere i suoi cuccioli da Hugh Glass, si presenta particolarmente forte ma accurata a come la natura è aggressiva contro a chiunque cerchi di intromettersi nel suo territorio. The Revenant poteva essere ancora più grandiosa, se potevano aggiungere 30 minuti in più per cercare di aggiungere un po' di accuratezza alla storia sugli indiani e sul commercio delle pelli. Comunque The Revenant di Alejandro González Iñárritu si presenta un'ottima pellicola poetica e filosofica sulla sopravvivenza e sulla vendetta, più che una pellicola storica.
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enzo70
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sabato 6 febbraio 2016
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la forza della vendetta
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Glass è uno scout di una compagnia di cacciatori di pelli; la moglie pawnee è stata uccisa in un attacco dell’esercito americano e gli è rimasto il figlio da accudire. Ferito gravemente da un’orsa viene tradito da un collega che gli uccide anche il figlio. Il lungo silenzio che segue è il preludio ad una necessaria vendetta.
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Glass è uno scout di una compagnia di cacciatori di pelli; la moglie pawnee è stata uccisa in un attacco dell’esercito americano e gli è rimasto il figlio da accudire. Ferito gravemente da un’orsa viene tradito da un collega che gli uccide anche il figlio. Il lungo silenzio che segue è il preludio ad una necessaria vendetta. Il lungo viaggio di Di Caprio condotto da Inarritu è una sorta di odissea nel dolore psicologico più che fisico. Le ferito ed il freddo fanno meno male dell’impiccagione da parte di mercanti di pelle francesi del pawnee che gli ha salvato la vita, impiccato ad un albero senza ragioni. E la carezza alla carcassa del cavallo che gli ha offerto caldo per una notte è una scena di grande impatto emotivo. Inarittu si cimenta così in un mondo per lui nuovo, un western per molto profili classico, ci sono gli indiani cattivi e quelli buoni, i mercanti buoni e quelli cattivi. In mezzo, anzi sopra, Di Caprio in un film che lo vede indiscusso, ottimo, protagonista. La qualità del film è indiscussa, non so se finalmente Di Caprio potrà ottenere la famosa statuina, ottima interpretazione, ma forse da un regista innovativo come Innaritu mi aspettavo di più con un progetto così ambizioso e con un attore come Leonardo. Ecco la differenza tra Birdman e The revenant è che mentre il primo è, semplicemente, geniale, il secondo è un gran bel film, ma non esci dalla sala confuso e felice come per il film dell’attore che era un super eroe. Ottima, chiaramente, la fotografia, anche se la bellezza dei luoghi fa la sua parte. Insomma un film da vedere assolutamente, ed al cinema, ma senza eccessive aspettative; altrimenti si rischia la delusione: il rischio della grandezza.
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